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Alabama Monroe – Una storia d’amore – La recensione

Creato il 09 maggio 2014 da Drkino

by · 9 maggio 2014

Van Groeningen porta dal Belgio “Alabama Monroe – Una storia d’amore”, tragedia moderna sull’amore e sull’attaccamento alla vita…

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Immaginate delle mani che stringono un album di fotografie di famiglia. Sopra, il cielo grigio vela i colori e l’acqua cade inesorabile. A un certo punto, per un motivo che resterà per sempre tra le braccia dell’oscurità, la presa sul libro si allenta, ed esso scivola, riverso, sul suolo fangoso; il contenuto alla rinfusa. Le mani pescano tra la terra e l’acqua le immagini, correndo poi a rifugiarsi in un luogo asciutto. Su un tavolo ora stanno l’album semivuoto e i ricordi, sparpagliati senza apparente filo logico, alcuni ancora intatti, altri sgualciti dalla pioggia, desaturati. Il titolo che troneggia sulla copertina del contenitore è Alabama Monroe – Una storia d’amore.

Ed è proprio un album di famiglia, questo The Broken Circle Breakdown (il titolo originale del film) che, mostrando fin dalle prime battute una famiglia fratturata irrimediabilmente, ci conduce a sbalzi alterni in temporalità distinte, montando, tassello dopo tassello i retroscena della tragedia. Le premesse son semplici: un artista di strada e una tatuatrice si incontrano e si innamorano, rotolandosi e inseguendosi in un appezzamento di terreno campestre, tra polli e cavalli. Lui la inizia alla musica bluegrass, lei gli spiega la pregevolezza di un tatuaggio, eterno marchio sulla pelle, ma dai mutevoli significati. Inevitabilmente un fiore sboccerà dall’amore tra i due: Maybelle. La vita però è un continuo schiantarsi contro ciò che non riusciamo a comprendere. Maybelle ha il cancro. Il cancro risucchia l’amore e distrugge le certezze.

Incredibile, lucida tragedia moderna,

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 Alabama Monroe – Una storia d’amore è uno dei molteplici tentativi di risposta all’esistenza. All’altezza dello sguardo della piccola Maybelle, noi spettatori ci troviamo a riscoprire vita e morte, indelebili certezze nell’aria intorno a noi. E per attuarla, questa riscoperta, siamo costretti a fare i conti con la realtà moderna, che scontra con caparbia violenza fideismo e nichilismo. E sebbene in opposizione alla seconda ci sia un’amara riflessione sull’impossibilità dell’uomo, in quanto possessore di emozioni, di smettere di sperare o di riflettere sull’inafferrabile essenza della vita, verso la seconda divampano a più tratti una serie di critiche più concrete. Il veto della chiesa verso gli anticoncezionali, l’eutanasia (molto più celata del resto), fino ad arrivare alla scottante questione delle staminali come cura al cancro. Un Bush che grida dalla televisione al diritto alla vita, usurpando il medio oriente dai propri nidi e condannando le terribili cure innaturali della medicina moderna. L’America, che da sogno di rinascita diventa un incubo con la falce della morte tra le mani. Ma nonostante i sogni spezzati, gli uomini, proprio come gli uccelli morti schiantati contro quel materiale a loro oscuro chiamato vetro, imparano dagli errori, permettendo a queste nuove scoperte di fluire eternamente negli infiniti spazi degli infiniti universi, proprio come la luce di una stella morta già da tempo che non smette mai di brillare.

STAMINALE CONTRO L’INELUTTABILE

Regia: Felix Van Groeningen – Cast: Veerle Baetens, Johan Heldenbergh, Nell Cattrysse, Geert Van Rampelberg – Nazione: Belgio – Anno: 2014 – Durata: 100′

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