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Campioni del Bosque

Creato il 26 giugno 2012 da Vivalafifa @WlaFifa

Campioni del BosqueL’altra sera Gianni Cerqueti ha svirgolato. No, non era in campo a giocare e ha preso male la palla, passata magari dal sempre lucido Beppe Dossena. No, nulla di tutto questo. Ha svirgolato nel senso che gli è scappata una virgola e ha svelato al mondo una cosa che nessun calciofilo sapeva, neanche il più incallito (cioè uno che ha i calli). Era Spagna-Francia. Stava dicendo “la Spagna campione d’Europa e del Mondo”, quando ha continuato e apparentemente voleva dire qualcosa il cui soggetto era il ct spagnolo. E dunque gli è uscita così: “la Spagna campione d’Europa e del Mondo e del Bosque”. Non parlava del marchese sulla panchina spagnola, voleva proprio dire che sono pure campioni del Bosque.

Cerqueti, il solito ben informato, evidentemente è uno dei pochi a sapere che il palmarès della Spagna include anche quel trofeo  glorioso. Di cui non si parla per un preciso ostracismo, un po’ come la Mitropa per il Milan. C’è una volontà di non far sapere che esisteva pure questo grande torneo, e il colpevole è Abete. Insieme a Tronchetti (Provera). Ma adesso che Cerqueti ha finalmente reso giustizia, noi – altrettanto ben infornati – vogliamo parlarne.

Dunque, la Spagna è diventata campione del Bosque nel 2009, proprio a metà strada tra l’Europeo e il Mondiale. Quell’unica edizione ebbe una genesi (un albero genealogico, direi) complicata. Inizialmente la finale si doveva disputare al Prater di Vienna, ma il Tar di Catania annullò l’assegnazione. E così fu spostata la location a Milano Marittima, allo stadio dei Pini. Sì, proprio quello del reality Campioni. E infatti Gigi D’Alessio compose la celeberrima sigla Campioni del Bósque, oggetto di un’altra contesa, quasi un’imboscata, perché fu preferita a Welcome to the jungle dei Guns’n'Roses come inno ufficiale. Si erano pure proposti gli Oasis con Fuckin’ in the bushes.

Si giocò quindi a Milano Marittima. Il motivo è semplice: così i calciatori potevano svagarsi al Pineta. Al torneo parteciparono otto squadre. La Spagna appunto, allenata da Del Bosque e trascinata da un Alberoa in gran forma; il Nottingham Forest; l’Alberobello; la Transilvania; la nazionale dei parlamentari dell’Ulivo (molti erano ex della Quercia); il Pontedilegno; una selezione di tutti gli oratori salesiani devoti a don Bosco; Madeira, ma senza quel fusto di Cristiano Ronaldo.

Tra gli sponsor spiccava Amazon. Il torneo aveva richiamato un pubblico importante. C’era Boskov insieme a Gullit, il “cervo che esce di foresta”, il sismologo Boschi, il Mago Forest, i parenti di Fred Buscaglione, il padre di Kakà Bosco Leite, tutta la famiglia Bush, Natalia Bush (che è meglio), il comitato dei residenti di via Boscovich, Valderrama con la sua chioma, i Cypress Hill, Francesco Alberoni, e poi c’erano molti forestieri, forestali e qualche imboscato. La foresteria era piena. Elio e le Storie Tese hanno cantato Il vitello dai piedi di balsa, dedicata a molti degli scarponi in campo: “Nel boschetto della mia fantasia…”.

La Spagna ha stravinto grazie al modulo ad albero di Natale. Gli avversari erano ostici, squadre legnose, con boscaioli che facevano legna a centrocampo (che in confronto Giaccherini è un raffinato cesellatore delle colline), alcuni fermi come tronchi. Gli uomini del Bosque, in tutte le partite, hanno messo radici nella metà campo avversaria. Manco a dirlo, la cronaca delle partite la fece proprio Cerqueti. Che, tanto per dire, è l’anagramma di Querceti.

Giorgio Caccamo
@giorgiocaccamo


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