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Blastema Live: Lavarsi l’Anima con il Rock

Creato il 08 marzo 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Simona Martini

In principio era Pensieri Illuminati. Poi è arrivato Lo stato in cui sono stato. Ve li eravate persi? Ci ha pensato Sanremo a portare alla ribalta nazionale i Blastema, che con Dietro l’intima ragione hanno conquistato pubblico e critica. Adesso viene il bello, cioè i live. E questo è un avviso ai naviganti: se finora i Blastema vi erano sfuggiti, da adesso non avete più scuse. Il 19 e il 20 marzo sono vicini, e se siete rispettivamente a Milano o Roma perdere i loro concerti sarebbe imperdonabile. Soddisfatti o rimborsati. E con la certezza che nessuno mai chiederà un rimborso, ecco a voi un doveroso regalino: un excursus di quanto avvenuto nell’anteprima del tour della band di Forlì, che ha avuto luogo nel sold out del Teatro Petrella di Longiano il 28 febbraio e il 1 marzo, prima di trovare un consono sfogo prossimamente in tutta Italia (inoltre, i Blastema apriranno tutte le date italiane degli Skunk Anansie a luglio e agosto).

Blastema Live: Lavarsi l’Anima con il Rock

Alla bella carica di Intro, avvolta da un suggestivo semibuio, la band attacca subito Synthami, ed emerge immediatamente l’ottima acustica del teatro. E ciò a cui si assiste ha tanto, del teatro, anche negli aspetti scenici: allo sfondo buio si aggiungono fari rossi e luci bianche che incorniciano con perfetti chiaroscuri il volto del protagonista che si impossessa della scena: il frontman Matteo Casadei, che pare voler divorare i presenti fino all’ultima fila. Divampa poi Dopo il due, con il rapido e preciso Luca Marchi al basso e il travolgente Alberto Nanni alla chitarra nell’outro del brano. Alla performance di un Casadei invasato rispondono le urla dal pubblico che denotano la sofferenza nel restare seduti durante un live che però ci fa pensare soltanto all’enorme fortuna di esserci: non c’è niente di normale, qui. Fuoco, adrenalina, sudore, energia atomica. Tutto questo deve esplodere al più presto. Con Primavera di Maya, la perfetta intensità di questo brano è resa al meglio da un Casadei vibrante e sacrale al contempo. E mi accorgo che sto soffrendo nello svolgimento del compito che mi sono autoassegnata: riuscire a scrivere durante un live dei Blastema. Durante questa splendida esecuzione è difficilissimo. L’applauso a scena aperta nel corso della performance ne è la riprova. L’intensità si taglia, e si staglia sull’espressione finale, ieratica, di Matteo. Che suggella il tutto con tanto di inchino.

Blastema Live: Lavarsi l’Anima con il Rock

Senti ufficialmente una specie di male, quel male che ti prende quando sei davanti alla consapevolezza che stai assistendo a uno spettacolo che ti è finito direttamente sul tuo personale podio. E siamo solo alla quarta canzone. Magia del teatro? Mentre la band esegue Miss allegria, chi ti è seduto dietro sta ringhiando per reggere il confronto con la grinta cantata nella confessione che Matteo affida al microfono, che gli guadagna il secondo applauso a scena aperta. Al termine del brano, il cantante regala agli astanti «Una sola piccola parola: grazie… Vedete com’è banale». La banalità del bene. È il turno di Carmilla: sensualità a grappoli, nella voce e nella chitarra che urla fra le mani sapienti di Alberto Nanni. E qui arriva la sorpresa: appare calata dall’alto la danzatrice acrobata Elena Annovi, artista che con una performance di tessuto aereo è splendida nel richiamare il testo, dandogli forma e ulteriore senso col corpo, l’aria e la forza vibrante del movimento perfetto. Non scappa dai fili di tessuto a cui si lega e slega, mentre sale la scala del dubbio e di “ancora un altro dubbio” cantato da Matteo, sfidando la gravità in verticale. Per meglio permettere al pubblico di ammirare la performance danzante, Casadei canta sul lato del palco, mostrando Elena la farfalla che cammina letteralmente nell’aria con calibrate falcate, ampie e aggraziate. L’esibizione è conclusa da un applauso che non vuole finire.

Blastema Live: Lavarsi l’Anima con il Rock

Poi Tira fuori le spine, canzone molto amata dal pubblico, è accolta con fragore. Delicato e toccante il duetto basso-chitarra. Alla fine Matteo si dimena tirando fuori non solo le spine ma anche tutta l’energia che noi non possiamo liberare, da seduti. Ed è ancora un forte applauso finale. È la volta di Il più grande: carica e potenza à gogo, con nel ritornello la marcia di Matteo, di chi vuole essere il più grande, al di là di sconfitte e predestinazioni. Le strofe non le canta: le interpreta, vissute, e attaccandosele sulla pelle, tanto che le vedi tutte. E ti auguri che il ritornello “Sarò il più grande io, il più grande, non mi prenderete mai” possa costituire un bel pezzo della storia di una band che non cela mai il proprio potenziale. È il momento poi di una gradita aggiunta, Il destino della cicala, proposta in una riuscitissima versione di vigore e raffinatezza da parte dei quattro musicisti, e in cui la voce si arrampica dove non immaginerebbe solo chi non conosce Matteo Casadei. Se ne accorge tutto l’auditorio, che tributa alla band un applauso a cui il cantante risponde con «Voi siete noi e noi siamo voi». Perché l’osmosi fra il gruppo e il suo pubblico si sta concretizzando stasera in una fusione in cui non c’è quarta parete, e non conta niente che si stia seduti e composti e si possa solo battere il piedino. Suoni familiari suggeriscono che sta per iniziare il brano che ha fatto conoscere la band al grosso pubblico sanremese: Dietro l’intima ragione, acclamatissima sin dalle prime dolci note di Michele Gavelli alle tastiere. Ma la magia principale che avviene adesso è che senti nella voce di Matteo una sfumatura sofferta che non avevi mai sentito nelle precedenti esecuzioni del brano. Adesso è davanti al suo pubblico, e non c’è sipario ad avvolgere la voce o a inamidarla: c’è solo nudità, di qua e di là dal palco. Intima nudità. E mentre canta “Steso sul confine c’è un altro uomo che farà big bang” accompagnando il verso con un gesto secco e repentino, ti assale l’intima ragione di questo testo, e ti accorgi che stai versando una lacrima, stai tirando fuori quel che devi, quel che è giusto, assieme alla consapevolezza che la grandezza che stasera ci si sta dipanando davanti deve arrivare dove merita.

Blastema Live: Lavarsi l’Anima con il Rock

A seguire, La prima cosa, brano riarrangiato per l’occasione e che alterna raffinatezza melodica ed esplosività, cifra stilistica di questa band che è piuma e martello. Paura mi fai: Casadei tenta qui di celare l’intima intensità di questo brano nascondendosi dietro i capelli, e sulle splendide note di Nanni torna ancora Elena Annovi, che dona una performance di danza verticale in sospensione, e quando la voce di Matteo si fa sussurro hai la riconferma di quanto i suoi colori siano infiniti. L’artista aerea, la donna volante, esordisce nuotando nell’aria con movimenti morbidi. Pare evocare un’identità primordiale, muovendosi in un liquido amniotico etereo, invisibile quanto percettibilissimo. Elena sembra un quadro di Rembrandt, vivo e vivente: è divinità, è infinita e infinitamente estesa nella lunga veste candida che la copre, la avvolge, la imprigiona. Ma c’è qualcosa che vuole riprendersi, lei dea altissima e ieratica, e si libera della placenta che la avvolge e torna a vivere, come chi al buio potrebbe e saprebbe commuovere. Arriva poi Quale amore, sempre tosta e adrenalinica come poche. Ottimo dialogo Gavelli-Nanni e un’esplosiva sezione ritmica con un super Gambi.

Blastema Live: Lavarsi l’Anima con il Rock

Matteo nelle sue performance è trasfigurato nel demone che lo possiede, ma anche nell’eterea figura che con grazia teatrale rivive ogni volta l’atto creativo, che diventa tutt’uno con l’esibizione. Crea ancora, nel momento stesso in cui esegue il brano. Nei live dei Blastema, il frontman affianca movimenti bruschi e agitati a calibrate movenze leggiadre. Con questi ingredienti, Matteo si porta e ti catapulta in un’altra dimensione dalla quale non si esce per tutta la durata dello spettacolo. I concerti della formazione romagnola sono questo: un’evocazione (spi)rituale di un rito collettivo che è catarsi ma anche botta emotiva. Con Caos 11 il boom dei quattro musicisti si accompagna alla marcia inquieta da automa con cui Casadei decora il brano. E dopo il caos non può che esserci La fine del mondo: altra dimostrazione dei vari livelli di creazione dei Blastema (adesso detti “Blastema 2.0”, come Casadei ha affermato), dalla portata prog al crescendo alt rock. Il saliscendi e il climax finale causano l’ennesimo applauso a scena aperta. Si resta nei brani storici del gruppo, con Spero ci sia. I vari “Non ti accorgi” della strofa Matteo li sta sussurrando, stavolta: un sussurro che è minaccia, richiesta e sfida. Nota di merito per l’interpretazione di “che valore ti dai quando potresti in un attimo scomparire”, in un brano che è un inno della band, al cui finale Gavelli attacca subito il toccante piano de La vita sognata: pura magia. Ottima l’esecuzione di ensemble, che fa commuovere come ad ogni ascolto.

Blastema Live: Lavarsi l’Anima con il Rock

Segue l’amatissima Pensieri illuminati: illuminati “da poca luce”, come recita il primo verso, ma anche dall’applauso ritmico che ne accompagna l’introduzione. Gambi qui si supera, con Gavelli in un duetto vibrante di energia e ritmo. Un altro applauso a tempo introduce Sole tu sei, impreziosita da una Elena Annovi che catalizza il respiro dei presenti con la sua danza verticale in sospensione al centro di un cerchio di alluminio. Lei ruota danzando e conduce la rotazione di questo sole metallico, con un perfetto ritmo sincopato che segue quello del brano. Sorretta da un’imbracatura, crea figure che uniscono forza, eleganza e disciplina in un connubio con il vigore della pregevole canzone e il suggestivo mix di luci, ora intense ora soffuse, dando come risultato la perfezione. Matteo, che per cantare si sposta con l’asta del microfono sul lato del palco, e porta pantaloni di pelle, sembra richiamare Jim Morrison nel video di Light My Fire dei Doors. Durante la performance di questa canzone hai un solo pensiero illuminato: questa è la migliore band italiana che possiate ascoltare, oggi. Da ora non potete più dire che non lo sapevate. Adesso lo sapete. La conclusione di questo brano è salutata non a caso da una standing ovation al termine della quale la band saluta prima del bis. Questa Sole tu sei arricchita da Elena Annovi ti lascia alla fine con la pelle d’oca e inizi a pensare che forse è anche così che i Blastema ti stanno accompagnando per mano a capire quale sia il brivido che grida chi sei.

Blastema Live: Lavarsi l’Anima con il Rock

Durante la breve assenza del gruppo dal palco, con un battito di piedi atto a demolire il pavimento della platea e gli stucchi del teatro, il pubblico chiama a gran voce i ragazzi, che rientrano attaccando Tristi giorni, proposta in un eccellente arrangiamento, diverso dalla già ottima versione presente sull’album. Menzione speciale per Nanni, per il gran lavoro di Gambi e la bella linea di basso di Marchi, entro cui la voce di Matteo rivela questo mondo e ne evoca un altro. Alla fine Casadei dice: «Per noi sono giorni felici, in realtà: non è difficile ottenere le cose, a volte, quanto ricordare che le si vuole». E ti suggerisce la parabola ascendente di questi ragazzi, a cui auguri solo una cosa: di arrivare dove desiderano, qualunque sia il limite che sfugge e che credono di vedere come il massimo per sé. «E quindi un istinto luciferino ogni tanto è quello che ci vuole»: con queste parole Matteo introduce Lucifero, col bel piano che sa di Blastema old style a cui viene attaccata I mutanti, esplosiva, veloce, accolta con grande entusiasmo sin dall’intro graffiante di Alberto. Al termine, è il tempo degli inchini e degli applausi finali da parte di un pubblico estasiato. Allora, nella vostra lista delle cento cose da fare prima di lasciare questa terra, avete aggiunto “vedere un concerto dei Blastema”?

Fotografie di Marco Onofri


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