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Centenario del Genocido degli Armeni: consigli di lettura

Creato il 24 aprile 2015 da Studio83

Oggi ricorre il centesimo anniversario del genocidio armeno messo in atto dallo stato turco nel 1915. Una pagina di storia tra le più tristi, che tra l'altro "inaugura" il Novecento e lo stesso termine "genocidio", creato proprio in questa occasione dal giurista Raphael Lemkin.

Quest'anno l'attenzione internazionale sulla ricorrenza è alta, sia perché un centenario è comunque rimarchevole, sia grazie alle parole di Papa Francesco, molto più politiche di quanto sembrino e accolte dal premier turco in un modo davvero scomposto e inquietante.

Ecco qualche consiglio di lettura per conoscere meglio non solo la terribile tragedia vissuta dal popolo armeno, ma anche gli armeni stessi, la loro indole particolare e una cultura vivace e ancora vitale.

Un primo link riguarda una lettura della vicenda che secondo il suo autore "farà infuriare entrambe le parti". Dal sito de L'Internazionale: La verità sul genocidio degli Armeni di Gwynne Dyer. Si basa sulla consultazione di documenti originali e ci dà un quadro dell'intrico nel quale si trovò la sfortunata e inerme popolazione armena.

C'è stato un genocidio armeno. Certo che c'è stato. Quando quasi ottocentomila membri di una singola comunità etnica e religiosa muoiono di morte violenta, di fame o di assideramento in un breve periodo, mentre sono scortati da uomini armati di etnia e religione diversa, la questione è presto chiarita.

La scrittrice e docente Antonia Arslan è la voce italiana del genocidio: il suo best seller "La masseria delle allodole" è stato anche adattato in un film dai fratelli Taviani. Anche il seguito "La strada per Smirne" ha avuto un buon successo di pubblico. Pochi conoscono invece "Il Libro di Mush", un testo da me recensito qualche tempo fa e che considero "minore" sotto tanti punti di vista, ma resta comunque una testimonianza interessante.

Centenario Genocido degli Armeni: consigli lettura

Lo stile di Arslan è sicuramente di un livello molto alto. Elegante e fluido, tratta di tragedie e di barbarie con intensa pietas e con dettagli che colpiscono al cuore; il registro è alto, il tono quasi fiabesco, i dialoghi realistici.

Una lettura che si può fare online è "La figura di Armin Wegner" di Pietro Kuciukian, tratto dal libro "Voci nel deserto. Giusti e testimoni per gli Armeni" dello stesso autore (Guerini & Associati, Milano, 2000). Wegner prestò servizio come ufficiale tedesco proprio accanto ai reggimenti turchi che operarono il massacro degli Armeni e, sconvolto da ciò che aveva visto, cercò in tutti i modi di sensibilizzare l'opinione pubblica internazionale con lettere e testimonianze, scattò fotografie e recapitò in segreto la corrispondenza di alcuni sopravvissuti.

Davanti allo sterminio, sotto il pallido orizzonte di una steppa bruciata, sorse in me involontariamente il desiderio [...] di comunicare qualcosa di ciò che mi turbava [...] a una più vasta, invisibile comunità.

Vi consiglio vivamente la lettura di tutto l'articolo, grazie al quale scoprirete il valore di una scelta morale e di un personaggio considerato "giusto" anche dagli Ebrei.
Sì, perché Wegner si prodigò più tardi anche in favore degli Ebrei, scrivendo lettere accorate ad Adolf Hitler protestando contro l'antisemitismo del governo tedesco!
(Nella sua lettera, che trovate riportata nell'articolo, Wegner cita anche gli Armeni accanto agli Ebrei. Ma Hitler già conosceva la loro triste vicenda, che usò per convincere i suoi ufficiali più "timorosi" ad accogliere l'idea della Soluzione Finale: "Oggi" pare che disse, "chi si ricorda degli Armeni?")

Fortunatamente se ne ricordano in molti. E il popolo armeno esiste ancora, e mantiene vivo il ricordo del Medz Yeghern, il "grande crimine". Oltre a quello, mantiene anche una cultura e dei legami con le proprie radici molto forti, grazie anche a tanti personaggi pubblici di provenienza armena (Charles Aznavour, Atom Egoyan, il gruppo metal System Of a Down, André Agassi, ma anche Cher e Kim Kardashian).

Un libro che parla poco del genocidio e molto degli armeni è "Che ve ne sembra dell'America?" di William Saroyan, raccolta di racconti edita in Italia da Elio Vittorini e davvero bella da leggere. Saroyan ci dona vivaci ritratti familiari (ma lui è cresciuto in orfanotrofio), immagini dalla Grande Depressione, personaggi simbolici ma realistici descritti con un linguaggio accurato e insieme lirico: una giostra con qualcosa di familiare. Leggendo le sue cronache ho avuto come la sensazione di essermi appena alzata da un pranzo di Natale dai miei: feroci discussioni politiche venete e comuniste alternate a sfottò romaneschi tra tombola, noccioline e qualcuno arrivato da fuori che presenzia col sopracciglio alzato.

Un altro romanzo nel quale ritroviamo gli Armeni e il loro sterminio è "Barbablù" di Kurt Vonnegut. Come è tipico di Vonnegut e della sua narrazione, qui il genocidio sembra questione di secondo piano che viene solo sfiorata, e invece è un elemento molto importante per capire il personaggio di Rabo Karabekian.


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