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Ministry – Houses of the molè (2004)

Creato il 16 febbraio 2013 da Salcapolupo @recensionihc
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6100360GFAL._SL500_AA300_Stando a quanto dichiarato dal geniaccio Al Jourgensen, il nome dell’album “Houses of the Molé” tributa l’album dei Led ZeppelinHouses of the Holy” (1973) mentre Molé indica una particolare salsa messicana di colore scuro che simboleggia, nelle intenzioni dell’artista, il petrolio nell’accezione tipica dei conquistadores americani del nuovo millennio. In effetti i riferimenti ai discorsi del presidente di allora Bush non mancano di sicuro, e questo a cominciare dall’apocalittica “No W“, che contiene un eccellente ri-campionamento dei Carmina Burana di Carl Orff. Questo pezzo apre più che degnamente le danze del CD, introducendoci al suo ritmo violento, spasmodico e martellante, diretto erede cibernetico di un thrash metal più veloce e violento possibile. Pezzi come World, invece, sono più dichiaratamente orientati a suonare industrial (metal) nel senso (ri)definito da Marylin Manson in Antichrist Superstar. Impossibile non citare poi WTV, forse una delle traccie più autenticamente industrial e spudoratamente elettroniche, non dimentica le origini del proprio sound – cambiano i tempi: era il 1985 quando i Ministry suonavano a la Depeche Mode con il singolarissimo Twitch … – ma che poi si coniuga per oltre metà brano come un ricampionamento di un brano speed metal tiratissimo e violento; al tempo stesso “Waiting” (probabilmente uno dei brani più riusciti del disco) è una danza selvaggia ed ossessiva concepita, ancora una volta, su una struttura thrash. Un buon lavoro in definitiva, molto moderno ed accattivante, che soffre probabilmente solo di qualche momento di eccessiva ripetizione dei pattern: non il migliore disco dei Ministry quasi certamente, per quanto sia uno di quelli che potrebbero piacere di più agli amanti del metal tradizionale di vecchia scuola.


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