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10 cose che non sai su Murakami

Creato il 05 settembre 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

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Tutti noi, quando scriviamo un racconto, un romanzo o anche solo una storia, abbiamo bisogno della nostra tecnica per raggiungere la giusta armonia con la scrittura. C’è chi ha bisogno di aprire una finestra e sentire l’aria sulla pelle; chi ascolta musica e si lascia ispirare dai brani per il ritmo del racconto; chi ha bisogno di avere un bicchiere d’acqua e la scrivania incasinata e piena di fogli e appunti. Nonostante i modi diversi per trovare il giusto equilibrio con la nostra fantasia, siamo accomunati dal desiderio di lasciarci dietro qualcosa di noi, e lasciare scritto il nostro passaggio, dando vita a personaggi che – sotto sotto – rappresentano ciò che desideriamo davvero. Così, come noi, anche Haruki Murakami ci svela qualche curiosità legata alla scrittura. Si tratta di uno scrittore introverso, attento a rimanere lontano dalle telecamere, e per questo si sa poco di questo autore giapponese vincitore del premio Yomiuri grazie a “L’uccello che girava le viti del tempo”. Fortunatamente, però, all’ Edinburgh International Book Festival è stato colto in un momento di debolezza, e pare che si sia lasciato andare in una intervista di John Mullan, professore all’University Collage di Londra e responsabile della rubrica letteraria del Guardian.

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Se siete curiosi di sapere qualche cosa in più riguardo a Murakami - di cui sicuramente avrete sentito parlare e magari letto qualche romanzo – siete nell’articolo giusto! Ecco qualche curiosità emersa durante l’intervista:

1. Non mi sento a mio agio nello scrivere in terza persona: è come guardare dall’alto in basso i miei personaggi. Preferisco stare allo stesso livello, con la prima persona. È più democratico!

2. Toru Okada [il protagonista de L’uccello che girava le viti del mondo] è il mio eroe. Quando ero più giovane volevo essere proprio come lui, una persona calma che vive una vita tranquilla. Ma ancora non ci sono riuscito.

3. Quando scrivo un romanzo ci metto uno o due anni, e scrivendo ogni giorno… mi stanco! Devo quindi aprire la finestra e prendere aria fresca. Così scrivo altre linee narrative nella stessa storia, per rilassarmi, per divertirmi. Sperando che anche i lettori si possano divertire altrettanto.

4. Di solito non mi piace scrivere di violenza o abusi sessuali, ma capita di doverlo fare per amore della trama.

5. Non ho la minima idea di cosa possa venire fuori quando inizio a scrivere. È divertente! Ogni giorno non so cosa andrò a scrivere: mi alzo, vado alla scrivania, accendo il computer e dico a me stesso: allora, cosa succederà oggi?

6. Sono ossessionato dal bene. E dall’elefante. Dal frigorifero. Dal gatto. E dallo stirare. Non so spiegare perché.

7. Quando scrivo romanzi ho bisogno di musica, e le canzoni arrivano in automatico. Ho imparato molte cose dalla musica: l’armonia, il ritmo, l’improvvisazione. Il ritmo in particolare è importante, ne ho bisogno per mantenere l’attenzione del lettore.

8. Quali sono i lati positivi di essere un romanziere? Non devo fare il pendolare, non ci sono riunioni e non ho capi.

9. [Parlando di un episodio che accade al protagonista de L’uccello che girava le viti del mondo] Stare seduto sul fondo di un pozzo è il sogno della mia vita. Un sogno diventato realtà. Ho pensato: è divertente scrivere un romanzo, puoi fare quello che ti pare! Così l’ho realizzato: posso sedermi in fondo a un pozzo, isolato… fantastico!

10. Non ho mai scritto e non ho intenzione di scrivere di personaggi tristi.

Vi siete ritrovati? Avete sorriso leggendo il punto sei e avete rosicato leggendo il punto otto? Evidentemente non siamo così diversi. Scrittori, lettori, o entrambi.

Fonte: Panorama



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