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10 maggio 2015: La Festa della Mamma

Da Paolo Statuti
Stanisław Wyspiański: Maternità

Stanisław Wyspiański: Maternità

Cara Mamma,

credo che Tu sia in Paradiso, non posso immaginare un posto diverso per Te. Non so se là avete internet e se puoi collegarti con facebook o leggere il mio blog, spero di sì, altrimenti Ti porterò il CD quando ci incontreremo. Oggi ho scelto per Te e per tutte le mamme del mondo tre poesie polacche. Le ho scelte pensando alle parole del grande poeta Leopold Staff:

…il verso che viene dal bardo,

Vestito di suoni e d’arcano,

Sia limpido come uno sguardo,

Sia come una stretta di mano.

Cioè ho scelto poesie semplici e comprensibili per tutte le mamme, quelle meno istruite e quelle più istruite, perché al di là di ogni titolo di studio, il cuore di mamma è già di per sé un diploma di grande valore e di grande merito, più di qualsiasi sudata laurea. Un abbraccio filiale e un augurio speciale da chi ti ricorda con grande affetto e nostalgia, mamma!

Antoni Słonimski (1895-1976)

Sulla strada c’era un albero

Sulla strada c’era un albero,

Un albero chinato sul pantano.

E tutti gli uccelli di quell’albero

Erano volati via lontano.

Tre ad Est, tre ad Ovest,

E il resto verso il meridione,

Lasciando l’albero in preda

Al maltempo e alla fredda stagione.

Dissi a mia madre: “Ascolta,

Se non mi dirai di no,

Con un solo tuo sguardo

In uccello mi trasformerò.

Mi poserò sopra un ramo,

E ondeggiando lieve lieve

Nel gelido canto dell’albero

Sognerò una melodia di neve.”

Disse mia madre: “O mio Dio!”

E pianse tristemente.

“Attento, figlio caro, ti gelerai,

Non essere imprudente.”

“Non piangere, mamma cara,

Basta un lampo fulmineo.

Basta un cenno soltanto,

E io diverrò un uccellino.”

La mamma piange: ”Figlio mio,

Mi si spezza il cuore,

Metti almeno la sciarpa sul collo,

O prenderai un raffreddore.

Ebbene, se proprio lo vuoi,

Diventa pure un uccelletto,

Ma metti almeno le calosce

E in testa un caldo cappelletto.

E un caldo golf invernale

Metti, figlio mio ostinato,

Se non vuoi, o figlio caro,

Finire morto e sotterrato.”

Sollevai le ali, ma che peso!

I miei sforzi furono vani:

Troppe cose mia madre

Mi aveva messo sulle ali.

E guardai triste nei suoi occhi

Di madre, il cui amore materno

Era tale, che non mi permise

Di mutarmi in uccello.

Klemens Oleksik (1918-1992)

A mia madre

Tu sei la donna più onorata del mondo intero.

Al tuo seno mi stringo, io quel bambino che ero.

Ti amo con tutto il cuore, come può esso soltanto,

perché vedo come per me ti solca il viso il pianto.

Le tue mani sono ruvide, chi doveva accarezzarti?

Già da quarant’anni tu ti affatichi per gli altri.

Papà ti corteggiava, eri proprio una bella ragazza.

Oggi assisto al mesto funerale della tua grazia.

Ma non ti affliggere, mia cara, nessun tuo ornamento

potrà rendermi di te più felice e contento.

Le grinze sotto gli occhi sono tutta la tua vita,

io, mamma, con la pena sul viso ti ho scalfita.

Adam Galis (1906-1988)

La visita

Oggi lo so fin dalla mattina.

Il presentimento non m’inganna.

Con l’autobus arriverai, stanca,

per una breve visita, o mamma.

Chiederò: – la salute? Bacio le mani.

Chiederò: – che si dice a casa?

Parleremo a quattr’occhi,

ci nasconderemo molte cose.

Ti è così difficile come un tempo

dire: – vieni da me, figliolo.

Pensi: è cresciuto, è più alto di me,

e io gli tolgo il riposo.

E’ difficile parlare di amore.

Come dire alla madre: – mammina!

Quasi un estraneo. Sono già 23 anni,

quando nel sangue m’hai generato.

Perciò parliamo di bucato e di affitto,

e degli altri conti da regolare.

Finché non termina la tua visita

e arriva l’ora crepuscolare.

Andiamo insieme. I tuoi pacchi

io porto rattristato e muto.

Termina la tua visita, o madre,

ti scriverò e ti dirò tutto.

L’autobus fugge nell’oscurità.

Ritorno sulla strada luccicante.

Aspetta, ingrato, non potevi almeno una volta

stringerla al cuore un solo istante?!

(C) by Paolo Statuti



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