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Marc Carroll: un Dublinese Made in USA

Creato il 25 febbraio 2014 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Sabrina Portale 25 febbraio 2014 ascoltare, musica, primo piano Nessun commento

Piatto ricco mi ci ficco! Non credo esista detto più azzeccato di questo per descrivere le sonorità proposte da Marc Carroll. Irlandese di nascita ma americano d’adozione, Carroll è uno di quei nomi che, pur restando sconosciuti ai più, riescono a ritagliarsi un loro spazio nel difficile mondo del business musicale ottenendo il consenso e l’apprezzamento di tutti quegli appassionati che, in grado di riconoscere la qualità con le proprie orecchie (e aggiungerei di scegliere con coscienza quello che più gli piace), non seguono né le mode del momento né i gusti, ormai piuttosto discutibili, della massa. Attivo da più di vent’anni, dapprima come leader di band come i Puppy Love Bomb e gli Hormones (quest’ultimo gruppo accompagnò i Cranberries nel loro tour europeo del 1999) e poi come cantautore solista e polistrumentista, Carroll può essere accostato tanto al mondo della musica indie quanto a noti songwriter come Bob Dylan. Il suo è un pop che ripropone suoni ed effetti desunti dal rock classico, dal blues, dal country e dal folk tradizionale, un sound dunque in cui confluiscono tante influenze made in USA che il dublinese sa sapientemente miscelare dando vita a brani dal sapore intimista attraverso i quali comunicare le proprie emozioni ad ogni singolo ascoltatore.

Marc Carroll: un Dublinese Made in USA

Il suo debutto come solista si colloca nel 2002 con Ten of Sword che verrà seguito da All Wrongs Reversed (2003), World On A Wire (2005), Dust of Rumour (2009), In Silence (2011) e dal recente Stone Beads And Silver (2013). Proprio quest’ultimo album ha catalizzato la mia attenzione. Un lavoro che ha ottenuto un buon successo sia di critica che di pubblico, un disco dalla fruizione non semplice in cui ogni brano è diverso dall’altro e non può facilmente essere ricondotto ad uno stile ben preciso. Tuttavia le emozioni che trasmette sono intense e nello stesso tempo contenute. Non c’è sperimentazione, non c’è la volontà di colpire l’ascoltatore con effetti sonori strabilianti, anche se Carroll usa i vari strumenti con sapienza e dimostra anche un certo virtuosismo nel suonarli. Alcuni brani hanno necessitato di più e più ascolti, altri sono stati dei veri e propri “pugni allo stomaco”, altri hanno portato la mia mente a viaggiare lontano. Di certo sarebbe troppo facile definire Carroll un epigono di Dylan, Mark Knopfler e Tom Waits, ma se è inevitabile cogliere gli influssi della loro musica, il dublinese ha sicuramente saputo rielaborare queste influenze costruendo delle belle melodie con afflati lirici e aspri e regalando all’ascoltatore sia pezzi impetuosi che episodi caratterizzati forse da lentezza eccessiva ma ugualmente struggenti e ricchi di fascino. Del resto Stone Beads And Silver risulta abbastanza equilibrato e se ne può cogliere, fin da subito, sia la sua coerenza interna che una certa omogeneità data dai testi e dallo stile perfettamente riconoscibile del musicista.

Marc Carroll: un Dublinese Made in USA

L’album è stato prodotto in California e, a differenza dei precedenti dove Carroll faceva praticamente tutto da solo, vanta la collaborazione di nomi illustri del mondo delle sette note come Nelson Bragg e Probyn Gregory già con Brian Wilson dei Beach Boys o Larry Campbell, dal 1997 al 2004 membro della band che ha accompagnato Bob Dylan nel Never Ending Tour. Il disco propone dieci canzoni. Quelle più rilevanti sono senza dubbio le tracce iniziali: spicca Muskingum River, di sicuro il pezzo migliore dell’intero lavoro, in cui Carroll mostra la sua abilità di polistrumentista e conoscitore del rock, del folk e del country in una commistione affascinante con la psichedelia. Risalta la sua voce roca, graffiante e trascinante. Seguono The Fool Disguised in Beggars Clothes, Nobody, No Nothin’, in cui il cantautore usa un coinvolgente climax di percussioni e violini che risulta molto accattivante. Notevoli anche They’ll Never Find Us Here e soprattutto (It Was) Lust Not Love. Tutti pezzi che rendono il disco più che sufficiente e che mirano a trasmettere quell’idea melanconica e decadente della musica che piace a me. In conclusione, Marc Carroll è un artista che forse non è ancora riuscito ad esprimere tutto il suo potenziale e se è vero che potrebbe non farlo mai e altrettanto vero che riesce sempre a regalare ai suoi fan prodotti di buona qualità e che meriterebbe senza dubbio maggiore fama e successo.

Marc Carroll: un Dublinese Made in USA


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