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2° Puntata – MARCO E’ UN ASSASSINO MA VOLEVA SOLO VEDERE IL MARE

Da Maxdejavu
Max Dejavù

Max Dejavù

[...]

Marianna vince e sposa il suo bell’Antonio, ufficiale della Guardia di Finanza, mette su famiglia e si trasferisce a vivere non molto lontano dalla villa di famiglia.

Seguono pressoché a ruota gli altri fratelli lasciando sempre più vuota la casa.
Rendendo sempre più grandi quegli spazi immensi tra le mura e il cuore di Marco.
Marco cresce e continua a sospirare. C’è sempre più spazio per Marco, in quella villa sempre più desolata. Più aumentano gli spazi e più Marco si rinchiude nel suo angolo.

Passa un po’ di tempo e viene inserito in una comunità di ragazzi con i problemi più disparati. Ci sono ragazzi Down e ragazzi con gravi sintomi di schizofrenia. Ci sono uomini e donne “strani” dice lui e molti educatori.
Marco si trova a condividere una vita diversa che non gli appartiene ma che gli piace.
Gli piace tremendamente. Si fa amici e amiche per quanto lui possa avere coscienza di cosa siano gli amici.
Inizia a fare pranzi, cene e uscite escursionistiche con tutta compagnia.
Marco ora ha uno scopo, uno scopo che dura poco però. Si innamora di Isabella ed Isabella, dal canto suo, contraccambia questo amore.
Ma Marco e Isabella non sono persone “normali“, non possono avere una vita sentimentale. Cosa direbbe il mondo di un amore così diverso.
Marco ha sempre i suoi attacchi epilettici, non si può gestire da solo, non è in grado di farlo e mai lo sarà.
Mario e Clara decidono di vietargli il centro. A malincuore ma gli proibito di tornarci. Chiudono il grosso cancello della villa e fanno sparire la chiave. Inoltre, glielo vietano nella maniera più semplice che conoscono: non lo accompagnano più.
Marco è distrutto. Il suo cuore a pezzi perché Marco ha un cuore, prova dei sentimenti e come tutti gli uomini ha delle pulsioni sessuali. Marco vuole la sua Isabella.
Marco e Isabella iniziano a sentirsi telefonicamente ma anche questa via viene implacabilmente chiusa. Telefono staccato e spina strappata dal filo.
Marco è confinato dentro se stesso. Non c’è cosa peggiore che vivere come se si fosse morti.
Mario e Clara gli vietano ogni ulteriore protesta ma Marco non demorde e scappa di casa.
E’ solo, in balia di un mondo che non conosce più o che forse non ha mai conosciuto.
Vagabondeggia per due giorni fino a quando lo trova la polizia abbandonato, infreddolito e disperato in mezzo alle campagne non molto lontane dalla tenuta di famiglia.

Marco torna a casa, svilito e annientato. Isabella non gli è passata di mente ma ha scoperto di avere un limite insormontabile, quel mondo la fuori non è il suo mondo. Quel mondo vasto e sconfinato non gli appartiene, a lui non è stato spiegato. Gli è stato solo vietato. Nessuno lo ha mai preparato.
Si rassegna e va avanti… o semplicemente sta, dove gli hanno detto di stare.

I fratelli sposati ora mettono su famiglia e figli.
I nipoti di Marco vanno sempre più spesso a trovare i nonni Mario e Clara.
Marco ascolta i loro racconti e sogna quel mondo esterno.
I nipoti crescono e i fratelli di Marco, appassionati di pesca, decidono di insegnare loro l’arte della canna. Portano anche Marco.
Lui entusiasta si butta in questa nuova passione che diventa piano piano una ossessione, la sua unica valvola di sfogo. Si compra compulsivamente tutta l’attrezzatura. Canne, mulinelli, lenze, esche. Marco dedica anima e corpo a questo nuovo mondo ma è il solito mondo effimero. Una cometa di passaggio nel cielo scuro.
I fratelli di Marco si stancano, lavorano, hanno famiglia e non possono dedicare tutto quel tempo alla pesca.
Marco viene abbandonato nuovamente.
Ancora una volta inesorabilmente solo. Lasciato dai fratelli. Gli stessi fratelli che un tempo lo proteggevano attivamente “ora hanno altri pensieri” gli spiega Clara “Ora hanno i bambini, lavorano sono stanchi, non hanno tempo da perdere con le sciocchezze. Se vuoi mangiare pesce basta andarlo a comprare, non possiamo mica perdere tutto questo tempo per quattro spigole”
Ma per Marco la pesca non è una sciocchezza. E’ tutto ciò che ha.
Era un mondo diverso, un mondo dove anche lui aveva le capacità per vincere. Lui contro i pesci, lui contro i fratelli. Lui tra l’altro, era anche molto bravo o solo molto fortunato ma comunque era quel “molto di più” rispetto ai fratelli che per una volta nella sua vita lo faceva sentire migliore.

Marco va avanti e i nipoti crescono e portano a casa sua novità che a lui non erano mai passate per la testa. Sono gli anni 90 e Marco, sullo slancio delle novità portate dai nipoti si lascia trascinare da stereo, lettori di musicassette, lettori CD, chitarre, tastiere.
La sua vita ora sembra piena;

Gli anni Passano per tutti, gli attacchi epilettici proseguono e Mario e Clara invecchiano.
Marco nel corso degli ultimi anni ha imparato a navigare sulla rete.
Un mondo terribile e pericoloso, molto più pericoloso di quel temutissimo mondo aldilà delle mura della tenuta.
Marco scopre di poter comunicare comodamente seduto da casa.
Inizia a chattare, inizia a chiacchierare e il suo mondo improvvisamente prende luce.
Conosce” nuove persone non sempre buone e sincere.
Finisce per invaghirsi di tutte quelle “donne” che via mail gli scrivono “ti amo
Gli promettono che se manderà loro i soldi per il biglietto “dalla Russia all’Italia il biglietto è troppo costoso e io voglio unire il nostro amore”. Questo gioco si ripete decine di volte.

I fratelli sono uniti in un coro di opposizione contro i genitori ma nessuno si rende conto che quello che servirebbe a Marco sarebbe l’aria fresca e una quotidianità differente per ogni giorno dell’anno. Uscire dalle mura, uscire da quel torpore, vivere e ancora vivere.
Dopo tante trattative Marco smette di chattare, troppo lunga questa ricerca della donna online, troppo lunga e senza mai un riscontro.
Ci mancava poi la lettera della polizia postale che gli segnalava di essere stato individuato come uno dei responsabili del giro di truffe online.
Nulla da fare, forse vera, forse fasulla, Marco abbandona il web. Troppe preoccupazioni.

I fratelli tutti si scagliano contro i genitori ma chi più o chi meno pensano a coltivare gli interessi propri.
Marianna sempre seduta ai piedi della madre-padrona bisbiglia sottovoce fatti e storie del reame assieme alle altre due sorelle.
Ernesto, sbraita e sbotta che prima o poi capiteranno guai e non ne vuole sapere, Mauro con non pochi sotterfugi si fa passare “accompagnatore” del fratello per garantirsi il posto fisso vicino casa.

Le sorelle intanto litigano per le prime bozze del testamento che prevede che la casa familiare debba rimanere intestata a Marco vita natural-durante! La bozza inoltre prevede che Marianna si occupi come tutrice del fratello ma all’interno delle mura della tenuta familiare.
Un duro colpo per le sorelle che dal canto loro, non vedevano l’ora di mettere le mani su una villa da 2 milioni di euro!

Due milioni di euro e un fratello sul groppone.
Non è importante. Chi ha tempo aspetti tempo e le sorelle e i fratelli di Marco sanno aspettare.
Continuano con un lento e laborioso lavoro sui fianchi dei poveri genitori.
Mario e Clara sono molto anziani oramai e a malapena si reggono in piedi. Può sembrare strano ma Marco, nella sua “diversità” è assolutamente utile; aiuta a cucinare, a stirare, a lavare la biancheria e a stendere il bucato.

Marco è molto attaccato a Claudio, primogenito di Marianna.
Claudio è molto vicino allo zio. Lo aiuta, gli sistema il pc, gli spiega come suonare la chitarra e ci chiacchiera, a lungo.
Ci chiacchiera come non fanno gli altri. Ci parla cercando di scovare qualcosa nel suo profondo.
“Bhe, cosa fai oggi?” chiede Claudio
“Oggi? Cosa faccio oggi? Niente. Ho il pc guasto… quel maledetto!” risponde Marco con tono dimesso
“Non vorrai dire che la colpa è del PC? Sei tu che lo incasini”
“Tze. Qualcuno me lo blocca!” fa cenno che qualcuno ascolta.
“Ma no. Sei tu che stai sempre a frugare. Cosa devi fare dopo?” sminuisce la cosa e continua a parlare a voce alta.
“Nulla. Quello che faccio tutti i giorni” ritorna malinconico
“…”
“Ma io vorrei solo vedere il mare” un bagliore nei suoi occhi
“E perchè non vai? E’ qui a due passi, stai a un chilometro dalla battigia. E’ vicino.”
“Tuo nonno non vuole!” dice, pensa, aggiunge “si preoccupa. Claudio io non sto tanto bene, te ne sei accorto un pò?”
Claudio finge stupore.
“Io non sono – normale – i medici quando sono nato mi hanno rovinato e per quello che sembro un pò strano!” dice lui con fare paterno.
“A me non sembri più strano di tanti altri” risponde Claudio
“Claudio, io vorrei solo vedere il mare come quando ero piccolino e tuo nonno ci portava tutti quanti a giocare sulla sabbia!”
“Chiediglielo”
“Non mi ci accompagna, è anziano!”
“Ti ci porto io?” chiede il ragazzo
“Non ti preoccupare, poi ti faccio fare brutta figura!”

Marco prosegue la sua vita
Solita routine domestica fino a quando un giorno, una settimana, un mese di seguito non accade qualcosa di inspiegabile a livello medico. Un miracolo forse.
Marco si accorge che la scatola delle medicine per le crisi epilettiche è ancora sigillata. Integra.
Papà” grida Marco correndo dal padre.
“Dimmi figlio mio!” risponde il padre.
“Da un mese non prendo le pastiglie e non mi è successo nulla!”
“Meraviglia, sono felice figlio mio… finalmente una bella notizia!”
“Papà” cambia intonazione di voce.
“…”
“Posso andare a vedere il mare?”

Marco va a vedere il mare una volta, una volta ancora per decine di volte. Inizia ad uscire a incontrare gente a vedere e conoscere quel mondo che fino al giorno prima gli era stato vietato.
Ora, vuoi perché le crisi sono terminate, vuoi per la stanchezza dei genitori, Marco è un uomo libero.
Attenzione però a non sottovalutare o sopravvalutare la cosa.
Marco è un “detenuto” che ha vissuto più di 50 anni conoscendo il mondo attraverso la TV e il PC che viene improvvisamente inserito, senza mezzo alcuno, a far parte di quello stesso mondo che fino al giorno prima lo considerava un “diverso”.
La società che fino a ieri lo ha emarginato ora dovrebbe accettarlo?

Marco gira e va con il suo borsello, il suo telefonino anzi i suoi due telefonini, il portafogli carico di banconote e di meraviglia.
Marco ha da vedere e da dire tante cose. Tutte quelle che gli si sono accumulate in 50 anni di segregazione.
Marco gira e cerca di farmi amici ma soprattutto amiche, convinto che l’arte dell’abbordaggio funzioni come a visto fare in TV.
Marco tenta e ritenta ma sottovaluta componenti aggiuntive fondamentali rispetto a quanto imparato in TV: lui non è un figaccione, la vita non è un film, è comunque apparentemente strano e le donne non sono così facili da conquistare. Ha un fare diverso dagli altri e non passa indifferente ai più. Qualcuno si allontana in silenzio, qualcun’altro lo allontana brutalmente ma lui, inconsapevole continua la sua marcia trionfale. La finisce per ricevere insulti e improperi vari dalle ragazze che incontra lungo la sua strada e non sa come abbia fatto a non beccarsi qualche denuncia.
Scopre un bar, particolare, non troppo elegante ma nemmeno una bettola di porto.
Inizia a bazzicarci e incontra persone apparentemente simpatiche.
Ci parlano e se lo tengono buono fosse anche per uno spirito da buoni samaritani.
Li aiuta gloriosamente ad organizzare l’inaugurazione.
Monta i tavolini, monta le sedie, sposta i mobili assieme ai camerieri si sente utile e appagato.
La sua vita pare abbia cambiato direzione.
Torna a casa tutte le sere felice e trionfante per aver fatto qualcosa per gli altri e per essersi sentito d’aiuto. Le persone lo ringraziano e lo gratificano.
Marco a 50 anni è finalmente rinato.

Sei mesi. Sei mesi di libertà incondizionata fatta di una evoluzione mai vista prima.
Marco migliora nei suoi rapporti sociali, migliora nel suo modo di ragionare, interagire, vestirsi, sbarbarsi. Marco impara quotidianamente da quella stessa vita che gli era stata negata.
Ma il mondo non è un programma televisivo.

[continua]


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