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Un racconto di Gianluca Mercadante..

Creato il 12 luglio 2011 da Gianpaolotorres

Un racconto di Gianluca Mercadante..

+Una questione di precedenza etica+

(Per dovere di contestualizzazione, apro una parente e subito la richiudo, come scriveva il buon Tiziano Sclavi, alle volte, nella posta di “Dylan Dog”. Oddio, magari lo scrive tuttora, Sclavi, è che non leggo più “Dylan Dog” dalle parti del numero 180, o giù di lì. Ma non sono le mie letture personali, il punto. Il punto, semmai, nella fattispecie di questa parentesi, sono i miei libri. Quelli col mio nome in copertina. Li ho presentati presso librerie di catena – Giunti, Feltrinelli, Mondadori e compagnia bella – e devo ammettere che me ne sono sempre abbastanza pentito, preferendo l’attenzione anche personale delle piccole librerie, le oggi cosiddette “indipendenti”, dove resiste, in maniera assai stoica, una singolare specie di librai. Pare che leggano sul serio i libri che poi vendono. Gente strana, nevvero? Ebbene, in quei luoghi è perciò possibile trovare il titolo e l’autore sconosciuto, messo sul banco tra l’ultimo “Harry Potter” e la duecentoventiquattresima ristampa di “Cotto e Mangiato”. Tuttavia, e qui vengo finalmente a toccare ’sto benedetto punto, qualche volta il dialogo è difficile perfino con questo genere di figure professionali, se ti muovi nel circuito editoriale underground. Ho avuto a tale proposito scambi di pareri piuttosto imbarazzanti. Per pietà mia, loro e vostra, mi limiterò a trascrivere con estrema fedeltà una soltanto delle svariate quanto miserabili conversazioni che ho dovuto sostenere, allo scopo di permettere al mio lavoro di esistere. Perché è soltanto fra le mani di un lettore che un libro prende vita, altrimenti diventa un libro fermo. E un libro fermo è un libro morto. Amen.)

 - Libreria Ignota, buongiorno. –

- Ehm… buongiorno. È lei il titolare? –

- Sì, sono io, con chi parlo? –

- Mi chiamo Gianluca Mercadante. Non ci conosciamo personalmente, sono uno scrittore. –

- Capisco. In cosa posso esserle utile? Qualora voglia accertarsi se abbiamo in casa il suo libro o meno, la risposta è no. –

- Lo immaginavo già. –

- Bene. Dunque, per quale altro motivo chiama? –

- Ho visitato il sito della vostra libreria e ho notato che organizzate diverse presentazioni con gli autori. Mi sono chiesto se potrei presentare il mio ultimo libro lì da voi. –

- Il suo ultimo libro?… E quanti ne ha scritti? –

- Per l’esattezza, sei, ma in commercio se ne trovano solo quattro: il primo è andato esaurito, era un “Millelire” di Stampa Alternativa…-

- A-ha. –

- …e un altro non ha mai avuto una distribuzione, è stato pubblicato su iniziativa di un asilo nido. –

- Un asilo nido avrebbe dato alle stampe un suo testo?… –

- Sì. Una fiaba per bambini. –

- Una fiaba per bambini… –

- Illustrata. Su carta patinata. –

- Una bella spesa, immagino. –

- Non saprei, guardi, alle spese ha provveduto l’asilo nido stesso. –

- Ma non mi dica… –

- Senta, parliamoci chiaro: se non le interessa, io avrei… –

- No, no, la prego, non fraintenda. È che io non so chi sia, lei, non l’ho mai sentita nominare. È almeno di queste parti? Potremmo incontrarci di persona e discuterne a quattr’occhi. –

- No, abito a Vercelli. –

- Vercelli?!… –

- Sì, Vercelli. –

- Ah. –

- Se ne stupisce? –

- Francamente, sì. Cosa la spinge a presentare il suo ultimo libro così lontano da casa? Non può presentarlo lì? Invita un po’ di amici e fate il tutto esaurito. –

- Con i miei amici vado a berci una birra. Li posso ospitare a casa mia per un brindisi, se proprio voglio festeggiare l’uscita di un mio libro. Io con gli amici non ci lavoro. –

- Se per lei presentare un libro è un lavoro, mi creda: stia a Vercelli. Non voglio illuderla. Chi pensa possa venire a sentirla, qui? –

- I suoi clienti, per esempio. –

- I miei clienti?! Questa è bella!… Davvero lei pensa che io possa mettermi a farle da P.R. in attesa della sua epifania abruzzese? Io qui ci lavoro. –

- Lavora coi libri, però, o sbaglio? –

- Senta, sarò sincero: lei non è famoso. È questo il problema. –

- Ne sono convinto. E, grazie a gente del suo stampo, tale problema resterà irrisolvibile. –

- Adesso non sia offensivo. –

- Ci mancherebbe. Anzi, posso farle una domanda? –

- Prego. –

- L’autore Rocco Gaglione, che avete presentato la scorsa settimana, non l’ho mai sentito nominare nemmeno io, che pure lavoro per un giornale piuttosto noto. –

- E quale sarebbe, questo “giornale piuttosto noto”? –

- Dovrebbe conoscerci assai bene, dato il mestiere che esercita. Scrivo per “Pulp”. –

- Ah. –

- Dal 1998. Come si leggerebbe sull’insegna di qualche birreria storica. –

- … –

- Riceviamo ogni settimana, ogni giorno, informativi di qualsiasi tipo, ma di questo splendido romanziere, da voi presentato meno di una decina di giorni fa, ripeto, non ci è arrivata notizia. Come mai? Sono sicuro che se qualcuno di noi si fosse interessato per tempo al lavoro del signor Gaglione, un lettore della nostra rivista sarebbe senz’altro venuto di sua sponte a udire le verità profonde enunciate dalla sua sublime bocca, in carne, denti e saliva. Invece? –

- Invece cosa? –

- Invece il signor Gaglione avrà portato seco i suoi amici. Che gli hanno comprato in massa il pur corposo, e sicuramente autofinanziato, volume. Chi è l’editore, a proposito? Confesso di non conoscere affatto le edizioni Selva Oscura. –

- Sono una tipografia di qui. –

- Ah, che grande notizia! Suppongo che le edizioni-barra-tipografia Selva Oscura mettano a disposizione dei loro promettenti autori un ufficio stampa, mi permetta la terminologia tecnica, coi controcoglioni. Eppure nessuno in redazione ha ricevuto schede/libro dalle edizioni Selva Oscura. C’è da chiedersene quanto meno le ragioni. Sa, è un mistero insondabile, per me che scrivo da anni e non ho mai versato un centesimo di tasca mia per essere pubblicato. Ciò nonostante, i miei editori un ufficio stampa ce l’hanno eccome. –

- Per quali editori ha pubblicato, lei? –

- Risponda prima alla mia domanda, per cortesia. È una questione di precedenza etica. –

- … –

- Pronto? È ancora lì?… –

- Sì, certo. –

- E quindi? –

- E quindi le spiego per filo e per segno com’è andata: le edizioni-barra-tipografia Selva Oscura, per dirlo alla sua maniera, sono soprattutto una tipografia e basta. Possono giusto mettere il codice a barre sul volume, se il committente lo esige, ma la cosa finisce lì. Non hanno un ufficio stampa, né tanto meno un canale di distribuzione. –

- Grazie per l’ovvio chiarimento. –

- Si figuri, ma non ho finito: da librario, e da lettore, credo sia sacrosanto aiutare almeno gli autori locali ad emergere nella colossale offerta delle major. –

- Assolutamente d’accordo. E con gli autori non-autoctoni, come vi comportate? Non mi pare votiate Lega, da quelle parti. –

- Non buttiamola in politica, per cortesia. –

- Non la butto in politica, dovrebbe però farmi il favore di spiegarmi per quale motivo il signor Rocco Gaglione può presentare senza tante storie un suo libro da voi, portandosi appresso i compagni di merenda, e un Mercadante qualunque, che se ne parte da quel di Vercelli a spese proprie e confidando nella vostra professionalità, non possa fare altrettanto. –

- Gliel’ho già spiegato, signor Mercadante. –

- Ah, sì, dimenticavo. Ha ragione. I miei compagni di merenda dubito mi seguirebbero fin lì. Mica per cattiveria, sia chiaro, ma sa com’è: hanno tutti la loro vita. Dovrò mettermi a cercare amici in zona tramite FaceBook. A seconda di dove intendo presentare il mio libro, mi muovo d’anticipo con le richieste. Chissà che funzioni. –

- Ecco, potrebbe fare così. Mi sembra un’ottima soluzione. –

- Già. Bene. È stato istruttivo e incoraggiante chiacchierare con lei, signor… signor? –

- Rocco. –

- Rocco? –

- Rocco Gaglione. E non sono un mio omonimo. –

- Ah. –

- C’è altro? –

- Ehm… no, grazie. Se passo da quelle parti, magari faccio un salto a trovarla. –

- Quando lo desidera. –

- Ma senta… –

- Mi dica. –

- Nel caso: poi me la firma una copia del suo libro? –

 

http://www.gianlucamercadante.com/wordpress/

fine

 


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