Magazine Diario personale

MisScotto!

Da Doppiogeffer @DoppioGeffer
Ci sono azioni, incontri, pensieri e cose che, in un determinato istante di un imprecisato giorno, possono cambiarti la vita.
Un sorriso, uno sguardo, un acquisto, un'incognita qualsiasi basta ed avanza per farti guardare il mondo con occhi diversi.
Infondo, la vita è uno sliding doors, no? Porte che si aprono, porte che si chiudono, coincidenze perse o no per questioni di pochi secondi...e quello che sarebbe potuto essere non sarà mentre ciò che non sarebbe mai successo accade così, dal niente.
Tipo?

Tipo la scelta degli occhiali da sole con cui coprire gli occhi ancora gonfi di sonno.Premessa: in famiglia abbiamo tutti una fissa riguardo gli accessori; chi i bracciali, chi gli orecchini, chi gli orologi, chi le borse e chi gli occhiali da sole.

Ecco, io son quella che conta circa nove paia di occhiali da sole diversi (e anche tanti bracciali, tante collane...).
Perciò, ogni mattina, posso benissimo perder del tempo a scegliere quale paio indossare in base al mio umore; quelli alla Vasco Rossi, quelli alla Audrey Hepburn, quelli sottili da motociclista, quelli da TopGun, quelli così, quelli cosà....un modello per ogni occasione.
A tal proposito, ieri mattina, notando come i miei capelli avessero assunto una conformazione entgegen (o isomeria E per i sostituenti legati, in posizione uno opposto all'altro, a gli alcheni) ho deciso di far uscire la mezza figlia dei fiori che è in me scegliendo loro; gli occhialetti alla John Lennon

MisScotto!

(I miei son quelli in basso e sì,anche John aveva la fissa per gli occhiali da sole.)

<<Oggi voglio esser underground. Oggi voglio girare per la facoltà con i capelli sciolti e non piastrati, le Converse logore e una magliettona nera che verrà spezzata da una sciarpa particolare. Oh, insomma, oggi voglio sentirmi faigah mezza anarchica cocca de papà.>>

mi son detta mentre abbinavo a tali occhiali un bracciale MADE anni '70 di mio padre.
Indi e Hindie per cui poscia, son giunta in quell'antro oscuro chiamato Dipartimento di Chimica con fare sicuro e fiero; nessuno sguardo, nessun bisbiglio, nessuna ragazza vestita da velina e che crede d'averla d'oro poteva scalfire la boria che quegli occhialini rotondi, comprati in una bancarella di cianfrusaglie vintage, riuscivano a darmi.Mi sentivo una gran gnoccolona proveniente direttamente da Woodstock (ma che prima è passata dal Mc a sfondarsi di Mc Chicken, data la mia mole), lo ammetto.
Collega1: <<L. ma che belli questi occhiali! Ma dove li hai trovati?!>>
ehhh, sapessi...
Collega 2: <<Vah! Non ti facevo una che osa così tanto!>>
suvvia, son mica collega X che spunta a lezione con i pantaloncini sopra il ginocchio e la camicia di lana da boscaiolo raffreddato? Sono una che sa quando azzardare,cocca!Complimenti su complimenti, sguardi posati sul mio viso, vento favorevole che mi scompigliava i capelli donandomi quell'aria da ribelle anti Nixon; un mix perfetto per il mio ego tant'è che stavo per lasciarmeli pure durante la lezione e il laboratorio.Finita la giornata accademica tra caldo, sonno e fame da lupi, ovviamente ho dovuto fare i soliti due chilometri per prendere la metro.
Corri, attenta alle buche sui marciapiedi, attenta allo stronzo con il Suv che non guarda se ha pedoni davanti perchè è troppo preso dal suo cellulare di merda, scendi le ripide scale senza cadere, rialzati dalla caduta al solito ultimo gradino, timbra, entra nella metro, alzati i pantaloni che ti si vedono le mutandone di Nonna Papera, siediti.
Io, i miei occhialini, i miei capelli lunghi e ribelli, la mia sciarpa frou frou. Davanti e dietro me, il vetro del finestrino.
"Ammazza...mi stan bene! Dovrei metterli più spesso!"
ho appurato guardando il mio riflesso.
E così, mentre il narcisismo prendeva pieno possesso delle mie facoltà cognitive, non mi son accorta del gruppetto di amici alla OC che s'era seduto davanti a me alla prima fermata.Due ragazze e due ragazzi. Quattro watussi vestiti praticamente nella stessa maniera (pantalone beige aderente, camicia, giacchetta e HOGAN) e con in mano tablet e I-phone per scattarsi i selfie.
Ragazza uno: <<Uff, che caldo! Di questo passo debbo anticipare l'appuntamento dall'estetista così posso andare a mare a prendere la tintarella!>>
Ragazzo uno: <<Ma fai come Ludo! Fatti due lampade prima!>>
Ragazza due: <<Senti, ma la Ginny ha ancora quello smalto semi-permanente che mi piace tanto?>>
[Ragazzo due intento a giocherellare con il suo mega ciuffo]
Ragazza uno: <<Certo! Aspè che ti dico il numero che l'ho registrata su uazzappeee!>>
[Ragazzo due che si specchia nel vetro alle mie spalle per sistemare il ciuffo]
Ragazza uno: << Uffa, Ste'! Hai rotto con questo ciuffo! Non ti sta mai fermo e non mi piace!>>
Ragazzo due (continuando a specchiarsi): <<Ma che dici! Mi sta troppo bene! Sono troppo bello con questo ciuffo! Non è vero?>>
silenzio.
Ragazza due: <<Ma con chi parli?>>
Ragazzo due: <<Con la ragazza davanti a me.>>
Esatto. Parlava con me che, in tutto quel via vai di discorsi profondi, stavo immobile aggrottando solo il sopracciglio destro ad ogni curva della metro per capire dove fossimo.
<<Parli con me?>>
Ragazzo due: <<Sì. Dimmi, non mi trovi bello?>>
E' stata questione di attimi. Il mio viso bianco come il latte, i miei capelli lunghi sulle spalle, i miei occhialetti alla Lennon riflessi alle sue spalle stavan dettando la risposta.
E anche quelle sue orecchie a sventola, quella sua mascellona e quel suo modo di fare venivano in mio aiuto.
<<NO.>>
Ragazzo due: <<Ma come no?! Non ci credo.>>
<<Non trovo bello qualcuno che spende più tempo di me per sistemarsi i capelli.>>
Ragazza uno: <<Lo vedi Ste'? Lei non ti conosce ma ha capito che ti sta una merda quel ciuffo!>>.
Com'è e come non è,il ragazzo alla Little Tony offeso nell'orgoglio e i suoi amici Hogan muniti scesero dopo di me impedendomi di capire cosa mai avessero detto sul mio outfit.
Nel frattempo, io correvo a comprare il biglietto del treno che di lì a poco sarebbe partito.
Sali le scale, non inciampare, scegli la fila meno lunga con l'impiegato meno imbecille, prendi il biglietto, convalidalo, sali sul treno, siediti.
E il mio riflesso, sempre lì davanti a me con quegli occhialini che non si son spostati da sopra il mio naso nemmeno in galleria.
<<Pronto, fidanzato? Che fai, mi vieni a prendere alla stazione?>>
<<Il tempo della strada,amò.>>"Ahhh...dopo una giornata di lezioni, corse per i mezzi e gente strana sulla metro non c'è niente di meglio del vedersi con il proprio uomo. E poi lui non m'ha mai vista con questi occhiali, quindi chissà che sorpresa quando mi vedrà..."
ho pensato per tutto il tragitto.
Dunque, una volta giunta a destinazione e incontrato come sempre qualcuno dell'elenco dei "non ricordo nemmeno più perchè ma non ti posso vedere che mi sale il nervoso", mi son seduta nell'auto del mio uomo tenendo la testa alta e il portamento fiero da "so figa, so bella so fotomodella".
Stanca, sfinita, un poco sudaticcia. E con i miei amati occhialini.
<<Ciao amore, tutto ok? Com'è....ehi, e questi occhiali?>>
<<Fighi eh?>>
<<Sì, sembri....miiih, non mi viene il nome!>>
<<Lennon? Ono?>>
<<No no....ma è un uomo chi dico io..>>
<<Ah, Osbourne?>>
<<No....coso miii.....ecco!>>
<<Dimmi!>>
<<Sembri....PINO SCOTTO!>>

MisScotto!

(per chi non lo sapesse è lui. E ho scelto una delle foto in cui ha il viso sereno e rilassato)


Una paralisi. Son rimasta con un'espressione sconcertata per cinque o sei minuti.
<<Eddai more, è vero! I capelli, questi occhiali....oh, e se rimani con questa espressione è ancora peggio, gli somigli di più!>>
Un'intera giornata sentendomi bella. Un'intera giornata, dopo anni e anni, in cui mi sentivo in pace con me stessa è sfumata così, nel nulla.
Io sembravo Pino Scotto. E mi son pure permessa di dire a quel ragazzo con il ciuffo alla Bobby Solo che lo trovassi brutto.
Io, che sembro Pino Scotto.
Maledetto Karma.

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