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SUPER MARIO BROS. (1990) di Rocky Morton e Annabel Jankel

Creato il 31 marzo 2010 da Close2me

Super Mario Bros.Primo esempio assoluto di lungometraggio cinematografico ispirato (esplicitamente) ad un videogioco di successo, Super Mario Bros. è – ancora oggi – un prodotto filmico memorabile ed ineguagliato: con molta probabilità il peggior film americano girato nei sonnolenti anni ’90.
“Due fratelli idraulici di Brooklyn (New York) si dedicano al salvataggio dell’archeologa Daisy, rapita per conto del malvagio Koopa, despota e usurpatore di un bizzarro mondo parallelo, abitato dai discendenti dei dinosauri, che vuole impossessarsi del frammento di un meteorite, caduto sulla Terra 65 milioni di anni fa, per infrangere il muro che divide le due civiltà e diventare imperatore del pianeta”
E’ plateale fin da subito l’approccio improprio di Morton e compagni (oltre alla Jenkel anche Semler ed il produttore Joffè, non accreditati): la Nintendo, storica casa produttrice del videogioco, incentra da sempre la propria poetica sul divertimento ludico non-violento, cromaticamente ricca e quasi infantile. Nel progetto filmico al contrario si stravolge, irresponsabilmente, tutto: il lato scenografico vorrebbe rimandare, in maniera maldestra e confusa, al Batman di Tim Burton; i costumi accostano un cupo look postindustriale a quello risibile dei protagonisti ed infine, tanto per appesantire la già grave dissonanza, i comprimari immancabili dell’odissea digitale dei fratelli idraulici (il dinosauro Yoshi ed i mutanti Koopa) vengono aggiornati con la nascente, invasiva ed intollerabile smania dell’effettistica animatronica a tutti i costi.
Un risultato stucchevole, che sancisce tra l’altro il sodalizio scellerato tra un’allarmante sospensione della logica narrativa – i buchi in sceneggiatura sono innumerevoli – ed un’idea di montaggio priva della benché minima coerenza. Difficile salvare qualcosa nel marasma di confusione e cialtroneria generale, considerando che la versione italiana del film subì anche (tanto per gradire) un pesante rimaneggiamento nelle sequenze finali, monche di diversi minuti affatto marginali nell’economia della vicenda.
Resta della colonna il bel brano dei Roxette “Almost Unreal”, a calare il sipario su uno degli esperimenti più dimenticabili della storia del cinema.


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