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Ted di Seth MacFarlane: l'irriverenza dei buoni sentimenti

Creato il 25 agosto 2012 da Saramarmifero

Ted di Seth MacFarlane: l'irriverenza dei buoni sentimentiÉ Natale e John, il bambino più solo di Boston, sussurra alla notte il suo desiderio più grande: che il suo orsacchiotto prenda vita. Una stella cade dal cielo et voilà, il prodigio si avvera. Ted si anima e, da quell'istante, diventa il migliore degli amici e un piccolo divo dei salotti televisivi. Se la storia finisse qui, potremmo quasi pensare all'ennesima variazione sul Soldatino di stagno, la fiaba andersoniana che ha ispirato le peripezie dei giocattoli di Toy Story. Ma questo pupazzo non esce dalla penna di un qualunque animatore per ragazzi. Ted è l'ultimo nato di casa MacFarlane, già culla di alcune delle più irriverenti sitcom statunitensi, dai Griffin ad American dad, cugine persino più pestifere dei Simpson di Matt Groening, che negli anni '90 rivoluzionarono i tempi comici della cartoonia catodica. Eccoci allora catapultati, qualche decennio più tardi, a sbirciare nella vita adulta di John e del suo peloso amichetto, per scoprire le conseguenze, ben poco favolose, dell'incantesimo che fu. L'ex bambino è ora un Peter Pan che, a 35 anni suonati, stenta ad assumersi le proprie responsabilità, nonostante i sospiri e gli occhi al cielo dell'amata Lori, che subisce con sempre meno pazienza le sue marachelle da adolescente. Ted di Seth MacFarlane: l'irriverenza dei buoni sentimentiInseparabile compagno di sbronze è proprio Ted, immutato nelle fattezze, che il tempo ha trasformato da tenerissimo “peluche prodige” ad orsacchiottaccio col vizio del goccetto, erotomane buongustaio e di successo (tra le sue conquiste figura niente meno che Norah Jones, squisita in un cameo non solo musicale), fumatore incallito (ma chi è senza peccati scagli il suo primo spinello), affetto da una logorrea decisamente colorita e oscena, all'insegna di un politicamente scorretto che, nel suo uso provocatorio di antisemitismo, razzismo e sessismo, travolge come ridicoli birilli tutti i tabù della benpensante società a stelle e strisce. Secondo un'alterazione sui generis del classico triangolo, in cui tra un 'lui' e una 'lei' in carne ed ossa si intromette un 'altro' di stoffa e imbottitura, la complicità speciale con Ted procurerà non pochi grattacapi tra John e la sua bella. Ted di Seth MacFarlane: l'irriverenza dei buoni sentimentiÉ con questa trama minimale – la cui prevedibilità, se non sempre si rivela un bene per l'appetito dello spettatore, di certo agevola la sintesi del recensore - che il ragazzaccio d'America Seth MacFarlane, i cui disegni hanno fatto in passato da sfondo a tanti, tantissimi pranzi consumati davanti alla tv, sforna il suo primo lungometraggio in live action, con attori veri e propri. Ad essere precisi, si tratta di un ibrido, in cui la formula magica della motion capture, sperimentata fin'ora in pellicole fantasy o puramente d'animazione (pionieri sono stati Peter Jackson e Andy Serkis con il loro Gollum nel Signore degli anelli), dà vita ad un personaggio che ricalca perfettamente movimenti ed espressioni dello stesso MacFarlane, che diventa quindi corpo, oltre che voce, della sua creatura. Ted di Seth MacFarlane: l'irriverenza dei buoni sentimentiL'interazione tra il protagonista Mark Wahlberg, perfettamente a suo agio come spalla comica di un one man show virtuale, e Ted, è sorprendentemente credibile. Tanto che, se è innegabile la chimica attoriale con Mila-occhi da cerbiatta-Kunis, le vere scintille scoccano nell'alchimia con quest'ultimo. Fino ad oggi abbonato a ruoli drammatici, Wahlberg porta a casa, al solito, un buon lavoro. Con quella faccia da bravo ragazzo e la pompatura muscolare ereditata da The Fighter a far da (riuscito) contrasto con la gentilezza d'animo di John, è lui il teddy bear che vorremmo spupazzare quando tutto inizia ad andare storto con la fidansssatina. Linguaggio e gag hanno garantito al film il divieto di visione per i minori non accompagnati, che, immaginiamo, MacFarlane da buon bad boy avrà accolto come un trofeo. E se la decisione non stupisce affatto, visto quante volte la mannaia della censura ha calato la sua triste lama su Griffin e famiglia, ancor più stupefacente sarà constatare come, in fondo, l'orizzonte valoriale di Ted non si discosti affatto dalla saga disneyiana dei buoni sentimenti, che ritrova incastonate in questa favola birichina le sue più granitiche certezze: un Santa Claus che realizza i sogni di grandi e piccini, un'amicizia che resiste alle peggiori tempeste e un vissero per sempre felici e contenti suggellato da matrimonio d'ordinanza.

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