Aprile, dolce dormire: quanta verità in queste tre parole. Il mese è volato via, letteralmente, lasciandosi alle spalle pochissime letture che si traducono, come di consueto, in una raccolta di incipit. Che vi devo dire, stanno capitando un sacco di cose e il tempo a mia disposizione è quello che è – si fa quel che si può, anche se le letture che ho portato avanti non son state troppo d’aiuto, in questo senso.
Il pickup arrugginito si fermò sferragliando e Lauren Huntsman sbatté la testa contro il finestrino, svegliandosi di soprassalto. Strizzò gli occhi più volte, intontita. Aveva la mente disseminata di ricordi frammentari, cocci sparsi che, se solo fosse riuscita a rimettere insieme, avrebbero formato qualcosa di intero, una finestra sulla prima parte della serata. Al momento, invece, quella finestra giaceva in frantumi nel suo cranio pulsante. Ricordava la cacofonia della musica country, le risate sguaiate e i risultati dell’NBA sullo schermo del televisore montato alla parete. Illuminazione fioca. Scaffali con decine di bottiglie dai riflessi verdi, ambrati, neri. Neri.
— Becca Fitzpatrick, Black Ice.
Accarezzò la sua pelle sapendo già che sarebbe stata l’ultima volta. Un minuscolo frammento in fondo al cuore conservava la speranza che l’abbraccio che stava per unirli ancora fosse un modo per tenerla legata a sé. Ma se fino ad allora le sue mani e la sua bocca non erano bastati a convincerla, di certo quella sera le cose non sarebbero state diverse. Dalla finestra si vedevano i pini innevati e la debole luce del tramonto stava morendo lentamente per lasciare spazio alla notte gelata. Rabbrividì e la strinse più forte per godere del calore del suo corpo fremente. Entrò dentro di lei, come aveva fatto per mesi, per anni. La conosceva alla perfezione, eppure ogni volta si sentiva emozionato e innamorato come un ragazzino al primo incontro. In tutto quel tempo però aveva posseduto solo la carne, non i sentimenti.
— Nora Noir, Nella tana del lupo.
Devlin osservò quella ragazza spettrale avvicinarsi. La piuma del suo cappello e i boccoli scuri che le incorniciavano il viso non mostravano il minimo movimento nonostante la brezza: l’aria non la sfiorava, il che significava che probabilmente anche lui non sarebbe stato in grado di toccarla.
«Ho come l’impressione di trovarmi in un sogno, o forse mi sono… smarrita», mormorò.
«Già».
«Mi stavo riposando…», continuò lei indicando alle proprie spalle, poi si accigliò e accennò un timido sorriso, «in quella caverna che sembra svanita. Sto ancora dormendo forse?».
— Melissa Marr, Radiant Shadow.
E queste son state le mie quasi inesistenti letture di aprile. Le vostre, invece? Vi è andata meglio?
Tenete tutto incrociato, questo periodaccio sta per finire e conto di riuscire a riprendere il controllo della mia vita tutta, blog incluso, giusto in tempo per la bella stagione e le letture da ombrellone che verranno!