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Creato il 24 dicembre 2014 da Malvino
Non si capisce perché l’operazione Aquila Nera non possa essere banalizzata come taluni hanno fatto con l’operazione Mafia Capitale. Se quella di Roma non è mafia, quello dell’Aquila è fascismo? Se le intercettazioni tra gli indagati che la Procura di Roma ritiene facessero capo a Massimo Carminati dimostrano che quell’organizzazione a delinquere non avesse i caratteri della cosca mafiosa, quelle tra gli indagati che la Procura dell’Aquila ritiene facessero capo a Stefano Manno dimostrano che quella combriccola fosse fascista? Se la mafia – come si è detto – è tutta un’altra cosa, e a Roma tutt’al più era attiva una banda di cravattari, mezzo millantatori e mezzo coatti, quella che si è scoperta tra Marche, Abruzzo e Molise era un’organizzazione paramilitare? Tramavano per l’eversione, dicono, ma via, banalizziamo pure qui, erano una dozzina di sfessati che neanche credevano in quello che dicevano, terroristi da social network, scadenti parodie dei terroristi neri degli anni Settanta. È come con Carminati, via, che solo chi è più cecato di lui può paragonare a Totò Riina: accostare Manno a Concutelli è assurdo. E i morti, poi, come la mettiamo coi morti? C’è chi ha strepitato in qualche talk show: «La mafia è sanguinaria, e questi qui che hanno fatto? Hanno minacciato di menare uno, ne hanno spaventato un altro, passavano qualche mazzetta a quelli del Comune. E che è, mafia, questa?». Non si capisce perché non possa andar bene lo stesso schema con questi balordi che giocavano all’insurrezione invece che a Monopoli. Avevano armi? Anche quelli di Roma, e in fondo chi non possiede un mitra, oggi? Vanno puniti questi e quelli, sia chiaro, ma evitiamo costruzioni paranoiche nell’uno e nell’altro caso: Carminati è un delinquentello, Menna è un poveraccio, tirare in ballo Banda della Magliana e Ordine Nuovo è ridicolo. E per stasera basta, ché non mi sento tanto tonico. Alla prossima, semmai, mi spenderò per banalizzare la lebbra a sfogo di pelle. 

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