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Elizabethtown (di Cameron Crowe, 2005)

Creato il 26 novembre 2012 da Iltondi @iltondi

Artefice di un fallimento di proporzioni bibliche ai danni della sua azienda, Drew Baylor (Orlando Bloom), rampante designer di scarpe, viene licenziato in tronco e costretto ad assumersi tutta la responsabilità attraverso un’intervista-confessione. Deciso ormai a suicidarsi, riceve la tempestiva telefonata della sorella, che lo informa circa la morte del padre avvenuta a Elizabethtown, sua città natale. Ma in aereo conosce l’hostess Claire, e qualcosa pian piano cambia… Elizabethtown (di Cameron Crowe, 2005)

Possiamo anche definirlo una commedia romantica, ma in realtà si tratta di un film concettuale: il successo, il fallimento (anche se, come dice la voce fuori campo del protagonista in apertura: «C’è una bella differenza tra un fallimento e un fiasco»), la famiglia, l’amore, la morte, la vita. La vita: Elizabethtown è soprattutto, (come tutti i film di Cameron Crowe) un atto d’amore nei confronti della vita, delle sue infinite possibilità, sfaccettature, sorprese che può riservare, nel bene e nel male. In questo viaggio attraverso l’America non si può non rintracciare la ricchezza dei temi affrontati, ognuno scandito dalle canzoni di una colonna sonora variopinta, di altissimo valore (Elton John, Tom Petty, Ryan Adams, solo per fare alcuni nomi). Un po’ Jerry Maguire (il successo e il suo contraltare), un po’ Vanilla sky (il fiume di ricordi), un po’ Almost famous (l’onnipresenza della musica, appunto), e comunque in grado di rimanere film dotato di unicità. C’è un bacio che sembra non arrivare mai, una telefonata interminabile, momenti scanzonati e altri commoventi, un video geniale (quello di Rusty il demolitore: cos’amano i bambini se non la distruzione?), teorie che rubano riflessioni (sui nomi, sui supplenti, sugl’ultimi sguardi), battute da ricordare («Mi mancheranno le tue labbra e tutto ciò che le circonda» e diverse altre). E mentre passano in rassegna velocemente parenti e amici per il discorso di commiato, ecco Susan Sarandon, che avrà pure una particina ma anche le parole più belle da dire (e un indimenticabile tip tap sulle note di Moon river). Free bird dei Lynyrd Skynyrd commenta il momento più intenso del film, tra acqua e fuoco. Sugli attori: Bloom non è un campione di espressività, ma qui non stona; Kirsten Dunst invece è amorevole, e le basta mostrare le fossette sulle guance e i canini leggermente sporgenti per aprirti un mondo; Judy Greer, ormai una caratterista, potrebbe davvero sembrare la figlia di Susan Sarandon; ruoli minori per Alec Baldwin (Phil, il capo) e Jessica Biel (Ellen, ex ragazza di Drew). Tra i produttori anche Tom Cruise.



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