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Francesco Renga sempre più lontano dai Timoria

Creato il 05 agosto 2014 da Giannig77

E’ davvero difficile per me scrivere di Francesco Renga (difatti non mi sono mai cimentato in questo e nemmeno queste righe vogliono assumere la parvenza di una “vera” recensione): questo per un semplice motivo, essere stato un grande fan dei Timoria, una delle più avvincenti esperienze rock tricolori di tutti i tempi, ben omaggiata nel mio saggio sulla musica italiana degli anni ’90 (“Revolution ‘90”). Di quella storica formazione lombarda,con base a Brescia (da cui pure il Nostro proveniva, pur essendo nativo di Udine), Renga non solo era potente e suadente voce, una delle migliori mai espresse in ambito italiano, ma anche immagine preminente, checché ne dica il buon Omar Pedrini, autore e compositore di tutti i pezzi della band e quindi a tutti gli effetti la “mente”.

Ma Francesco come detto non poteva passare inosservato, e pur non essendo appunto lui lo scrittore dei testi, il suo livello interpretativo raggiungeva picchi altissimi di intensità e di empatia, tale da rivendicare il suo connubio con il chitarrista Pedrini uno dei più solidi, avvincenti e meglio assortiti del panorama italiano. Brani come “Senza vento”, “Sangue impazzito”, l’epopea di Joe, la struggente ballata “Vola piano” o altre canzoni ottimamente contaminate stanno lì fulgidi a dimostrarlo.

Poi qualcosa si è (inevitabilmente) rotto, forse per sempre (ma negli annali rimane una performance a sorpresa dei due, subito immortalata su you tube e presagio, ci si auspica, del superamento di vecchie ruggini) e in fondo è inutile pure rivangare su argomenti alquanto personali che li hanno visti coinvolti, prima dell’abbandono (cacciata?) del cantante.

L’eco del gruppo era ancora forte in me e, presumo, pure in quello di migliaia di fans, che infatti cominciarono a seguire Francesco nel suo percorso solista, dandogli subito credito e fiducia. Allo stesso tempo non perdemmo le tracce del gruppo, sempre più spinto da Omar verso la sperimentazione e il recupero di atmosfere anni ’70, vicine alla psichedelia e dal forte immaginario visivo legato al periodo citato. Anche se il sostituto di Renga non avrebbe potuto tecnicamente ed emotivamente reggere il paragone, la fiducia gli fu comunque concessa, solo però in parte ripagata dall’esordiente Sasha Torrisi (che in ogni caso, sin da subito, divise il microfono e, soprattutto, la scena con il vero leader della band, Pedrini).

Svanita l’illusione Timoria, nonostante almeno una buona prova discografica post Renga (parlo in particolare de “El Topo Grande Hotel”), mi sono tuffato a capofitto nella discografia solista del cantante, considerando promettente, seppur lontano da certi inni generazionali, il suo primo singolo “Affogo Baby”, in cui ha cercato di coniugare rock e melodia semplice su un cantato comunque non eccessivamente caricato di virtuosismi. A Sanremo Giovani non vince ma è come se lo avesse fatto, risaltando su tutti con l’intensa e lineare ballad “Raccontami”, che di fatto lo rivela al grande pubblico, quello che sovente appunto guarda il Festivalone.

E’ l’inizio di una nuova avventura musicale e artistica che lo consoliderà, prova su prova, sempre più nel novero della musica leggera italiana, se è vero che sin da subito si smercerà dall’artista rock, “maledetto”, per manifestare invece un’immagine di sé ai più rassicurante e riappacificata, nonostante nei primi brani dei suoi album non manchino suggestioni malinconiche, triste, tormentate. La vittoria sanremese con l’azzeccata “Angelo” è il preludio, il suggello di una carriera che lo vedrà pure impegnato nella rivisitazione di molti classici della canzone italiana. L’ultimo suo lavoro autografo è cosa recente, dopo l’ennesima partecipazione rivierasca con la notevole “Vivendo adesso”, scritta interamente da Elisa. Forse proprio di questo si sono accorti alla Sony, la sua nuova casa discografica: che Renga come autore non è propriamente un fenomeno, mentre come risaputo vanta delle grandissimi doti canore, vocali. Non dico che tutti i suoi testi siano privi di interesse (canzoni “minori” come “Comete”, “Nel nome del padre” , “Alba” o singoli come “Un’ora in più” o “Dove il mondo non c’è più” stanno lì a testimoniare i suoi progressi in tal senso) ma in linea di massima li reputo sin troppo stereotipati, per non dire banali in certi frangenti, con immagini troppo spesso, dal mio punto di vista scarsamente efficaci.

Nel nuovo album pertanto fioccano le collaborazioni in fase di composizione e scrittura, tanto che Francesco firma pochissime canzoni, neppure le migliori del disco tra l’altro. Oltre alla già citata Elisa, hanno dato il loro contributo gli onnipresenti Kekko dei Modà e Giuliano Sangiorgi dei Negramaro (siamo sinceri: contributi assai modesti), ma soprattutto il bravo Roberto Casalino, noto anche per le fruttuose collaborazioni con Marco Mengoni e Giusy Ferreri e quel Fortunato Zampaglione, ormai quasi scomparso da certi radar, dalle classifiche (in cui stazionò a lungo ai tempi della sua bella hit “Ti cancellerò”) ma qui tornato in auge come autore del miglior brano del lotto, “Il mio giorno più bello nel mondo”, grazie alla quale Francesco sta imperversando in questa anomala estate 2014 nelle radio e nelle tv musicali.

A stento ancora fatico a credere che per le nuove generazioni il riccioluto Renga sia percepito alla stregua di romanticoni nazionali quali Biagio, Eros o, peggio, Gigi D’Alessio ma tant’è… Di fatto ormai fa musica “da classifica”, commerciale nel senso più consono ma si potrebbe comunque, a questo punto della carriera, provare una nuova virata, visto i mezzi di cui dispone, e cercare di coniugare la ricerca del gusto di un pubblico più generalista con quello dal palato più fine. In fondo artisti di qualità, al confine col mainstream ce ne sono eccome in Italia, basti pensare, chessò, alla Consoli, a Gazzè, Fabi per non dire di Samuele Bersani.  Poi è chiaro che si cambia, e che crescere significa anche lasciare indietro certe istanze per seguirne di nuove: in fondo nei Timoria era solo un ragazzo non ancora trentenne, ora invece è un uomo di più di 45 anni, normale che questo si possa tradurre anche con nuove forme di comunicazione musicale.


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