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JANIS JOPLIN | Work me Lord

Creato il 18 dicembre 2012 da Exsisto

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La fecondità natalizia di Alex mi ha costretta a rivedere l’incipit del mio post almeno tre volte, per cui sto giro o pubblico o dò una martellata in testa all’uomo e lo mando a sognare renne e strenne per un po’ (senza contare che mi tocca pure incassare le battute sulla rapidità di Malick in confronto alla mia, e non riuscire neanche ad offendermi bensì …. a riderne!).

Riallacciandomi a quanto detto da Johnson nel suo post su Ane Brun,  anche per me la voce del / la cantante fa decisamente la differenza nei  meccanismi che regolano il mio personale gradimento di un brano e quindi, pur essendo stato molto gratificante  proporre qualcosa di nuovo o perlomeno non usurato dagli ascolti nelle ultime due occasioni, questa volta rispolvero un classico dei classici per parlarvi di una delle voci femminili che amo di più in assoluto:  Janis Joplin, la sacerdotessa del blues, con la sua stupenda Work me Lord.

L’accostamento al glamour sexy tenebroso di Lana del Rey, come pure all’aria da brava ragazza di Tracey Horn, non potrebbe essere più stridente. Pazienza, non importa … questa canzone doveva essere e questa canzone sarà, whatever the consequences may be. E poi siamo proprio sicure che Lana e Janis non abbiano in comune più di un lato oscuro? La fondamentale differenza tra le due, a mio avviso, risiede nel fatto che Lana appare più algida e misteriosa, e probabilmente “ci fa” un bel po’.  Janis invece c’era al 100%, genuina e ruspante, non una candela dalla luce fredda ma una girandola di Capodanno, che ha bruciato velocemente e non penso solo a causa della droga sinceramente …. quando ascolto le sue canzoni, ho come l’impressione che in ogni interpretazione lasciasse un pezzo di sè… tanta intensità, tanto pathos non possono non consumarti.

La carriera della Joplin, tuttora arcifamosa malgrado appartenga a tre/quattro epoche musicali fa, non fu molto lunga, all’incirca dal 1965 al 1970, anno della sua morte per overdose (pochissimo dopo Jimi Hendrix e poco prima di Jim Morrison).  Arrivando in California dal Texas, iniziò come cantante dei Big Brother and the Holding Company, per poi passare alla carriera solista accompagnata dalla Kozmic Blues Band prima e dalla Full-tilt Boogie Band poi…. Ma sinceramente, a chi importano le sue band? Solo di lei rimane vivo il ricordo, malgrado il passare degli anni.

Penso che Janis la si possa amare o odiare,  vietate le mezze misure. Il mio primo ascolto di lei avvenne grazie ad un amico che mi passava delle cassette di musica anni ’70, e fu così che ebbi il mio imprinting con Maybe, che mi lasciò folgorata (l’amore). Mio fratello invece, chiedendo chi fosse  “quella che cantava come un gatto stretto all’uscio” credo ne pensasse un po’ meno bene di me (l’odio).

E allora Maybe, ma anche la sua versione di Summertime e Me and Bobby Mc Gee, Fareweell, Mercedes Benz, Cry baby con il suo inizio al fulmicotone e avanti con il repertorio, ci sono moltissime sue canzoni che mi piacciono DA MORIRE.

Work me Lord però occupa un posticino particolare nel mio cuore, per due motivi: l’interpretazione, sempre un plus nel caso della Joplin ma in questo caso a mio avviso particolarmente intensa (la voce ragazzi, la voce!), e il testo, un’accorata preghiera/invocazione al Signore affinché non si dimentichi di lei e le doni uno scopo nella vita.

Il frammento, che sbagliando forse sarà la sola cosa che ascolterete perché la canzone, come succedeva spesso in quegli anni, “è lunga a bestia” e sfinisce un filino, è questo:

Il frammento:

Well I don’t think I’m any very special
Kind of person down here, I know better,
But I don’t think you’re gonna find anybody,
Not anybody who could say that they tried like I tried,
The worst you can say all about me
Is that I’m never satisfied…

 E va be’, lo ha cantato prima lei, ma alzi la mano chi non ha mai pensato, almeno una volta, la stessa cosa di se stesso. E ovviamente anch’io, ANCH’IO l’ho pensato… Ma cosa, direte voi, ho pensato? Non come probabilmente i più maliziosi crederanno, che non sono mai soddisfatta (che è anche vero, ma non è questo il punto stavolta). Anch’io fino a non molto tempo fa cantavo e pensavo e credevo di provarci proprio tanto.  Non è più così da un po’ di tempo in effetti, e allora, visto che siamo a Natale (va bene, mi arrendo, avete vinto voi anche quest’anno … maledetti

:-)
), e i desideri  si sprecano e si mettono addirittura per iscritto, quest’anno la mia letterina a Babbo Natale farà così:

 “Caro Babbo Natale, solo una piccola cosa ti chiedo, piccola ma importante: conserva per sempre in me la voglia di provarci più di tanti altri, cancella un po’ di cinismo e disincanto prodotti dall’esperienza e reintegra i livelli di entusiasmo. Fammi restare per sempre una persona che ci prova perché ha speranza, e non che tira avanti  perché bisogna.”

Ringrazio Janis Joplin per esserci stata, ringrazio il mio amico per avermela “presentata”, e ringrazio Babbo Natale per avermi dato la scusa di ripassare uno dei fondamentali della (mia) vita.

Ringrazio anche coloro che amano o ameranno questa canzone (5 stelle per me), a tutti gli altri carbone e legnate perchè va bene che a Natale siamo tutti più buoni …. ma io non sono tutti

:-)

Il link al brano completo:


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