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Rodolfo Maltese, di Wazza

Creato il 14 maggio 2015 da Athos56
Rodolfo Maltese, di WazzaRodolfo Maltese - Il ritorno del vecchio leone
 Wazza ci manda un suo commento ed un articolo tratto dal seguente link:
http://chitarra.accordo.it/article.do?id=46030
Classe 47, figlio darte, Rodolfo Maltese è cresciuto in una casa in cui la buona musica non mancava mai. A 19 anni, con gli Homo Sapiens, ha cominciato, di fatto, la carriera di professionista che prosegue tuttora, attraversando indenne epoche e mode. Dal 75 fa stabilmente parte del Banco del Mutuo Soccorso, con cui si esibisce regolarmente, ma ha collaborato anche con Stefan Grosman, Angelo Branduardi, Edoardo De Angelis e Riccardo Cocciante.Negli ultimi anni ha riscoperto una passione viscerale per la chitarra acustica e ha portato avanti diversi progetti in duo, sia con Massimo Alvitti che con Giovanni Pelosi.
E proprio dalla dimensione acustica è ripartito, dopo che un grave problema di salute lo ha bloccato per quasi un anno. Lo abbiamo incontrato prima del concerto in cartellone a Un Paese a Sei Corde, nella suggestiva cornice del Sacro Monte di Orta, in compagnia di Giovanni Pelosi.

Anzitutto: come stai?
Come sto? Direi bene! Nonostante questa emiparesi al viso, abbastanza evidente ma che non mi crea grossi problemi. Comunque sto facendo di tutto per debellarla, ci sto lavorando. Faccio fisioterapia, anche se d’estate mi ha consigliato di andarci adagio. Ora, dopo 30 sedute, sto cercando anche di prenderla come viene e di conviverci.

Certo che l’hai passata bella!

Oligodendroglioma di terzo grado, si chiama così
e dopo l’operazione c’è stata la radioterapia e la chemio. L’ultima Tac, per fortuna, è stata assolutamente negativa, ho un altro controllo tra pochi giorni. Dovrebbero anche modificarmi un pò le terapie.
Che valenza ha avuto la musica in questo periodo difficile?
Fondamentale. Ho visto tanta sofferenza negli ospedali. Ho deciso di attaccarmi alla musica, a quello che avevo sempre fatto, a quella che in fondo è sempre stata la mia vita, per andare avanti. Dovevo distrarmi, ritrovare la mia normalità. Ho anche trovato tempo e modo di andare un pò
al mare quest’estate.
E quindi da dove sei ripartito?

Sostanzialmente da dove mi ero fermato: ho fatto alcune date con il Banco, a giugno, e ho ripreso le collaborazioni con Giovanni Pelosi e Massimo Alvitti, due diverse situazioni in acustico. Ho partecipato al Festival di Ferentino con Giovanni.

C’è speranza che vi decidiate finalmente a fissare su disco questa vostra collaborazione?

[Ridendo] Sì, direi di sì. Dovremmo farcela. Sono diversi anni ormai che ne parliamo, ma adesso dovrebbe essere arrivato il momento. Ci stiamo lavorando. Negli ultimi tempi abbiamo allargato un pò
il nostro repertorio, oltre ai Beatles con cui abbiamo iniziato, con diversi pezzi melodici italiani che saranno il tema centrale del disco.
Come gestite le dinamiche nel duo? Tra l
altro so che non vi vedete mai per provare, poi arrivate, attaccate e suonate. Come fate?
Eh, lo so [sempre sorridendo]. Sai come si dice: è una questione di feeling.

Ma avrete ormai degli automatismi rodati, immagino.

Probabilmente è così, ma io lo sento più a livello di affinità istintiva. Altrimenti sarebbe difficile spiegare come possa funzionare così bene.

Ci sono ruoli definiti: chi fa la melodia, chi fa l’accompagnamento?

No, c’è parecchio interscambio in questo senso. Ma è tutto abbastanza normale e spontaneo.

Sarà anche normale per voi, un po’
meno per i comuni mortali.
[Altro sorriso] Abbiamo un background culturale e musicale molto simile. Conosciamo e amiamo lo stesso genere di canzoni, per cui non è difficile trovare un punto comune da cui partire per lavorare insieme.

Con il Banco state lavorando su qualcosa di nuovo?
No, in questo periodo ci vediamo solo per i concerti. Ma, del resto, d’estate è sempre stato così.
Siete tutti abbastanza presi anche da progetti alternativi.

Sì, in effetti è vero. Un disco nuovo ormai sono quasi convinto che non riusciremo mai a farlo. O forse sì. Non lo so
non riesco a capire se ci sono le condizioni necessarie. Del resto, dall’ultimo, il Live a Tokio, è passato qualche annetto. Era il 1997. Spero che nei prossimi mesi si concretizzino alcune cose che ci mettano in condizioni di andare avanti. Ma al momento non saprei proprio dirti.
E la collaborazione con Massimo Alvitti come procede?

Bene, direi che sarebbe anche quasi ora di fare
una seconda puntata di Al-Ma, il nostro primo disco assieme. Quest’estate abbiamo di nuovo qualche data assieme. Anche più avanti per la verità.
Hai altri progetti in ballo?

Ehm
qualcosa ci sarebbe anche, in effetti. Ma per il momento preferirei non parlarne. Per scaramanzia.
Com
è la situazione del mercato? Si trova da suonare?
Non bella. Non c’è lavoro. C’è stato davvero un grosso calo quest’anno. Nessuno ha soldi, nessuno riesce a mettere in piedi qualcosa. Sono stati un pò tutti lasciati a loro stessi e non ce la fanno ad andare avanti.

Ci lasciamo, come sempre, con uno sguardo sul tuo arsenale?
Per le situazioni acustiche, come quella di stasera, ormai uso sempre la mia Gottschall nuova. All’inizio dell
anno siamo entrati in sala di registrazione per un disco di beneficenza, il Five Guitar Clan. Ho suonato con Giovanni un arrangiamento a due chitarre di What a Wonderfull Worlde ho voluto provare la sua chitarra. E’ stato amore a prima vista. Ne ho subito ordinata una identica, ho solo scelto un colore diverso, sfumato. Ha un sistema di amplificazione Shadow, molto comodo, con cui vado in diretta sull’impiano con una DI. Per quanto riguarda lelettrica, sto cercando di ridurre al minimo pesi e ingombri, quindi Parker e Pod Live, niente altro.
Hai eliminato completamente l’amplificatore?

Assolutamente, vado in diretta sull’impianto con ottimi risultati. Del resto sono sempre in giro e ho bisogno di semplicità e praticità.


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