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Il madafunk si suona solo senza pensieri

Creato il 18 dicembre 2014 da Thefreak @TheFreak_ITA

I Madafunk sono quattro giovani ragazzi legati dalla passione per il genere funk-rock.
Fin dall’inizio del loro viaggio musicale hanno deciso di identificarsi con questo stile e adesso continuano su questa via. The Freak li ha intervistati e ha chiesto loro di raccontargli la strada fino ad oggi percorsa.

Dal vostro nome sembra che avete già prefissato che tipo di musica che fate e farete. Credete di poter cambiare completamente direzione ed avvicinarvi a sonorità meno simili al funk – rock oppure pensate che il vostro stile rimarrà tale perché volete suonare solo questo tipo di musica?

Inizialmente ci chiamavamo “Funky Tonic”, nome che tra l’altro al chitarrista e batterista non piaceva. Era infatti un nome in procinto di essere cambiato, scelto per caso solo per fare qualche serata. Madafunk l’abbiamo coniato successivamente.
La scelta di questo nome è stata influenzata dal fatto che tutti noi ci ritroviamo nel funk poiché è un genere che ci dà sensazioni molto positive, soprattutto quando componiamo. Bisogna dire però che quando si scrive musica originale il genere per noi diventa solo una linea generale da cui partire, non da seguire. Per questa ragione preferiamo identificare il nostro genere proprio con il nostro nome: Madafunk, un genere inventato da noi con tendenze funk e rock.
Il Madafunk per noi, oltre che il nostro genere, è una sorta di pensiero positivo che ci mette nella condizione di condividere tra noi quattro le nostre idee, la nostra musica in maniera spensierata ed autentica, in gergo romanesco, una “presa a bene” che ci scuote e ci dice “basta abbattersi, è ora di fare Funk”.
Ci sono state e ci saranno tra noi anche delle “prese a male”, ma servono anche quelle per crescere e per conoscerci meglio. D’altronde, come ci ha detto un nostro amico “Le prese a male sai a cosa servono nella vita? Per farti apprezzare le prese a bene”. E quindi per apprezzare lo spirito con cui componiamo e suoniamo il “Madafunk”.

Mi azzarderei a dire che avete delle tendenze “reppettare”.

Ci sono sicuramente delle influenze di Rap e Hip Hop. Il cantante da tre anni a questa parte ascolta molto Hip Hop (genere che in questi ultimi anni secondo noi sta andando molto di moda). Queste influenze sono dovute principalmente ad ascolti come i “Colle der Fomento”, Brandon Boyd degli Incubus, Anthony Kiedis dei Red Hot Chili Peppers e infine delle prime incisioni di Neffa. Quest’ultimo tra l’altro, nei suoi primi lavori degli anni novanta come “107 elementi”, ha usato delle sonorità Funk su cui “reppava”. Il suo cantato parlato sembrava quasi un altro strumento. Stiamo lavorando anche per cercar di rendere il più possibile questo effetto.

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Voi quattro, come mi avete appena detto, siete legati dalla passione per il Funk. Dal punto di vista musicale, di quello che ascoltate, credete che le vostre influenze siano tanto diverse? E soprattutto, ognuno di voi, che ruolo ha nella band oltre ad essere chitarrista, bassista, cantante e batterista?

Prima di tutto, nessuno è protagonista, siamo tutti partecipi. Il nostro modo di vedere la musica è molto simile. Ci capiamo molto bene tra noi, e questa la consideriamo una nostra forza. C’è da dire però che ascoltiamo musica molto diversa. Per esempio, il batterista ascolta artisti come i Genesis o i Jethro Tull, Indie Rock… e non gli piacciono per niente i gruppi sopra nominati che invece hanno ispirato il cantante. Il bassista ha delle influenze simili a quelle del batterista. C’è da dire che questi due mondi musicali molto diversi, (quello del cantante da una parte e quello del batterista e bassista dall’altra), si stanno pian piano unendo, sono all’interno di un unico progetto, ovvero il gruppo.

Durante il live, come pensate che sia la vostra presenza scenica? Qual è l’immagine che volete dare? Come vi percepisce il vostro pubblico?

Capiamo sempre dopo un concerto come ci siamo esibiti e quello che abbiamo voluto trasmettere. Non ci diamo spesso delle indicazioni prima di suonare. Puntiamo molto sull’improvvisazione e cerchiamo di pensare di suonare senza pensieri. Può sembrare una contraddizione ma questo è il nostro spirito che portiamo durante i live, e come dicono i nostri amici partenopei “Sta senza pensier”.

Ti facciamo un esempio per spiegarti come ci percepisce il pubblico.
Recentemente abbiamo partecipato ad un Contest a Lanciano, in provincia di Chieti, che si intitolava “Formaggio” (Gioco di parole tra la preposizione semplice “per” detta in inglese, il derivato del latte e il mese di maggio). Dopo il concerto ci è stato detto che l’autostrada che stiamo percorrendo è quella giusta, ma dovremmo prendere l’uscita verso sonorità più commerciali, ed in particolare, verso il genere “Rap – Hardcore”. A noi questo consiglio ci ha stupido molto perché non sappiamo cosa sia il Rap – Hardcore, e non capiamo cosa c’entri con la nostra musica. Il loro ragionamento sarà stato:” Visto che canti molto velocemente e in rima dovreste fare del Rap. Anzi! Del Rap – Hardcore se vogliamo considerare la chitarra a tratti distorta! Suona fico!”. Ma noi siamo altro. Facciamo sempre tesoro dei consigli che ci danno le altre persone, crediamo che siano importanti e che possono aiutarci realmente, infatti dopo il concerto altre persone ci hanno detto altre cose sulla nostra performance di cui abbiamo fatto tesoro. Tutto questo per dirti che bisogna stare attenti a capire bene quello che dice il pubblico, che alla fin fine ti comunica di tutto al contrario di tutto, per cui non sappiamo proprio dirti come ci possano percepire in toto.

Lo scorso aprile 2014 avete pubblicato il vostro primo EP “Fuori Tutto“ (https://www.youtube.com/playlist?list=PLf4hHfcKEI67X8ZaG9TMaDLXyzco2Xpyk). Parliamone.

Verso gennaio abbiamo deciso di raccogliere in un cd le nostre creature e donargli la vita (ndr) e abbiamo iniziato ad incidere questo EP autoprodotto. E’ una sorta di nostro biglietto da visita dove questi nostri cinque pezzi, che sono rispettivamente “Spirito Critico”, Funky Lime”, “M.D.A.”, “Dinamite” e “Ciò Che Non Ti Aspetti” hanno tra di loro un sound molto omogeneo che ci rappresentano molto. Tra i testi non ci sono dei collegamenti particolari, sono più o meno delle realtà a sé stanti.

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Ultima domanda. Programmi e progetti futuri?

Il progetto principale su cui stiamo lavorando è di fare un vero e proprio album, stavamo pensando più nello specifico ad un concept album. Il 7 marzo faremo un concerto molto importante al Black Out. Da qui a questa data molto importante vogliamo puntare ad evolverci concretamente. Stiamo infatti componendo e lavorando molto in sala prove. Poche settimane fa abbiamo registrato due video live che faremo uscire rispettivamente uno prima di Natale e uno prima del concerto che faremo al Black Out. Vi anticipiamo anche che il 16 gennaio suonaremo al Piper.

Ambizioso come progetto il concept album.

Certo, ma bisogna essere ambizioni e rischiare. Pensiamo di avere tutte le carte in regola per provarci concretamente, siamo molto motivati e carichi. Come dicevamo prima, ci fidiamo ciecamente del nostro moode: sensazioni positive, pensare senza pensieri, suonare con la mente sgombra da ogni pesantezza, ma soprattutto… MADAFUNK è il nome ed è bene che si sappia!

A cura di ELEONORA VASQUES.

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