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31. Fantafestival: “Monkey boy” di Antonio Monti

Creato il 15 giugno 2011 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

monkeyboyantoniomontilo

“Non esistono fiabe non cruente. Tutte le fiabe provengono dalla profondità del sangue e dell’angoscia”.

Dopo un’introduzione narrata che racconta la storia di un re ed una principessa nel loro castello, è questa didascalia a precedere i primi ammazzamenti per mano dell’essere scimmiesco del titolo, da sempre segregato nella cantina di un fatiscente casolare di campagna, ma che si trova a dover affrontare cosa lo aspetta al di là di quella abitazione-prigione in seguito alla morte della sua nutrice e carceriera.

Però, se inizialmente può tornare alla memoria un po’ tutto il cinema dei freak, da Quella villa in fondo al parco (1988) di Giuliano Carnimeo a Castle freak (1995) di Stuart Gordon, passando per la filmografia di Frank Henenlotter, è una strada volta tutt’altro che al facile sensazionalismo da exploitation quella intrapresa dall’opera d’esordio di Antonio Monti; il cui nome di spicco sembra essere rappresentato dal comico Gianni Fantoni, qui negli inediti panni “seri” del capo della polizia.

Infatti, dal momento in cui l’uomo scimmia incontra l’autistica Agata alias Giovanna Gardelli, ragazzina molto particolare e con più di un problema, ma che sembra essere l’unica in grado di parlargli, i circa 79 minuti di visione assumono in maniera evidente le fattezze di una moderna favola nera riguardante i drammi dell’incomunicabilità e della conseguente solitudine.

Moderna favola nera che Monti – su sceneggiatura concepita insieme a Chiara Parodi e Davide Zagnoli – inscena nel corso di un’intera nottata e con dialoghi ridotti al minimo, supportato anche dal trucco speciale per mano del Carlo Diamantini presente anche tra gli effettisti dello zombie-movie Eaters (2010) – altro titolo incluso nel programma del XXXI Fantafestival.

Un Fantafestival che ha di sicuro individuato uno dei migliori lungometraggi (forse il migliore) indipendenti in cartellone proprio in Monkey boy, il quale, impreziosito anche dai toni cupi sapientemente gestiti dalla fotografia di DavideFeisbumCrippa, coinvolge senza annoiare e risulta confezionato con notevole professionalità. Tanto da non avere nulla da invidiare a produzioni decisamente più grosse.

Francesco Lomuscio


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