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Creato il 14 giugno 2014 da Malvino
La cosiddetta personalizzazione della politica è vecchia quanto la politica, la cosiddetta morte delle ideologie non ha fatto altro che metterne in evidenza alcuni aspetti che fino ad alcuni decenni fa erano in larga misura mascherati dall’assumere la figura del leader politico come migliore interprete di questa o quella ideologia. Venuta meno l’automatica identificazione di un partito in una posizione ideologica, al leader non è rimasto che interpretare un narrato personale che includesse al meglio le evocazioni dei fattori in grado di surrogare un’appartenenza su altre basi. Diremmo che il simpatetico che fidelizzava i militanti di un partito e gli individui di un corpo elettorale sia stato degradato dal piano etico che l’ideologia aveva la pretesa di rappresentare a quello estetico sul quale la persona del leader oggi pretende di ritagliare l’hortus conclusus di una storia – la sua – come rappresentazione di un’unità di intenti. In altri termini, diremmo che l’appiattimento di un partito sulla persona del proprio leader è la continuazione del culto della personalità con altri mezzi: dalla figura di Augusto, che esprime una visione dell’impero come progetto, si arriva a quella di Eliogabalo, che la immiserisce a performance.A Eliogabalo, tuttavia, occorre rammentare che sarà trucidato, trascinato per strade ribollenti di rabbia, fatto a pezzi e buttato nella Cloaca Maxima. Facesse meno lo stronzetto, anzi, esagerasse, esagerasse pure: se non si è Augusto, non resta altro. 

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