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La tortura ai tempi di Pinochet: Dalida e Julio Iglesias

Da Leragazze
OneTwoThree

dal film di Billy Wilder Uno, due, tre!

Per ben 17 anni, dal golpe del 1973 fino al marzo 1990, il Cile dovette subire il giogo della dittatura di Augusto Pinochet. Fu un periodo sanguinoso durante il quale il dittatore ordinò assassini, sequestri e scomparse, stragi, esilii dei propri oppositori. Secondo un recente rapporto si ebbero oltre 40 mila vittime.

Ma soprattutto il regime si servi della tortura come strumento per far confessare o per terrorizzare i suoi nemici.

Da che mondo è mondo l’uomo si è sempre sbizzarrito nell’inventare modi e macchine per infliggere la tortura ai propri simili. Numerosi musei stanno lì a documentarlo. Ma, come apprendiamo da una ricercatrice dell’Università di Manchester, Katia Chornik, il regime cileno toccò l’acme del sadismo e della perfidia utilizzando… le canzoni di Dalida (in particolare quella che si intitola Gigi l’Amoroso) e di Julio Iglesias!

Sembra infatti che Pinochet utilizzasse la musica per indottrinare i detenuti, per punirli e come colonna sonora durante le torture. Nelle case di tortura e nei campi di concentramento la musica andava continuamente ad alto volume per infliggere, come spiega la dottoressa, danni fisici e psichici. Forse si è ispirato al film di Billy Wilder Uno, due, tre! di cui sopra vedete la scena della tortura musicale.

Ma voi che musica utilizzereste oggi per torturare i vostri nemici? Io butto lì Carla Bruni con quella sua insopportabile vocetta sfiatata e penetrante. Ma anche Piero Pelù coi suoi ululati potrebbe funzionare.

Per i più temerari, qui sotto Dalida in Gigi l’Amoroso.


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