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17/12/2014 - Europa, USA e Cina: obiettivi unilaterali in vista di un obiettivo globale

Creato il 17 dicembre 2014 da Orizzontenergia

di Donatella Bobbio, Claudia Checchi - REF-E

Emissioni storiche e prospettiche

Nel corso degli ultimi venti anni le emissioni globali di gas serra hanno segnato un forte trend di crescita: dal 1990 al 2012 solo la CO2CO2
Gas inodore, incolore e non infiammabile, la cui molecola è formato da un atomo di carbonio legato a due atomi di ossigeno. È uno dei gas più abbondanti nell'atmosfera, fondamentale nei processi vitali delle piante e degli animali (fotosintesi e respirazione).
è aumentata del 50% circa. Unione Europea (UE), Stati Uniti e Cina fin dal 1990 hanno contribuito per oltre la metà delle emissioni mondiali (57% nel 1990, 53% nel 2012).

Il peso delle due aree economicamente più sviluppate si è però progressivamente ridotto, la quota delle emissioni europee di CO2 è passata dal 21% all’11% dal 1990 al 2012, mentre quella delle statunitensi dal 24% al 16%: nel caso dell’UE questo dato è derivato da una riduzione del 15% rispetto al 1990, mentre nel caso degli USA da una moderata crescita (+4%).

Al contempo, lo sviluppo dell’economia asiatica ha impresso una forte accelerazione delle emissioni cinesi, che dal 2000 al 2010 sono aumentate di circa 2.5 volte, da 3.4 GtCO2 a 8.3 GtCO2 (Figura 1).

In prospettiva, secondo la IEA (1) le emissioni globali di CO2 dovrebbero ancora crescere fino a raggiungere 38 GtCO2 nel 2040, anche tenendo conto, oltre che delle politiche e misure per la lotta al cambiamento climatico già adottate dagli Stati a metà 2014, anche delle più rilevanti politiche oggetto di proposta (“New Policy Scenario” presentato dalla IEA nel World Energy Outlook 2014).

Tuttavia, al fine di contenere l’innalzamento delle temperature globali entro i 2°C., secondo le raccomandazioni espresse dal pool di scienziati riuniti nell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), le emissioni globali di CO2 dovrebbero sostanzialmente stabilizzarsi sui livelli attuali entro il 2020, per poi scendere a 19 GtCO2 nel 2040 (“450 Scenario” della IEA)

Rispetto al 1990, occorrerebbe quindi contenere l’aumento delle emissioni globali a circa il 20% nel 2030, per arrivare a una riduzione dell’8% nel 2040, al fine di evitare che il cambiamento climatico determini danni irreversibili sull’ecosistemaecosistema
È l'insieme di tutti gli organismi viventi (animali e vegetali) presenti in un determinato ambiente e delle relazioni che intercorrono tra di loro e tra essi e il sistema fisico circostante.
e sulle attività umane (Figura 2).

Sulla base delle politiche unilaterali già approvate o oggetto di proposta, nei prossimi anni l’UE dovrebbe proseguire nel trend di diminuzione delle emissioni di CO2, mentre gli USA dovrebbero stabilizzare le emissioni nel 2020 per poi iniziare la discesa

Per contenere l’innalzamento delle temperature entro i 2°C., secondo la IEA le due aree dovrebbero però compiere sforzi aggiuntivi, riducendo le emissioni di ulteriori 0.7 GtCO2 nel 2030 e 0.9 GtCO2 nel 2040 (nel caso dell’UE) e di ulteriori 1.5 GtCO2 nel 2030 e 2.2 GtCO2 nel 2040 (nel caso degli USA)

Per quanto riguarda la Cina, sulla base delle policy approvate o proposte a metà 2014, la IEA prevede invece il raggiungimento del livello massimo di emissioni nel 2030 (10.2 GtCO2) e una sostanziale stabilizzazione delle emissioni nel decennio successivo (Figura 3).

Obiettivi unilaterali in vista di un obiettivo globale

La lotta al cambiamento climatico, problema di carattere non locale ma globale, richiederebbe il raggiungimento di un accordo globale di mantenimento delle emissioni di gas serra entro un limite prestabilito.

Tuttavia finora l’unica intesa internazionale vincolante raggiunta è stata il Protocollo di Kyoto, che imponeva agli Stati industrializzati di ridurre del 5% le emissioni di 6 gas serra nel periodo 2008-2012 rispetto al 1990. Nessun vincolo era stato imposto ai paesi emergenti, che non avevano contribuito nel passato alla concentrazione di gas serra nell’atmosferaatmosfera
Involucro di gas e vapori che circonda la Terra, costituito prevalentemente da ossigeno e da azoto, che svolge un ruolo fondamentale per la vita delle specie, perché fa da schermo alle radiazioni ultraviolette provenienti dal Sole. Essa si estende per oltre 1000 km al di sopra della superficie terrestre ed è suddivisa in diversi strati: troposfera (fino a 15-20 chilometri), stratosfera (fino a 50-60 chilometri), ionosfera (fino a 800 chilometri) ed esosfera.
e che dovevano essere lasciati liberi in modo da non compromettere la loro traiettoria di sviluppo.

Per quanto riguarda il periodo successivo al 2012, nonostante la discussione prosegua con alti e bassi da almeno sette anni (molte aspettative erano state riposte nella COP (2) di Copenaghen nel 2009) le emissioni non sono soggette a vincoli determinati a livello internazionale (3).

A ostacolare il raggiungimento di un nuovo accordo interviene la richiesta da parte delle economie avanzate di imporre vincoli alle emissioni anche ai paesi emergenti più industrializzati che, Cina in testa, contribuiscono per larga parte delle emissioni globali e che, se lasciati senza freni, potrebbero vanificare gli sforzi compiuti dalle economie industrializzate; peraltro la presenza di vincoli asimmetrici deteriorerebbe la competitività delle industrie localizzate in paesi soggetti a vincoli.

Al momento attuale la lotta al cambiamento climatico procede quindi su iniziativa unilaterale degli Stati che possono decidere di fissare internamente obiettivi di contenimento o abbattimento delle emissioni. In questo quadro l’Unione Europea è stata precorritrice, fissando obiettivi sfidanti di abbattimento delle emissioni entro il 2020 (-20% rispetto al 1990), accanto a obiettivi di consumo di energiaenergia
Fisicamente parlando, l'energia è definita come la capacità di un corpo di compiere lavoro e le forme in cui essa può presentarsi sono molteplici a livello macroscopico o a livello atomico. L'unità di misura derivata del Sistema Internazionale è il joule (simbolo J)
da fonte rinnovabile e di efficienza energeticaefficienza energetica
Con questi termini si intendono i miglioramenti che si possono apportare alla tecnologia per produrre gli stessi beni e servizi utilizzando meno energia, con conseguente riduzione dell' impatto ambientale e dei costi associati.
che dovrebbero contribuire a raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni.

Il passo in avanti più significativo a livello internazionale nel corso degli ultimi anni è stato raggiunto nel 2011 nella COP di Durban, quando gli Stati (sia avanzati che emergenti) si sono posti un tempo limite (COP 2015 a Parigi) entro il quale raggiungere un accordo globale vincolante.

Da allora il processo è proseguito timidamente, con l’Unione Europea che intendeva fare degli obiettivi interni una moneta di scambioscambio
Scambio tra energia elettrica immessa ed energia elettrica prelevata, nel caso in cui l'immissione e il prelievo avvengono in momenti differenti.
al tavolo della trattativa internazionale e gli altri paesi che sembravano stare a guardare.

In questo contesto, in cui l’Unione Europea sembrava a livello internazionale l’unica vera promotrice della politica di lotta al cambiamento climatico, si è svolta la discussione tra gli Stati Membri per la fissazione degli obiettivi di politica climatica con orizzonte 2030.

Il timore per la competitività dell’industria europea, complice anche la stagnazione dell’economia del vecchio continente, ha portato all’approvazione (Consiglio Europeo del 23 ottobre 2014) di un obiettivo di compromesso (abbattimento delle emissioni del 40% nel 2030 rispetto al 1990), che rappresenta il minimo necessario per rimanere sulla traiettoria per il conseguimento dell’obiettivo indicativo di lunghissimo periodo (riduzione dell’80-95% nel 2050 rispetto al 1990 4); si consideri che a politiche attuali la Commissione Europea prevede in ogni caso una riduzione delle emissioni comunitarie del 32% al 2030. Accanto a questo, è stato fissato un obiettivo di consumo finale lordo da fonti energetiche rinnovabili (FER) del 27%, vincolante ma di difficile implementazione.

L’obiettivo per le FER è vincolante infatti solo a livello comunitario, con la Commissione Europea incaricata di coordinare i piani di azione degli Stati per il conseguimento di questo obiettivo comune. L’obiettivo del 27% delle FER sembra inoltre poco sfidante, dato che a politiche attuali la quota raggiunta nel 2030 dovrebbe raggiungere comunque il 24%.

Infine, è stato fissato un obiettivo solo indicativo di risparmio di energia primariaenergia primaria
Energia riferita direttamente al combustibile impiegato nelle centrali di produzione elettrica. È definita primaria perché deriva direttamente dallae caratteristiche della fonte, così come si trova in natura, senza trasformazioni in nessun'altra forma.
del 27% (la proposta iniziale della Commissione Europea in materia di efficienza energetica era del 30%).

L’accordo tra Cina e Stati Uniti per il contenimento delle emissioni dei due Stati, reso pubblico lo scorso novembre, potrebbe tuttavia mutare lo scenario in vista dell’accordo di Parigi. Si tratta infatti di impegni non vincolanti e non particolarmente sfidanti, ma che pongono le due superpotenze in un ruolo attivo al tavolo delle trattative internazionali.

In particolare, gli Stati Uniti si sono impegnati a ridurre le emissioni del 26-28% nel 2025 rispetto al 2005. L’anno base non è stato scelto a caso (il 2005 rappresenta uno degli anni di massimo storico delle emissioni statunitensi), tuttavia questo rappresenta il primo impegno assunto dal Governo statunitense con orizzonte post 2020.

La Cina si è invece impegnata a raggiungere il picco delle emissioni nel 2030: anche in questo caso lo sforzo assunto è contenuto (come ha evidenziato la IEA, le politiche approvate e proposte a metà 2014 dovrebbero essere già sufficienti a conseguire questo obiettivo), tuttavia rappresenta un segnale importante in quanto è la prima volta che un paese emergente pone un vincolo alla dinamica delle proprie emissioni, accettando quindi un limite al modello di sviluppo finora perseguito.

Inoltre, la Cina ha promesso di coprire al 2030 almeno il 20% del consumo di energia primaria da fonti a zero emissionizero emissioni
Obiettivo che si sono posti numerosi governi per la riduzione delle emissioni derivanti dai processi produttivi. Questo è possibile attraverso azioni di risparmio energetico e di miglioramento delle efficienza dei processi. Un esempio potrebbe essere l'instaurazione di un ciclo virtuoso per cui i rifiuti e le scorie di un'industria divengono materia prima per un'altra, valorizzando così tutte le risorse coinvolte. 
e per raggiungere questo obiettivo dovrebbe investire nella costruzione di ulteriori 800-1000 GW di capacità da fonti rinnovabilifonti rinnovabili
Una risorsa è detta rinnovabile se, una volta utilizzata, è in grado di rigenerarsi attraverso un processo naturale in tempistiche paragonabili con le tempistiche di utilizzo da parte dell'uomo. Sono considerate quindi risorse rinnovabili:
- il sole
- il vento
- l'acqua
- la geotermia
- le biomasse
e nuclearenucleare
Forma di energia derivante dai processi che coinvolgono i nuclei atomici (fissione e fusione).
.

Fig. 1, 2, 3 GME

Obiettivi influenzati dall’opinione pubblica e dal mix energetico interno

Le tre economie che contribuiscono per oltre la metà delle emissioni globali hanno quindi oggi presentato i loro obiettivi unilaterali in materia di lotta al cambiamento climatico (Tabella 1) e avranno un anno di tempo per far valere questi impegni in sede di trattativa internazionale in vista della COP di Parigi.

Tabella 1 GME

Per tutte le aree succitate, la scelta della portata degli obiettivi ha risentito del ruolo dell’opinione pubblica interna.

In Europa una parte di essa e delle istituzioni, da sempre più attente ai problemi ambientali, avrebbe auspicato obiettivi più ambiziosi, ma si è dovuta scontrare con i timori di settori dell’industria sulla competitività e sulla perdita di risorse legata alla stagnazione economica, oltre che con la posizione di alcuni Stati (Polonia in testa) dipendenti ancora per larga parte dal carbonecarbone
Il carbone è una roccia sedimentaria composta prevalentemente da carbonio, idrogeno e ossigeno. La sua origine, risalente a circa 300 milioni di anni fa, deriva dal deposito e dalla stratificazione di vegetali preistorici originariamente accumulatisi nelle paludi. Questo materiale organico nel corso delle ere geologiche ha subito delle trasformazioni chimico-fisiche sotto alte temperature e pressioni. Attraverso il lungo processo di carbonizzazione questo fossile può evolvere dallo stato di torba a quello di antracite, assumendo differenti caratteristiche che ne determinano il campo d'impiego.
I carboni di formazione relativamente più recente (ovvero di basso rango) sono caratterizzati da un'elevata umidità e da un minore contenuto di carbonio, quindi sono 'energeticamente' più poveri, mentre quelli di rango più elevato hanno al contrario umidità minore e maggiore contenuto di carbonio.
e per i quali una riconversione verso tecnologie green potrebbe risultare più costosa. La fissazione dei target ambientali 2030 è stata inoltre accompagnata da concessioni a favore degli Stati con economia più debole (di fatto i paesi dell’Europea dell’Est), che dovranno sostenere oneri inferiori per centrare l’obiettivo di abbattimento delle emissioni.

In particolare per quanto riguarda il meccanismo ETS (emission tradingtrading
Attività di acquisto e/o di vendita di prodotti (materie prime o commodities) sui mercati internazionali.
scheme
) che regola le emissioni del settore termoelettrico e dell’industria pesante, sono previsti, per gli Stati con PIL pro capite inferiore al 60% della media UE, la possibilità di continuare a assegnare quote gratuite al settore termoelettrico fino al 2030 e l’istituzione di una riserva di quote per investimenti aggiuntivi in efficienza energetica e ammodernamento del sistema elettrico.

Inoltre, il 10% delle quote messe all’asta (quindi il 10% dei proventi), sarà redistribuito tra i soli Stati con PIL pro capite inferiore al 90% della media UE, mentre la parte restante delle quote ad asta sarà redistribuita tra tutti gli Stati in proporzione alle emissioni verificate.

Per quanto riguarda Stati Uniti e Cina, l’opinione pubblica interna ha favorito la fissazione degli obiettivi, seppure poco sfidanti. Negli Stati Uniti Obama aveva bisogno di dare un segnale forte ai suoi elettori dopo l’insuccesso della sua politica ambientale alla COP di Copenaghen e dopo la sconfitta alle elezioni di mid-term.

Il Governo cinese deve invece affrontare il peso crescente della classe media sempre più scontenta degli elevatissimi livelli di inquinamento, oltre che le difficoltà dell’industria del fotovoltaico che ha scorte invendute a causa tra l’altro del cambio di rotta della politica di incentivazione del  fotovoltaico in Europa.

D’altra parte, in Europa, USA e Cina, per l’industria (almeno quella pesante) è ormai consuetudine operare in un regime di vincoli alle proprie emissioni di gas serra, essendo stati istituiti meccanismi di assegnazione e scambio dei permessi di emissioneemissione
Qualsiasi sostanza solida, liquida o gassosa introdotta nell'atmosfera a seguito di processi naturali o antropogenici, che produce direttamente o indirettamente un impatto sull'ambiente.
a livello comunitario (nell’UE) o quantomeno regionale (negli USA e in Cina).

Ne discende che la fissazione di obiettivi unilaterali è accettata con relativa facilità dagli operatori industriali. Nelle tre aree inoltre gli impegni assunti riflettono la struttura del mix energetico.

In Europa, la scelta di fissare un obiettivo vincolante di penetrazione delle fonti rinnovabili accanto all’obiettivo di abbattimento delle emissioni è il risultato del compromesso tra gli Stati (come la Germania) che hanno deciso di investire nella filiera nazionale dell’industria green e gli Stati (come il Regno Unito) che intendono realizzare una parte significativa dell’abbattimento delle emissioni attraverso lo switch da centrali a carbone a centrali a gas.

In Cina, dove il fortissimo peso del carbone per la generazione termoelettrica e per il riscaldamento rappresenta la principale causa di inquinamento, lo sviluppo di nuova capacità a zero emissioni risulta indispensabile per affrontare il problema dell’inquinamento locale, oltre che per sostenere le filiere nazionali, e spiega la scelta del Governo cinese di assumere impegni anche per la penetrazione delle fonti rinnovabili e del nucleare.

L’accordo recentemente annunciato per la fornitura di gas naturalegas naturale
Idrocarburo che ha un'origine simile al petrolio, che si forma a partire dalla decomposizione anaerobica (cioè in assenza di ossigeno (O2) di microorganismi, attraverso processi biologici avvenuti nel corso delle ere geologiche. La composizione del gas naturale varia notevolmente a seconda del sito di formazione, ma in genere presenta un'alta percentuale di metano (dal 70 al 95 %), anidride carbonica (CO2), azoto (N2) e idrogeno solforato (H2S).
dalla Russia alla Cina, sebbene con orizzonte di lungo periodo, lascia in ogni caso intendere che anche lo spostamento del mix energetico a favore di un maggiore peso del gas naturale rispetto a quello del carbone giocherà un ruolo importante per il contenimento delle emissioni del paese asiatico. Infine, negli Stati Uniti, dove il recente sviluppo dello shale gas dovrebbe consentire di abbattere le emissioni a costi relativamente contenuti rimpiazzando il carbone con il gas naturale, il Governo ha preferito non assumere alcun impegno per lo sviluppo della generazione da fonti rinnovabili.

Quale ruolo per l’Europa in vista della COP di Parigi?

L’annuncio di obiettivi di abbattimento delle emissioni da parte dei tre principali emettitori mondiali dovrebbe avere un effetto trascinamento anche per altri paesi più restii ad assumere obiettivi di politica ambientale e quindi dovrebbe avere un effetto potenzialmente positivo in vista del raggiungimento di un accordo globale a Parigi, fortemente auspicato dall’UE.

Tuttavia, l’annuncio a sorpresa di un accordo tra Stati Uniti e Cina su questi temi potrebbe porre questi ultimi in una posizione di forza al tavolo delle trattative internazionali, rischiando di indebolire il ruolo di leadership nelle trattative finora assunto dall’UE, sebbene gli impegni assunti siano sicuramente meno sfidanti di quelli assunti dall’Europa.

L’asimmetria della portata degli obiettivi europei rispetto a quelli di Stati Uniti e Cina potrebbe inoltre esporre ancora l’industria europea a rischi di perdita di competitività. Il gioco di forza che si svilupperà tra le principali economie in vista della COP di Parigi sembra quindi al momento quanto mai delicato.

In ogni caso per tutte le aree analizzate, all’annuncio degli obiettivi dovrà ora seguire il disegno e l’implementazione di politiche idonee. Dalle scelte politiche in particolare discenderà lo sforzo richiesto ai diversi settori, al momento incerto nonostante siano stati in alcuni casi fissati obiettivi anche per lo sviluppo della generazione rinnovabile o nucleare.

I meccanismi di mercato (in particolare i meccanismi ETS di assegnazione e scambio di permessi di emissione) sono al momento gli strumenti privilegiati,. In questo senso molti degli effetti per l’Europa dei nuovi obiettivi saranno più chiari a valle dell’attesa riforma del meccanismo ETS, che con tutta probabilità sarà influenzata proprio dai risultati della COP di Parigi.


(1) International Energy Agency.
(2) Conference of Parties, si tratta del meeting annuale istituito nell’ambito dell’UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change) per la discussione a livello internazionale degli obiettivi e delle politiche per la lotta al cambiamento climatico.
(3) In realtà nella COP di Durban del 2011 è stato approvato Kyoto2 per la riduzione delle emissioni nel periodo 2013-2020, a cui però hanno aderito solo l’Unione Europea e pochi altri Stati già strettamente coinvolti nella politica ambientale dell’UE (Norvegia, Svizzera) e che quindi si configura come un accordo regionale piuttosto che globale.
(4) Roadmap 2050.



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