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Il cannibale di baltimora se ne va

Creato il 15 settembre 2012 da Ilnazionale @ilNazionale

IL CANNIBALE DI BALTIMORA SE NE VA15 SETTEMBRE - “Non volge lo sguardo chi a stella è fisso.” Rispondeva l’immenso Leonardo da Vinci all’amico che gli domandava: “Lionardo mio, perchè tanto penate?” Non poteva il genio di Vinci distogliere i suoi occhi da ciò che voleva a tutti i costi vedere, da quegli strani concetti, da quelle nuove chimere che egli ha partorito nella sua mente con secoli di anticipo rispetto all’uomo e che lo hanno reso, agli occhi dei contemporanei ma non solo, una sorta di divinità, a metà tra Hermes e Prometeo, cui “il mondo stava aperto dinnanzi più che ad ogni altro mortale”.

Non il mondo ma le acque clorate delle piscine stavano aperte di fronte alle lunghissime braccia del “cannibale di Baltimora”, più che ad ogni altro nuotatore, e nessuno, nella storia del nuoto e delle olimpiadi, probabilmente riuscirà mai più neppure ad avvicinarsi alla leggenda del grande Michael Phelps. 22 medaglie olimpiche (di cui 18 d’oro) e 33 medaglie ai mondiali (di cui 26 d’oro) sono qualcosa di mostruoso, di incredibile per chiunque, perchè vincere una medaglia olimpica o mondiale, una sola, è il sogno di ogni atleta, e per la maggior parte di essi, alla fine, rimane tale. Non ci sono parole quindi per far capire la portata di ciò che ha fatto quest’uomo, cresciuto nel mito del nuotatore californiano Mark Spitz che dall’ olimpiade di Monaco era tornato portando a casa ben 7 medaglie d’oro e altrettanti record del mondo. Ma chi diceva in allenamento al giovane Michael che quel traguardo era irraggiungibile (“perchè tanto penate?”) non faceva altro che caricarlo e velocizzare la sua trasformazione in cannibale, perchè una volta fissato l’obbiettivo nella testa, la foto di Spitz nell’armadietto in piscina, non si poteva più tornare indietro. Nemmeno il “fallimento” di Atene, dove vinse sei medaglie d’oro e due di bronzo, lo fece desistere e all’olimpiade di Pechino, quattro anni dopo, regolò finalmente i conti con il suo destino, vincendo otto medaglie d’oro in altrettante specialità. Uscito poi, poco più di un mese fà, trionfante dalle vasche londinesi, nelle quali ha conquistato altri quattro ori e due argenti, ha ringraziato tutti e deciso di ritirarsi definitivamente dal mondo del nuoto. Lo squalo statunitense era finalmente sazio.

Chi ha visto una sua gara ricorderà che vicino a lui a bordo vasca c’erano ogni volta altri sette atleti straordinari, con un’altezza e un’apertura di braccia simile alla sua e allenati da un allenatore diverso ma certamente bravo come il suo Bob Bowman, che però sono rimasti dietro a lui che, per vent’anni, ha creduto in un obbiettivo apparentemente impossibile da raggiungere ed è stato disposto a fare i sacrifici che questo richiedeva, riuscendo per questo, in vasca, nei momenti decisivi, a dare le bracciate più forti.

Alessandro Ferrazzi


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