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2016, ed io ho scelto la mia pizza.

Creato il 02 gennaio 2016 da Agipsyinthekitchen

Buona serata gitani. Ma soprattutto Buon Anno. Ho trovato una frase bellissima, che ho già scritto su Fb e IG, ma mi piace ricondividere perché credo sia uno dei più bei auguri che si possano fare:

Cosa posso dirvi per aiutarvi a vivere meglio in questo anno? Sorridetevi gli uni gli altri; sorridete a vostra moglie, a vostro marito, ai vostri figli, alle persone con le quali lavorate, a chi vi comanda; sorridetevi a vicenda; questo vi aiuterà a crescere nell’amore, perché il sorriso è il frutto dell’amore. Madre Teresa di Calcutta.

Vi scrivo da Sestriere, dove è nevicato tutto il giorno e finalmente il panorama è  invernale, e il mondo – come ogni volta che nevica – sembra più buono.
L’ultimo mese è stato caotico. Non ho avvertito il Natale, ma paradossalmente, come da copione, lui è arrivato, perché fa così: quando arriva, arriva. Con la sua notte magica, gli alberi illuminati in ogni città, i panettoni e i regali scartati. Gli abbracci, i film e le canzoni piene di trilli. Le luci gialle dalle finestre, che dai presepi diventano stelle comete che ci portano verso casa.

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Mancano circa 5 giorni sarà un anno, un anniversario importante : un anno che ho scelto di rincorrere la mia idea di felicità, un anno in cui ho scelto di dare una chance ai miei sogni. E lo straordinario di tutto questo è che il mio compagno -l’uomo che amo – si è unito in questa folle idea e insieme stiamo costruendo un futuro esattamente a nostra immagine e somiglianza, in un vortice randomico di casualità, in un’eterna lotta tra bene e male, tra ciò che è giusto e ciò che non lo è. Ma d’altronde, le migliori cose si fanno sempre in due, e questa ne è una prova.
Vi ricordate il mio post, ” Che pizza scegli?” Ecco posso affermare finalmente che ho scelto la mia: a forma di cuore, piena di formaggio, basilico,  calda e fumante. E sono così felice di aver finalmente capito cosa amo, che posso proclamarmi profeta e dirvi: il primo più grande errore che commettiamo è dimenticare di dare la priorità a ciò che amiamo.

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Quindi cosa è successo, in questi ultimi convulsi 30 giorni?

Un trasloco. Ebbene si: 100 scatoloni, troppi soldi in cauzioni, allacciamenti, burocrazia, scelta dei mobili, organizzazione degli spazi. Cosa facciamo nella stanza in più? Un B&B? O un ripostiglio? O aspettiamo di vedere cosa succederà, se la cicogna, il cavolo o qualche angelo cadrà dalla sua nuvola per il troppo peso, chissà….Antifurti: scandagliati circa 40 preventivi per capitolare sul più caro, quello grado di sicurezza due, quasi come le banche, che io sono terrorizzata dal trovarmi in casa qualcuno e allora ci mettiamo anche le inferriate. E poi discussioni con mia madre – “sei l’unica figlia che ho, non ti voglio sgozzata, mettiamo inferriate dappertutto” – . E io no, no no. Mica siamo in carcere e poi abbiamo cellule e sirene su OGNI finestra. E quindi alè, mettiamo un antifurto volumetrico e perimetrale. MA non basta: alla fine capitoliamo anche sulle inferriate, in un giusto compromesso tra ciò che vogliamo noi e ciò che Mamma Marina ordina e pretende. E poi…La tua parte dell’armadio, la mia parte dell’armadio, guarda cosa si ritrova negli scatoloni, guarda te, questo maglione pensavo fosse perso…e poi ancora, quanti stampi che hai, quante pentole, cosa te ne fai di 4 pentole tutte uguali..E io voglio vendere tutto, e non comprerò mai più un abito , peccato poi svegliarsi la mattina dopo già in crisi di ” come mi vesto, non ho niente da mettermi” e riavvolgermi nella solita tuta comoda e confortante..Liste di cose da comprare: due assi WC nuove, una scarpiera, tende, le luci e dov’è il trapano, dove sono i chiodi, mensole, sedie, specchi e tappeti…e poi il caminetto e la prima notte in cui per scaldare il nostro nido il mio gitano l’ha acceso. E ancora l’idea dei nostri super club, che partiranno da febbraio. Il tavolo nuovo, di legno, massiccio, pronto a ricevere amici vecchi, nuovi e conoscenti che diventeranno famiglia, e poi le nostre famiglie, di cuore, di sangue, amate, odiate, sopportate e mal sopportate.
Poi: mandorle ricoperte di zucchero per superare le difficoltà con dolcezza, una icona di gesù per proteggere la nuova famiglia, Petali di fiori per la bellezza che permea la vita quotidiana e infine due monete per augurare ricchezza.
Una casa nuova e l’eccitazione di volerla già vedere finita, pronta, trasformata nel nido che ci accoglie, protegge e ci vedrà crescere, invecchiare forse, sicuramente sarà teatro di gioie ma anche dolori, perché la vita è questa. Un giusto miscuglio di entrambi come in in mojito ben shakerato. D’altronde una regina sa sempre come trasformare il dolore in potere. E con accanto il suo re, costruisce un regno felice, e solido.
Puoi costruire una casa, e renderla solida, sicura, con mura, antifurto e quant’altro, ma una casa vera è fatta dalle persone con cui la riempi. Con fragilità annesse. E le persone possono spezzarsi, ma ciò che è spezzato può ricomporsi e una ferita può sempre cicatrizzare di nuovo, non importa quanto buio ci sia ancora fuori. L’importante è sempre avere accanto chi ci ama.

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Un lutto. Ho perso un secondo papà. Mia mamma ha perso l’amore della sua vita. Fabio e Marco, i miei fratelli acquisiti, hanno perso il loro papà, la loro roccia. I suoi nipotini hanno perso un nonno eccezionale, devoto. E la cosa strana, è che nel momento esatto della sua morte – io ero uscita dall’ospedale qualche ora prima, e stringendogli la mano gli chiesi di stupirmi un’altra volta, di non andarsene – io stavo raggiungendo la macchina per uscire a cena con Vincenzo. Ebbene ore 20, e qualcosa Giulio passa alla sua nuova vita. Ore 20 e qualcosa, io cado: lunga e distesa sul marciapiede, dal nulla. Perché si è spezzato qualcosa di grande. E durante il trasloco, mi è capitato tra le mani uno dei suoi ultimi regali, il nano di Philippe Starck e cercandogli un posto in casa, non posso fare a meno di pensare : ecco cosa mi rimane di te. Un nano. E un cuore colmo di amore per un uomo dallo sguardo buono ma severo, che con il suo “ciao simpatica” riusciva a rischiare anche le giornate più cupe. E allora io questo nuovo anno lo accolgo e lo dedico già tutto a lui. Alzo quel calice di quello champagne che gli piaceva tanto e trasgredendo ogni mia regola vegetariana apro anche quella scatola di caviale che aveva chiesto di mangiare per un’ultima volta, prima di andarsene: perché anche alla fine, ci ha insegnato ancora una volta qualcosa. Perdonare, sempre, e non dimenticare la fortuna di avere accanto chi amiamo.

Credere. L’importante è credere, sempre. Sembra uno slogan di qualche pubblicità emozionale, ma è la verità. L’importante è sempre credere in qualcosa, perché sarà quel qualcosa che ci darà la forza e la motivazione per andare sempre avanti, a dispetto di tutto e di tutti. E allora decidiamo, in cosa credere: nell’amore, nella speranza, nella famiglia. Io credo che la luce riflessa nel grattacieli, sugli specchi non è solo il Sole, ma sono gli Angeli che vogliono farci sentire la loro presenza, il loro appoggio. Credo nell’amore, nei piccoli gesti nascosti che dimostrano quanto profondo e vero sia il sentimento che unisce due persone, al di là di ogni regalo, anello o gesto plateale. Credo in Babbo Natale, perché io l’anno scorso, verso aprile, già in tempi non sospetti, gli chiesi una casa nuova, con il caminetto..e lui me l’ha fatta arrivare. Credo che i figli non vadano solo cresciuti, ma educati, e spero di riuscire in questa impresa, quando diventerò mamma. Credo nell’onestà, che rende liberi più di qualsiasi insurrezione. Credo nella positività dei miei pensieri e nel potere che questa forza benevola ha sull’evolversi della vita di tutti i giorni. Credo che viaggiare renda persone migliori. Credo che quest’anno dovrò seriamente darmi a massaggi anti cellulite e ginnastica per contrastare la bassa pressione in zona glutei che si sta abbattendo sul mio corpo. Credo nel rispetto dell’altro e che la mia libertà finisca dove inizia quella dell’altro, come disse anni fa Pascal. Credo nel proclamare a a gran voce al mio uomo che sono sua, ma non gli dirò mai tu sei mio. Credo nell’amicizia che travalica monti, alpi e mari. Credo nel potere miracoloso della doccia calda, dell’alloro bruciato e credo nella magia che invade ogni giorno. Credo nel burro, e credo anche che ci siano cibi troppo buoni per essere tolti: ostriche, baccalà mantecato, insalata russa.

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Quindi adesso siamo qui, a prendere un po’ di aria buona, raccogliere pigne e farci qualche sciata. Per poi tornare a casa, ricominciare a scartare scatoloni e soprattutto a sfornare ricette e pensieri, per accompagnarvi in un nuovo anno fatto di tutto ciò che ci piace: viaggi, rossetti rossi e magliette a righe, pavlove e guacamole, sformati di pasta e torte piene di marmellata. Biscotti, idee, nuovi panorami. Nuove sfide. Nuove avventure. Ricordiamoci sempre: limiti che diventano nuovi traguardi e ostacoli che si trasformano in opportunità.
Una lista di cosa da fare: ricominciare a parlare francese per legittimare la colazione del sabato con pain au chocolat. Fare il latte di mandorle in casa. Andare in Giappone. Tornare a New York e passare da Los Angeles. Iniziare a correre. Spuntare le doppie punte. Smettere di lamentarmi. Abbracciare di più chi amo, ricordando sempre quanto importante siano per me.  Abbonarmi a netflix. Organizzare scarpe, pentole e abiti, con la stessa nonchalance con cui sforno 1200 biscotti in tre giorni.  Leggermi la trilogia di Follet sulle Guerre Mondiali. Scrivere una favola per bambini. Far partire i nostri supper club. Pagare i miei debiti. Riscoprire Milano. Camminare. Trovare il contorno occhi perfetto. Andare in Triennale una volta al mese. Visitare Berlino. Bere più green juice. Struccarmi ogni sera. Fare surf. Programmare Skype con i miei nipotini tra Parigi ed Amsterdam.

Vivere, felice.

365 nuove chance, davanti a noi. Che siano luce e tutto ciò che ci rende sereni. Niente che ci faccia soffrire.


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