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PERFUME GENIUS | TOO BRIGHT | Il terzo album

Creato il 06 ottobre 2014 da Amedit Magazine @Amedit_Sicilia

perfume_genius_too_bright (5)di Leone Maria Anselmi & Lillo Portera

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Si chiama Too bright, letteralmente “troppo luminoso”, ed è il titolo del terzo attesissimo lavoro in studio di Mike Hadreas, in arte Perfume Genius. Il disco (sempre distribuito dalla Matador Records) arriva a due anni di distanza dal fortunato Put your back N 2 IT. Il cantautore americano (nativo di Everett, Washington) nel corso del breve tour italiano appena conclusosi (con tappe a Roma, Milano e Bologna) ha presentato in anteprima alcuni pezzi tratti dal nuovo album. Abbiamo seguito per Amedit il concerto bolognese, una straordinaria live-performance semiacustica negli spazi raccolti del Locomotive Club. La scaletta ripercorre i tre album per chiudersi, a sorpresa, con una cover piano e voce di Oh father di Madonna. Le esecuzioni lasciano poco spazio all’improvvisazione e ricalcano fedelmente gli scarni minimali arrangiamenti originali; nell’essenzialità della scenografia Perfume Genius schiude timidamente il suo mondo, a suo agio e al contempo a disagio, centrale sotto l’occhio di bue ma al tempo stesso arretrato, giusto un passo indietro, come se l’esecuzione in pubblico dovesse comportare una sorta di piccola profanazione. Ed è così.

La musica di Perfume Genius è forse troppo intima, privata, recondita per essere eseguita in pubblico. I brani pur nella loro compiutezza rimandano a un’intrinseca seconda natura che li assimila più a dei demo, a dei provini, quasi fossero pagine strappate da un diario, appunti privati, lettere mai spedite, confidenze sussurrate. Le canzoni di Perfume Genius sembrano giungere da lontano, da un’altra epoca, da un paese imprecisato, da un’altra dimensione. Composizioni brevi, fuggevoli, estemporanee, transitorie, più simili a poesie o ad appunti di viaggio che a canzoni vere e proprie. Mike Hadreas è insieme autore, esecutore e produttore del suo lavoro, con pochissimi filtri (e l’impronta autorale è ravvisabile anche nella gestione della sua immagine e, più in generale, della sua dimensione estetica). Ma ritorniamo al concerto. Mike è seduto al pianoforte, indossa una camicia nera semitrasparente con una stampa a grandi fiori rossi, come rosso è lo smalto che luccica sulle sue unghie. Il contrasto cromatico tra il rosso scarlatto dello smalto e il bianco e nero dei tasti del pianoforte val già da solo un’intera scenografia. Too bright, sì, è troppo luminoso, troppo splendente, quasi accecante, e per noi che gli stiamo di fronte a meno di un metro è davvero difficile trattenere l’emozione e le lacrime (specie sulle note sospese di Dark parts, Hood, Take me home, All waters e Lookout lookout, quest’ultimo da molti indicato come il suo capolavoro).

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È bello come un efebo ellenico, sensuale come un bocciolo bianco screziato cremisi, è un Ganimede sfuggito agli artigli di Zeus. Alla venustà abbagliante fa eco un talento altrettanto disarmante, alimentato da un’ispirazione autentica e pervasiva. Tra i nuovi pezzi dell’album spiccano sicuramente la coraggiosa Queen e l’antiomofobica Grid, promozionati via web attraverso due elaboratissimi videoclip diretti il primo da Cody Critcheloe (SSION) e il secondo da Charlotte Rutherford. Nei testi Mike riversa come in un gioco di specchi tutto il suo vissuto, le carezze e gli schiaffi ricevuti, le violente contraddizioni del contemporaneo, i vantaggi e gli svantaggi della sua condizione (di artista come di diverso), il confronto con l’altro, lo spettro dell’infanzia, la figura amata della madre, l’amore, la dualità tra corpo e spirito, e non in ultimo il gioco al massacro della sessualità. Su tutto prevale una malinconia primordiale, e a tratti nella voce di Mike sembra echeggiare una lallazione, il lamento struggente di un bambino.  Del delicatissimo I decline (brano gioiello che fa da ouverture a Too bright), è stato realizzato un video pianoforte e voce per gli Annals of Sound (anche questo visibile sul web).

Il disco vede la partecipazione di John Parish (noto collaboratore di PJ Harvej) e di Adrian Utley dei Portishead. Degli undici brani segnaliamo in particolare My body, I’m a mother e il brano di chiusura All along. Too bright chiude un’ideale trilogia e, dal punto di vista strettamente musicale, non si discosta di molto dalle due precedenti produzioni (la prima, non l’abbiamo menzionato, porta il titolo di Learning), nessun significativo dirottamento quindi, forse solo una maggiore concessione alla coralità degli strumenti e a certe sonorità addizionate in fase di arrangiamento. Per la prima volta – dopo le due cover no-logo di Learning e Put your back N 2 IT – Mike Hadreas appare finalmente in copertina in tutto il suo splendore e, lasciatecelo dire, è davvero un bel vedere (le fotografie sono di Luke Gilford). Perfume Genius è una luminosa regina, parafrasando il titolo del primo singolo estratto dall’album è Queen, e la patina del gold-flesh lo incorona a dovere. Too bright è disponibile, in tiratura limitata, anche in vinile oro.

Leone Maria Anselmi & Lillo Portera

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Photo by Luke Gilford. Copyright 2014 © Amedit – Tutti i diritti riservati. Severamente vietata la diffusione senza citazione della fonte: “Amedit Magazine – Settembre 2014″.

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Cover Amedit n° 20 – Settembre 2014, “VE LO DO IO” by Iano

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