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2022. Letture e scarabocchi

Creato il 10 gennaio 2023 da Annalife @Annalisa

Non tengo mai conto dei libri letti, ma mi piace tener conto di quali libri sono passati tra le mani, e magari ricordare per quale motivo li ho letti e che impressione mi hanno fatto.
Così, per esempio, quest’anno ho provato a segnare con l’etichetta “letture 2022” i romanzi (eh, sì, 98% son romanzi, quest’anno) che ho inserito qui nel blog, e mi sono poi aiutata con l’elenco su anobii (che peggiora ogni volta che passa di proprietà) e, ovviamente, con un’occhiata alla mia libreria, che è così organizzata:

2022. Letture scarabocchi

Mancano saggi, fumetti, fantascienza, qualche scaffale di tutto Einaudi, che stanno altrove, ma, insomma, il grosso della narrativa sta qui.

Perciò, vediamo, la prima cosa che ho fatto, dopo aver messo in fila le mie letture, è stato individuare da dove venivano gli autori, anche perché, fino a qualche anno fa, tifavo per qualunque autore straniero e snobbavo un po’ gli italiani (infatti dal disegno non si vede, ma la colonna di autori stranieri che manca è il doppio lunga di quelli italiani).

Tuttavia, ecco, sorpresa, più della metà degli autori letti viene da qui, dall’Italia:

2022. Letture scarabocchi
2022. Letture scarabocchi

Epperò, in compenso, squilibrio enorme tra genere di autori. Dovendo utilizzare un ideogramma, salta fuori una cosa così:

(quell’affarino rosa là in fondo rappresenta le autrici di genere femminile che hanno allietato le mie letture)

2022. Letture scarabocchi

Altra cosa che mi ha lasciato perplessa, data la mia antipatia per la casa editrice in questione, è la Mondadori che si becca un 12% dei miei acquisti (a pari merito con l’Einaudi, di cui faccio finta di ignorare la uguale proprietà), mentre il 10% va a Sellerio (e ci sta bene, tra Robecchi e altre delizie), e un 27% a varie, piccole, talvolta nuove case editrici: Alter Ego, People, Utopia, L’orma, ecc).

2022. Letture scarabocchi


Rimangono da considerare le copertine, perché anche loro vogliono la propria parte e sono sufficientemente differenziate e non troppo tristi. Eccole qui, con una menzione speciale per la copertina di “Hotel Silence”, classificata tra le “bianche”, ma con quella macchia rossa dell’impermeabile e la pulizia della foto che ne fa una delle migliori viste quest’anno.

(e adesso passerà almeno un altro anno, se non di più, prima che perda ancora tutto questo tempo a disegnare ‘ste cose, far calcoli, colorare e compagnia bella. Mi sono divertita, ma anche meno, la prossima volta)
All’ultimo posto, l’unica copertina rossa, quella di “Italiana” per la sua banalità, inconcludenza rispetto al contenuto e, francamente, brutta.


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