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"20.000 Leghe sotto i Mari di Titano"

Da Risveglioedizioni
20.000 Leghe sotto i Mari di TitanoLa NASA ha approvato lo studio di fattibilità per una dozzina di progetti scientifici dalla tecnologia innovativa, tra cui un sommergibile robotizzato in grado di scandagliare le profondità dei laghi di idrocarburi su Titano, luna maggiore di Saturno...
Come trasformare un’idea apparentemente fantascientifica in realtà? Serve un gruppo di ricerca esperto e motivato, e… un po’ di quattrini. Tanto per scremare subito quello che è tecnologicamente realizzabile da ciò che, per questa prima metà del secolo, è ancora fuori portata. Esattamente allo scopo di smuovere le acque dell’innovazione nel campo dell’esplorazione spaziale, la NASA ha selezionato per un primo finanziamento 12 proposte di studio nell’ambito del programma NASA Innovative Advanced Concepts (NIAC). Le proposte selezionate riceveranno 100.000 dollari ciascuna per effettuare in nove mesi un primo studio di fattibilità, superato il quale potranno ambire ad ottenere ulteriori 500.000 dollari per un’analisi più approfondita. Le idee selezionate comprendono una serie di concept interessanti per l’esplorazione planetaria, tra cui uno che accende subito la fantasia: un sottomarino per esplorare i laghi di metano su Titano, la luna maggiore di Saturno. “E’ un’idea molto spinta, ma è qualcosa che penso possiamo sicuramente ingegnerizzare”, ha dichiarato alla NBC Steven Oleson del Glenn Research Center della NASA di Cleveland, responsabile del progetto e veterano di questo genere di sfide. “Il mio gruppo ha fatto quel progetto nel 2011… E, perbacco, quello che facemmo allora in due settimane sembrava proprio quello che stavano cercando ora”. Oleson ed i suoi colleghi del Glenn Research Center hanno già ottenuto in passato un paio di finanziamenti NIAC, per un rover e un lander destinati a Venere, e si sono anche interessati delle tecnologie necessarie al noto piano NASA per la cattura di un asteroide vicino alla Terra. Il sommergibile per Titano potrebbe essere la prima sonda a tuffarsi in una pozza liquida su un altro corpo celeste. In questo caso specifico il liquido non sarebbe acqua, ma idrocarburi, metano ed etano superfreddi che riempiono il Mare Kraken, un lago lungo 1.170 chilometri. Questi idrocarburi, che si presenterebbero allo stato gassoso sulla Terra, assumono una forma liquida su Titano, dove la temperatura in superficie è di 179 gradi Celsius sotto lo zero. Titano è particolarmente interessante perché si ritiene che sia un analogo della Terra primordiale, quindi studiare cosa c’è sotto la superficie del Mare Kraken potrebbe riservare molte sorprese scientifiche. La squadra di Oleson utilizzerà il finanziamento NIAC per capire che cosa è necessario per realizzare un veicolo automatico che esplori il lago, profondo fino a 300 metri, operando in quello che può essere pensato come un gigantesco serbatoio di GPL. L’analogia con il combustibile terrestre suggerisce una delle possibili vie per risolvere il problema di come alimentare il veicolo e di quale propulsione dotarlo. “Usare un sistema alimentato a plutonio, mettere un piccolo reattore, oppure optare per una scelta non-nucleare e portarsi dietro qualche ossidante? In fin dei conti, si tratta di un mare di gas naturale”, ha detto Oleson. Insomma, un nuovo tipo di celle a combustibile alimentate con il gas rinvenuto direttamente su Titano potrebbe rappresentare la chiave di volta del progetto. La NASA ha già considerato in passato una missione chiamata TiME, Titan Mare Explorer, che porterebbe una sorta di barca a galleggiare sui mari di Titano. Chiaramente un sottomarino potrebbe fare molte più cose, ma Oleson ha sottolineato come la ricerca finanziata dal programma NIAC rappresenti solo l’inizio di quello che sarà, se tutto va bene, un processo pluridecennale. “Vorremmo farlo arrivare lassù durante l’estate di Titano. Il che significa gli anni ’40 di questo secolo”, ha concluso Oleson. Un altro progetto, tra i 12 finanziati quest’anno dal NIAC, riguarda l’esplorazione di Titano, il Titan Aerial Daughtercraft. E’ un concept di missione che comporta la costruzione di una piccola ala rotante, una sorta di drone, che potrebbe essere sganciato da una piattaforma sostenuta da una mongolfiera nell’atmosfera di Titano. La sonda “figlia” potrebbe riprendere immagini, atterrare sulla superficie di Titano per raccogliere campioni, e poi tornare alla nave madre per analizzarli e per ricaricare le batterie per il viaggio seguente. Un quadretto familiare idilliaco per l’esplorazione planetaria, se mai si assisterà veramente alla sua trasformazione da illustrazione fantascientifica a realtà.Fonte: www.media.inaf.it

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