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Etna Comics 2015: Presente e Futuro di un Festival che Cresce

Creato il 05 giugno 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Etna Comics 2015: Presente e Futuro di un Festival che Cresce

Conviene dirlo subito: l'Etna Comics si è istituzionalizzato. La presenza al taglio del nastro della prima giornata del sindaco di Catania Enzo Bianco, in occasione dell'onorificenza dell'Elefantino d'argento assegnata all'attore Rutger Hauer, è la plastica conferma di questa affermazione. Era un processo quasi inevitabile per una fiera culturale che nel corso degli anni aveva ampliato numeri, tematiche e ospiti in una realtà come quella siciliana storicamente avulsa dai grandi eventi del genere.

Il beneplacito oramai completo delle istituzioni (ottima la riproposizione dell'iniziativa sinergica di far viaggiare gratuitamente sui mezzi pubblici di Catania chi esibisse il braccialetto di Etna Comics) ha contribuito a colmare alcune delle deficienze riscontrate negli anni passati. È, ad esempio, aumentata in maniera esponenziale la cartellonistica che incanala i visitatori verso i numerosi padiglioni del Centro Fieristico Le Ciminiere. Così come è accresciuta la capillarità del servizio d'ordine, reso nel contempo quasi superfluo da un pubblico anch'esso ufficializzatosi in forme più omogenee. La crescita del "Festival Internazionale del Fumetto e della Cultura Pop" ha, infatti, coinvolto i propri fruitori sia per quanto riguarda il dato anagrafico (meno adolescenti e più famiglie) sia per quanto concerne il livello qualitativo dell'esperienza.

Insomma, in questa quinta edizione il caos organizzativo è scemato sensibilmente in virtù di una matura settorializzazione dell'evento. Le varie aree erano occupate stabilmente e in giro si vedevano meno frotte di ragazzi spaesati e contemporaneamente ebbri di perdersi in un mondo che mai avrebbero creduto prima d'allora di poter toccare con mano anche nella loro isola. Altra conseguenza di questo irrigidimento istituzionale è stata la minore presenza di cosplayer.

A fronte di una perdita d'entusiasmo fisiologica l'organizzazione dell'Etna Comics continua con immutata alacrità a diversificare il programma con ospiti d'eccezione. Forse il parterre andrebbe un attimo svecchiato a favore di qualche nome pescato non dagli almanacchi del fumetto ma da qualche recentissimo successo editoriale o videoludico. Il confronto che da un paio di anni si prova a sostenere con l'inarrivabile modello del Lucca Comics è destinato a rimanere un'utopia sconfitta finché non si provvederà in tal senso (e non si acquisterà un'area maggiore de Le Ciminiere che mostra la sua vecchiaia strutturale).

Il tentativo di allargare l'orizzonte culturale della fiera inglobando la genericissima cultura pop non va, a nostro avviso, in questa direzione. È bastata la prima serata ad evidenziarlo. A dispetto della solita claque del sottopalco (categoria che non bada mai molto a chi sta sopra il palco) e un solitario barbuto dall'aria intellettualoide che canticchiava TUTTI i suoi pezzi sotto voce, il trash-chic Immanuel Casto non ha motivo di allignare nel DNA di un utente medio dell'Etna Comics. Anche la "iena" Andrea Agresti, esibitosi la sera successiva con la sua cover band, non è riuscito a strappare più di qualche risata ai pochi spettatori.

Più consona invece la performance dei Gem Boy, alfieri di un rock demenziale certamente debitore e in misura insospettata (per chi, come me, non li ascoltava da anni) degli alfieri Skiantos ed Elio e le Storie Tese, ma che basa una buona parte del suo repertorio sulle canzonature degli anime e di un mondo che, questo sì, si avvicina veramente alla cultura pop vagheggiata dall'immaginario.

Rutger Hauer è sceso a Catania con l'aria del vate o quantomeno di chi doveva rendere internazionale la fiera del capoluogo etneo con la sua presenza e i suoi continui suggerimenti. L'attore olandese non si è risparmiato nel presenziare ad almeno una decina di seminari che lo riguardavano direttamente o indirettamente sempre con quell'aria sorniona di chi ha visto cose che noi provinciali non possiamo nemmeno immaginare. Certo, alcune domande dei giornalisti nostrani non hanno aiutato a smontare la supponenza del nostro ("Preferisci interpretare i buoni o i cattivi?") però il vecchio Rutger spesso dava consigli di disarmante ovvietà, come certi padri un po' bacucchi che continuano a dispensare pratiche di guida a figli trentenni che hanno più chilometraggio di loro.


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