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Terje Nordgarden: il Cantautore che Venne dal Freddo

Creato il 25 gennaio 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Sabrina Portale Terje Nordgarden: il Cantautore che Venne dal Freddo

Quando mi è stato proposto di intervistare Terje Nordgarden, confesso di essere rimasta spiazzata. Innanzitutto perché non sapevo molto di lui e poi perché per la prima volta avrei interagito con un artista di fama internazionale. Dopo l’iniziale smarrimento, ho cercato di raccogliere tutte le informazioni possibili su questo talentuoso cantautore proveniente dalla lontana e fredda Norvegia, terra dei fiordi, dei troll e fucina di band come i Kings of Convenience. Nordgarden coniuga nelle sue composizioni elementi propri della musica rock, folk, soul, country-blues, jazz e gospel dando vita ad un insieme in cui c’è molto spazio per l’intimismo, ma anche per i suoni di strumenti come la chitarra acustica, il piano o la tromba, tutti sapientemente amalgamati con la sua voce. Terje, la cui musica è ascrivibile ad un pop anglosassone essenziale, profondo e per certi versi anche raffinato, appartiene di diritto alla scuola americana del cosiddetto “songwriting”; i suoi “numi tutelari” sono personaggi del calibro di Bruce Springsteen, Neil Young, Bob Dylan, Elliott Smith, Ryan Adams, Rufus Wainwright, Nick Drake, Tim Buckley, Van Morrison. I brani che scrive parlano di lui, della sua vita, delle sue speranze, della lotta per superare le difficoltà. Quattordicenne, assiste ad un concerto ad Oslo del “Boss” e decide che la musica sarà la sua professione; dalla Norvegia, passando per l’Olanda, si trasferisce ben presto nel bel paese attirato dall’arte, dai colori e dai sapori della nostra terra; Bologna, Firenze ed infine Catania, più precisamente Acitrezza, dove Terje ha deciso di fermarsi conquistato non solo dal paesaggio e dal clima ma anche da una bella catanese che lo ha reso da poco padre. Un girovagare che, grazie anche all’incontro con Paolo Benvegnù, ha fruttato tre album: Terje Nordgarden (2003), A Brighter Kind of Blue (2006) e The Path of Love (2008).

Terje Nordgarden: il Cantautore che Venne dal Freddo

Nordgarden è reduce da un tour che lo ha portato prima in Europa e poi nelle maggiori città italiane a promuovere il suo ultimo disco, You Gotta Get Ready, che, uscito nel febbraio dell’anno scorso, sta avendo un buon successo di pubblico e di critica. Il lavoro è estremamente interessante: si tratta di un’opera venata di sonorità accattivanti e coinvolgenti con ritornelli che si memorizzano tanto facilmente che quasi senza rendertene conto ti ritrovi a canticchiarli. I miei pezzi preferiti del cd sono: You Gotta Get Ready, Leaving e Keep It Shining On The Side di cui il cantautore ha girato un emblematico e divertente video. Da segnalare che due pezzi contenuti nell’album sono stati messi in rotazione da Radio Deejay nel programma Il Volo del mattino e su Rai Radio 2 nel programma Caterpillar. Il disco è stato recensito positivamente sia da Vanity Fair che da Rolling Stone ed è stato presentato a Moby Dick su Rai Radio 2. Incontro il cantautore norvegese durante le prove di un suo concerto al Teatro Coppola di Catania. Ciò che mi colpisce subito è la sua professionalità e precisione; ascolto uno dopo l’altro i brani e non posso che restare rapita dalla qualità dell’esibizione (lo accompagnano alla batteria Massimo Ferrarotto e al basso Marcello Caudullo). Dopo aver terminato la scaletta, sorseggiando una birra ci mettiamo comodi, nell’angolo più suggestivo del teatro che ci ospita, per cominciare a parlare in maniera confidenziale, come se ci trovassimo sul divano del salotto di casa, tanto l’atmosfera appare familiare.

Terje Nordgarden: il Cantautore che Venne dal Freddo

Terje cosa ti ha spinto dalla Norvegia a venire in Italia?

«Dodici anni fa quando decisi di intraprendere questo percorso musicale avevo due mete da scegliere: una era Londra, l’altra Bologna. Ho pensato che Londra era una meta obbligatoria, dove si dirigono tutti, così ho optato per l’Italia, in particolare Bologna, scegliendo una strada più difficile, cercavo qualcosa di diverso, di particolare, una città periferica e una cultura sconosciuta; mi sembrava un posto magico, stimolante, da scoprire quindi ho scelto questo Paese e questa città».

Leggendo la tua biografia vedo che i tuoi modelli sono artisti del calibro di Bruce Springsteen, Neil Young, Tim Buckley, Elliott Smith, Ryan Adams, Nick Drake. Quanto di loro c’è nelle tue canzoni?

«Tutti questi artisti sono stati la benzina che ha fatto partire il motore, nella mia musica ci sono stati e continueranno ad esserci, anche se in questi anni c’è stata un’evoluzione in me che mi ha portato ad essere più positivo e meno negativo, meno malinconico. Sicuramente a ciò hanno contribuito l’età, e il bisogno di pace e tranquillità che dodici anni fa non avevo. Comunque tra tutti quelli più presenti sono “The Boss” e Buckley».

Terje cosa pensi della musica italiana? Ascoltando i tuoi pezzi ho visto che hai inciso una cover della 29 settembre di Mogol e Battisti. Quali sono gli artisti italiani che più apprezzi?

«La musica italiana mi piace, apprezzo soprattutto quella cantautorale, non posso prescindere dall’ammirare artisti capitali come Battisti e De André, in assoluto il top nella musica del vostro Paese. Ascolto anche i gruppi anni sessanta e settanta, convinto che essi possano ispirare ancora oggi sonorità nuove e tuttora inesplorate. Mi piacciono anche artisti come Calibro 35 e Marta sui Tubi. La musica italiana è sempre in divenire».

Terje Nordgarden: il Cantautore che Venne dal Freddo

E della musica realizzata a Catania che ne pensi? Come trovi la nostra città da questo punto di vista?

«Diciamo che essendo sempre in viaggio non ho avuto ancora modo di definire la musica catanese ma so che è una città promettente e in fermento. Apprezzo moltissimo iniziative che mirano a diffondere quanto più possibile la buona musica. A Catania mi piace l’attività svolta dal Teatro Coppola che permette agli artisti di esibirsi con una certa libertà. Inoltre, mi piace moltissimo anche il progetto portato avanti da Paolo Mei con “Rocketta Live”. Diciamo che quando ho la possibilità di ascoltare la musica a Catania mi accorgo che adesso è meno “elettronica”, che prima la maggior parte delle persone ricercava particolari effetti sonori, l’estetica e oggi invece privilegia il testo e l’essenzialità. Comunque quando sono in tour cerco sempre di trarre, dal posto in cui mi trovo, emozioni che mi diano nuovi input, cerco quei “lumi nel buio” nel corso del sentiero. In ogni caso sì, credo che a Catania oggi ci sia buona musica, come da sempre, e ciò può essere abbastanza stimolante per tutti».

Dal 2003 al 2012 hai pubblicato quattro album. Tra tutti questi lavori discografici quali sono gli elementi costanti e quali le novità?

«Beh, come ho già detto, in questi anni c’è stata e c’è un’evoluzione in me e dunque nella mia musica, tuttavia i miei lavori sono tutti accomunati tra loro, anche se ognuno di essi ha delle caratteristiche specifiche che li distingue dagli altri. A mio avviso il primo album è quello che definirei come il più sperimentale, quello da “salto nel buio”, dove dominavano la malinconia e l’intimismo più profondo. Il secondo è quello in cui risalta maggiormente la componente cantautoriale, dove si risente maggiormente dell’influsso di artisti come Springsteen e Nick Drake; il terzo lo definirei “da studio”, si tratta infatti di una produzione elegante in cui è cominciata l’evoluzione, in cui mi sono concentrato a far emergere il lato positivo; l’ultimo è quello più chiaramente ascrivibile al songwriting americano. Il leitmotiv che unisce simbolicamente questi lavori è l’intimismo».

Terje Nordgarden: il Cantautore che Venne dal Freddo

Quale immagine useresti per descrivere la tua musica?

«Sicuramente, pensando alla musica che faccio, la paragonerei all’orizzonte sul mare che mi suggerisce sospensione, apertura, infinitezza e indefinitezza. Ma anche alla notte così misteriosa, scura, affascinante e magica».

Passiamo ora ad uno dei problemi più gravi che ci affliggono: la crisi mondiale che ha colpito anche il settore dell’arte, della cultura e della musica. Cosa ne pensi?

«Beh inevitabilmente la crisi c’è e si sente, si vendono pochi cd a causa della larga distribuzione della musica su Internet che da un lato è positiva, in quanto contribuisce a farti conoscere ad un pubblico più vasto, ma in negativo ti affossa perché non fa cogliere i frutti del tuo lavoro. Anche i cachet si sono abbassati. Purtroppo è un problema serio che ci attanaglia, ma io sono convinto che, nonostante ciò, la gente, se vede che lavori con sacrificio e dedizione e che hai creato qualcosa con l’anima, ti apprezza e ti segue venendoti a vedere e comprando i tuoi prodotti; è come lavorare in un asilo come insegnante: molto spesso questo lavoro viene poco apprezzato ma è lo spirito con cui lo fai che ti fa provare soddisfazione e ti spinge ad andare avanti, a non deludere chi con tanto affetto ti segue. Io vado avanti per loro con questo spirito. Il sacrificio a lungo andare sarà ripagato».

 Quali sono i tuoi piani per il futuro?

«Finirò a breve la tournée, poi mi riposerò, ma per i prossimi mesi mi propongo un’impresa quasi “titanica” che consiste nel realizzare tre progetti discografici: il primo sarà un cd basato sui pezzi dei miei live; il secondo è un progetto che mi sta molto a cuore e che forse è quello più stimolante, in quanto vorrei realizzare un disco in italiano in cui rendo omaggio a dieci artisti determinanti nella mia carriera, tra cui il mio amico Paolo Benvegnù e i talentuosi Marta sui Tubi. Il terzo è un altro disco in inglese che magari conterrà un’ulteriore evoluzione rispetto all’ultimo album. Chissà, spero che almeno uno di questi possa essere realizzato».

Terje Nordgarden: il Cantautore che Venne dal Freddo

Infine, essendo diventato da pochissimo padre, volevo chiederti quanto la nascita di tua figlia influenzerà il tuo modo di far musica?

«La nascita di un figlio ti cambia la vita, non so come influenzerà il mio modo di far musica ma sento che già qualcosa sta cambiando. Ho già scritto una canzone per la mia piccola. Mi auguro di essere un buon padre e soprattutto presente; non so ancora definirla, è un’esperienza che sto vivendo e che dunque è ancora in fieri».

Il tempo a nostra disposizione finisce, la birra pure, il Coppola comincia a riempirsi e l’esibizione incalza. Terje mi saluta calorosamente, col suo italiano perfetto. Nordgarden dal vivo è proprio coinvolgente: la sua voce è chiara e limpida, la presenza scenica è quella propria di un artista vissuto, abituato a stare sul palco. In questa fredda sera invernale un norvegese con le sue parole, la sua musica e i suoi testi ci ha scaldato il cuore ed ha arricchito di nuove sfumature l’anima musicale della nostra città.

Le fotografie scattate al Teatro Coppola di Catania sono di Sabrina Portale


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