Magazine Cinema

Skepto Film Fest: Sexy Shopping di Adam Selo e Antonio Benedetto

Creato il 17 aprile 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Sexy Shopping di Adam Selo e Antonio Benedetto.

Nel quanto mai  variegato programma dello Skepto film fest 2015, non poteva mancare una sezione interamente dedicata al cinema di frontiera. Quella particolare tipologia di cinema che si interroga osservando l’altro da sé; dove la frontiera, intesa simbolicamente, comprende le differenze geografiche e culturali, le indagini sulla pluralità dei linguaggi, e pone l’accento sulla interculturalità.

Tra le varie proposte a colpirci in maniera particolare, oltre a l’ottimo Paradise  diretto da Laura Vandewynckel (Belgio), corto di animazione incentrato sul paradosso delle differenze, è certamente l’italiano Sexy Shopping (2014). Già premiato come Miglior Documentario al Festival Ponti Pialesi, il lavoro diretto da Adam Selo e Antonio Benedetto, racconta  la vicenda dell’immigrato bengalese Miah, un venditore ambulante come tanti, ma la sua “impresa”, Sexy Shopping, ha due particolarità: lo stile di vendita “sexy”, come lui stesso lo definisce, e soprattutto la regolarità, dato che rilascia sempre la fattura. Decide di raccontare alla moglie il suo continuo peregrinare per la città, filmando con una camera nascosta il suo lavoro e i suoi incontri….

Ambientato in una Bologna quanto mai fracassona e spesso alcolica, il cortometraggio si concentra sulle difficoltà proprie della condizione di immigrato, che nel caso specifico vengono affrontate dal  protagonista con attitudine positiva e una buona dose di leggerezza. A emergere sono infatti le sue particolari capacità relazionali che conferiscono al corto un ritmo sostenuto in cui si alternano simpatici incontri, discussioni sulla crisi, dialoghi nei bar e pervasivi luoghi comuni legati al binomio immigrazione-irregolarità. Un tema tanto delicato quanto così attuale, quello dell’integrazione nel mondo contemporaneo, viene scandagliato dai due registi con un approccio sperimentale, che oltre a combinare fiction e documentario, inserisce immagini riprese dal reale attraverso la camera nascosta dello stesso protagonista. Ed è questa particolare soluzione a conferire al racconto un  forte senso di tangibilità, giocando inoltre con un altro tema del presente, quello dell’essere continuamente immortalati.

In un alternanza di riprese in soggettiva e punti di vista differenti l’empatia che si  viene a creare è così forte da riuscire ad affrontare questo tema in maniera originale, stemperandone i toni e oltrepassando le modalità didascaliche cui spesso è vittima il genere docu-fiction, grazie alla particolare originalità delle soluzioni adottate.

La sottesa malinconia è ben rimarcata dalle musiche originali di Daniele Furlati; il tema principale è costituito da tre/quattro accordi di fender rhodes, (che riecheggia in qualche modo la Blue Valentines di Tom Waits), possiede un’efficace capacità espressiva  nel comunicarci quella tristezza,vissuta dal protagonista per gli affetti lontani e introducendoci in modo autentico nella sua particolare condizione di immigrante.

Giacomo Salis


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :