Il 29 novembre 1864, nell’ambito della Guerra del Colorado, le milizie locali guidate dal Colonnello John Chivington attaccarono un accampamento di nativi americani appartenenti alle tribù dei Cheyenne meridionali e degli Arapaho.
Il bilancio finale fu stimato tra le 125 e le 175 vittime a cui bisogna aggiungere i 24 soldati di Chivington che persero la vita nell’assalto.
Per molto tempo catalogato come battaglia, quello di Sand Creek fu un vero e proprio massacro, un atto esemplare, una rappresaglia nei confronti di quelle tribù che si erano rifiutate di firmare il Trattato di Fort Wise, in virtù del quale dietro compenso avrebbero ceduto i due terzi delle loro precedenti riserve.
Il massacro fu indiscriminato, donne e bambini vennero barbaramente trucidati, gli uomini scalpati e nella maggior parte dei casi mutilati.
La vicenda di Sand Creek venne da subito messa a tacere dai vertici militari e dal Congresso, che nonostante avesse espresso un giudizio negativo circa l’operato del Colonnello Chivington, non intraprese mai alcun procedimento disciplinare né adottò misure punitive nei confronti dei militari.
Solo nel 1970 grazie al film di Ralph Nelson “Soldato Blu” fu, in qualche modo, fatta giustizia, almeno da un punto di vista storico e culturale.
“Soldato blu” fu il primo western americano a staccarsi dai canoni dettati da John Ford e Howard Hawks ed è stata la prima pellicola a non riproporre il classico cliché del cowboy buono/indiano cattivo. Ralph Nelson ribalta i ruoli schierandosi apertamente dalla parte dei nativi d’America mostrando senza censure l’atrocità e l’assurdità dell’assalto delle truppe di Chivington.
Un contributo importante in una prospettiva di revisione storica di questa vicenda venne portato anche da Fabrizio De Andrè con la canzone “Fiume Sand Creek” contenuta nell’album del 1981 “Fabrizo De Andrè” meglio conosciuto come “L’indiano”.
Il cantautore genovese ripercorre il massacro attraverso gli occhi di uno dei bambini vittima dell’avvenimento, chiudendo il brano con lo straziante verso finale “ora i bambini dormono sul letto del Sand Creek”.
L’invito è quindi di andare a riscoprire il film di Nelson e il pezzo di De Andrè che, al di là dell’evento trattato, rimangono simboli universali della lotta alla guerra in tutte le sue forme e manifestazioni.