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Creato il 28 novembre 2015 da Filmedvd

Torino Film Festival 2015: il gran finale di "Arabian nights" e i film del giorno 7

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Il Festival di Torino 2015 si avvia alle battute finali con le ultime giornate di proiezioni. La settima giornata si è inaugurata con il "Volume 3" di Arabian nights di Miguel Gomes, terza e ultima parte dell'opera fluviale firmata dal regista portoghese. La principessa Sherazade continua a raccontare storie al suo re pur essendo conscia del proprio destino. Gomes riprende un tono quasi magico e fuori dal tempo quando sposta l'azione verso la sua protagonista femminile e la sue avventure, sospese in un'epoca senza tempo eppure vivida di sentimento.

Purtroppo, dopo un primo atto dedicato a Sherazade, il "Volume 3" dedica quasi tutta la sua durata al racconto di vita di alcuni allevatori di fringuelli che si stanno preparando a un torneo. Verboso e pleonastico, forse l'ultimo capitolo risulta il meno compatto del trittico, ma non inficia la bellezza di un'opera tripartita dal grande fascino visivo e narrativo, capace di esplorare più toni, abile nel trasmettere allo spettatore il senso di un'epica importante ma dal sapore leggero. Opera stratificata che guarda al passato e al presente, parla della crisi sociale e della perdita di valori umani, Arabian nights è una sorta di elegia piena d'incanto.

È passato a Torino anche The wave di Roar Uthaug, disaster-movie e campione d'incassi norvegese, candidato all'Oscar come miglior film straniero per il paese scandinavo. A seguito di una frana, una gigantesca onda si abbatte su una cittadina della Norvegia; una famiglia tenterà di salvarsi prima che sia troppo tardi. Difficile chiedere molto a un film che è solo spettacolare, penalizzato però da uno script stiracchiato e personaggi ai massimi dello stereotipo. Giornata conclusa con il polar francese La résistance de l'air di Fred Grivois, storia di un uomo che per necessità di denaro inizia a lavorare come sicario. Girato con perizia e immerso in tonalità plumbee, il film è però un apologo morale vagamente sciatto, che non innova la banale questione etica che avvolge il protagonista e sul confine tra giusto e sbagliato.

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