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33° Carnevale della chimica: La chimica e le muse

Creato il 23 novembre 2013 da Marga

calliope« Le nove figlie dal grande Zeus generate,
Clio e Euterpe e Talia e Melpomene,
Tersicore e Erato e Polimnia e Urania,
e Calliope, che è la più illustre di tutte. »
   Esiodo Teogonia
Avrei voluto introdurre  questo evento, con un ‘ode,  una canzone o almeno un sonetto, ma, purtroppo, Calliope dalla  bella voce, che  dal  prezioso frammento di ceramica attica osserva  un po’ stralunata,  proprio non intende aiutarmi e allora,  questa esplorazione lungo gli imprevedibili sentieri che si snodano  tra Arti e Chimica, dovrò farlo in prosa, come sempre.
Anche in prosa, però, la chimica sa raccontare storie affascinanti, che l’avvicinano alle muse:  quella del colore blu  mentre attraversa il Tempo o del ferro dono  delle stelle  o della sabbia trasformata in fragile vetro. La materia tutta, guardata con l’occhio del chimico, si può mutare in opera d’arte, poesia, musica. Questo non è certo il comune modo di pensare: molti correggerebbero quell’” occhio del chimico”, evidente  errore di stampa, con “occhio del poeta”. Proverò qui a sostenere  che non c’è alcun refuso e tanto per cominciare, chiamerò in aiuto Calliope e con lei inizierò a  sfogliare le pagine  di un’immaginaria antologia : vi sono raccolti gli scritti   di chimici che raccontano, in prosa o in poesia   di cose chimiche  e non chimiche.
La prefazione è di  un antico poeta, sicuramente ignaro di  chimica,  ma affascinato dalla misteriosa bellezza della materia e impegnato a cercare spiegazioni logiche  per i fenomeni che ogni giorno ci appaiono, spiegazioni  che non coinvolgano in nessun mondo dei e religione: il poeta è Lucrezio che in questo brano del suo “De rerum natura”  esprime un concetto cruciale per chi vuol parlare di scienza:  la ricerca di un  linguaggio adeguato.  Rivolgendosi al lettore  dice:

“So bene quanto sarà difficile illustrare nella nostra lingua  le oscure scoperte dei Greci. So bene che per molte cose dovrò coniare espressioni nuove, a causa della povertà del vocabolario e della ricchezza della materia. Ma lo farò volentieri per te o lettore. Per te sopporterò fatiche pesanti e veglierò nelle notti serene. Per te cercherò le parole e il ritmo giusto, per poter illuminare con chiarezza la tua mente e permetterti di scrutare nell’ oscurità delle cose occulte.”   tratto da – P. Odifreddi  “Come si fanno le cose”

Il primo capitolo è dedicato a Primo Levi il chimico  che  attanaglia il  cuore  con il suo “Se

levi
questo è un uomo” e sa essere lieve nei suoi bellissimi racconti come quelli del “Sistema Periodico”, ironico nella descrizione di incredibili macchine quale il versificatore o il misuratore di bellezza. E poi, scrive poesie, come questa qui a fianco.
Sono molte le pagine che l’antologia dedica a questo scrittore e consiglio di leggerle tutte,
il capitolo due dedicato al
roald Hoffmann
premio Nobel per la chimica del 1981 Roald Hoffmann. Questo importante scienziato oltre ad aver scritto libri a carattere divulgativo assolutamente imperdibili, ha composto poesie e scritto commedie (come Oxygen  scritta con Carl Djerassi,). Riporto una sua poesia tratta dal libro “Chimica!” di Balzani-Venturi, libro che avrò modo di citare ancora.

Leggendo il libro  di Hoffmann “La chimica  allo specchio” ho trovato un altro poeta chimico, Avner Treinin, un professore di chimica fisica israeliano di cui ho scovato un’ unica poesia 

avner treinin
tradotta ed è così toccante che ho voluto riportala.
malvaldi-1
Il capitolo successivo  è  dedicato a Marco Malvaldi ,chimico e giallista di successo, che nei sui avvincenti e brillanti racconti non dimentica le sue “radici”. Ecco un brano tratto da “ Odore di chiuso” un giallo che ha tra i protagonisti  Pellegrino Artusi in persona!  Ecco come un ampolloso perito racconta i risultati delle sue ricerche, tediando non poco gli ascoltatori (A lato)
Un capitolo è tutto dedicato alla   fantascienza  e i posti d’onore sono per  Hoyle, che pur essendo un fisico,   con il suo  ”La nuvola nera
3leggi
” si è guadagnato un posto nel mio cuore  e con la panspermia un posto nella storia della scienza e soprattutto per  il grande Asimov autore di opere incredibilmente splendide. Di lui  eccovi le tre leggi della robotica da “Io Robot” .
Ed ora  la seconda parte della antologia quella ispirata più che da Calliope da Talia, la musa della satira.
L’introduzione spetta di diritto  a Humphry Davy il famoso e coscienzioso chimico che  come si vedrà, ogni volta che scopriva un nuovo gas lo sniffava scrupolosamente annotandone gli effetti. Ecco  quello che  dice sulla natura.

Davy

Del Barozzi, invece, fine poeta contemporaneo, riporto questa breve composizione  nella quale si citano le Muse e che sottolinea 
barozzi
il carattere scherzoso di questa seconda parte  della mia antologia.
Qui  trovano posto le  bizzarre  poesie chimiche di Alberto Cavaliere  che è riuscito a cantare elementi e composti organici e
punch-1
inorganici. In quella riportata a fianco, il poeta racconta del suo primo difficile impatto con la chimica.
Cavaliere
In questa seconda parte si può trovare  anche questa poesiola,scherzoso articolo in rima,  trovata nel libro già citato di Hoffmann e pubblicata su una rivista inglese.
Concludo con  alcune liriche del già citato Barozzi

La banda di Valenza
Un branco di elettroni di valenza
aggredì un atomo nella sua residenza.
Catturati verso sera,
finirono in galera
e fu la fine della banda di Valenza.

e il mesto Haiku

Ormai tra di noi
forze di van der Waals,
stanco amore.

Il bello delle antologie inesistenti è che sono in continua evoluzione e  trasformazione. e forse quando  la riaprirò vi scoprirò nuovi capitoli.
Torniamo alle muse e alla loro sottile arte di ispirare i chimici.
Quale sarà la musa ispiratrice del sogno di Kekulè, che, a sentir lui, portò alla definizione  della struttura della molecola di benzene?
Avevo rivolto la sedia al fuoco ed ero caduto in una specie di torpore Gli atomi ripresero a vorticarmi davanti agli occhi. Lunghe catene, spesso compattamente associate , si muovevano in continuazione, intrecciandosi e attorcigliandosi come serpenti. Ma questo che cos’è? Uno dei serpenti si mordeva la coda in tal guisa dimenandosi davanti ai miei

fig1
occhi come per sbeffeggiarmi. Mi sono svegliato in un lampo.
Niente di meno che la visione alchemica  dell’Ouroboros! Immediatamente, spiritosi dissacratori riuscirono a trasformare  la visione mistica e pomposa nella  satirica rappresentazione a lato  mostrata ! Il sonnacchioso Kekulé ha ispirato anche interessanti fumetti.

Le muse, le muse … ma come la mettiamo con la musica? Euterpe, Polimnia e perfino  Urania sono riuscite a intervenire anche in questo campo.
Non parlerò del  grande Borodin di cui   Rimski Kosakov raccontava:
Borodin canticchiava le sue composizioni mentre stava al banco di laboratorio, oppure troncava improvvisamente una discussione musicale per correre a spegnere il becco Bunsen sotto un pallone che si stava scaldando troppo.
La sua musica parlerà di lui

https://www.youtube.com/watch?v=JG86-Tm1ddY
E tra la grande musica ispirata  alle scienze ed in particolare all’astronomia , (e qui Urania si ritaglia un suo spazio ) propongo questo brano di Giovanni Renzo, splendido  compositore che sa tradurre in note lo stupore del cosmo.

https://www.youtube.com/watch?v=AN39TPJ4NFw

Tra i chimici, anche alcuni  famosissimi autori di canzoni  come Pino Massara  recentemente scomparso di cui riporto due brani uno scritto per Celentano, l’altro per lo Zecchino d’oro

https://www.youtube.com/watch?v=pdMJt6hlsA0

https://www.youtube.com/watch?v=_5U-INJD_94

Nei brani che seguono invece le muse sono state colte e (fotografate)  in uno stato di ebbrezza alcolica. Mi riferisco a quelle composizioni che cantano di legami chimici, tavole periodiche e via dicendo. Mi piacciono così tanto che anch’io avevo provato a scriverne una: non lo farò più, promesso. Propongo qui  alcune delle canzoni  più famose fra le quali anche quella di Lehrers, che rimane la mia preferita.

https://www.youtube.com/watch?v=8AwAmTEa-uo

https://www.youtube.com/watch?v=zUDDiWtFtEM

https://www.youtube.com/watch?v=lDp9hUf_SV8

Navigando  sul sito della Federchimica ho scoperto  che perfino Tersicore ,  musa protettrice della danza, ha voluto regalare qualche ispirazione ai chimici,   almeno quella che basta per vincere il premio che ogni anno Science  mette in palio per la miglior interpretazione danzante del proprio dottorato di ricerca. Riporto dal sito di  Federchimica
La scienza non è per niente noiosa. Avete mai danzato sulle note di un dottorato di ricerca? Ecco tutti finalisti del concorso che premia i migliori PhD esposti in un balletto. Con una rappresentanza italiana.
Dance Your PhD è il concorso organizzato da Science in cui i partecipanti devono esporre il proprio dottorato di ricerca in un balletto. Il risultato è bizzarro e serio al tempo stesso, dato che gli argomenti trattati sono assolutamente interessanti, mentre le coreografie esilaranti.
Gli argomenti trattati vanno dalla fisica, alla chimica fino alle scienze sociali. Il giudizio finale verrà elaborato da un gruppo di scienziati e artisti, ma chiunque può esprimere le proprie preferenze sul sito del concorso
Purtroppo se non avete già votato sarà troppo tardi per farlo all’uscita di questo Carnevale

I vincitori verranno annunciati il 21 novembre. Ecco comunque alcuni i finalisti

https://vimeo.com/75521062

https://vimeo.com/76763185

IL VIDEO VINCITORE!

https://vimeo.com/76399184

https://vimeo.com/76994140

Oggi è possibile  vedere, gli atomi: certo  non direttamente, ma tramite immagini al computer ottenute con dispositivi elettronici,  ed è anche possibile toccarli con punte ultrasottili.
Sfruttando l’effetto tunnel e con il risolutivo aiuto della decima musa, l’IBM è riuscita a produrre questo poetico film, che è nel guiness dei primati come il film più piccolo mai realizzato. Si tratta di  molecole di CO2 mosse su di una lastra di rame
https://www.youtube.com/watch?v=iQ9V0CGX3-g

Se cliccate qui  poi. vedrete invece un breve filmato   dal titolo ” Tulips at dawn” ispirato all’opera “Modes of Representation” di Roald Hoffmann : un modo insolito per mostrare come la tecnologia ha cambiato il nostro modo di rappresentare le cose.
Infine dovrei parlare dell’arte l’arte figurativa. L’argomento è, però, talmente vasto  e spazia dai materiali, ai pigmenti, al restauro che  proprio non intendo affrontarlo . Ho invece  scoperto ( sul libro “Chimica!” citato in precedenza) le sculture  di un ingegnere chimico  ungherese Vizi  Bela e ve ne propongo alcune a conclusione di questa introduzione.

belaviza
feniletilalcol
Viza bela elettroconfigurazion

Non vi sarete mica addormentati ? Poco male, con tutte queste muse in giro potreste aver fatto qualche sogno da Nobel!  Comunque ora tutti svegli,  si dia inizio al

33° Carnevale della chimica!

Ho deciso di suddividere i numerosi post che mi sono pervenuti a seconda della musa che li ha ispirati

Calliope per la parte letteraria, Clio per la storia, Euterpe per la musica, Kinema  per il cinema, Kroma per le arti in genere
Apre il carnevale Calliope
Il post che vi presento è molto particolare e forse, nella sua forma, una novità assoluta per il Carnevale. E’ infatti un racconto quello che Spartaco Mencaroni dal suo blog  “il Coniglio Mannaro “ ci propone. Spartaco è un medico appassionato di letteratura e fotografia e ha vinto premi in importanti concorsi letterari. Con i suoi splendidi racconti partecipa al Carnevale della Matematica  che proprio questo mese ha ospitato sul suo blog.  Il titolo del post è “Materia viva” ed ispirato al “Chimico” di Fabrizio De Andrè. Un racconto che riesce ad avvolgere nella più pura poesia un argomento duro come la morte e il disfacimento che ad essa consegue. E sarà il  fosforo di un  fuoco fatuo il sorprendente estremo dono di chi fu un chimico. Eccovene un breve brano.
Avrei freddo, se potessi sentirlo. E forse paura.
Ma la mia pelle nuda, stretta nell’abbraccio greve dell’argilla, non vibra alle emozioni, né sussulta al gelido tocco della terra umida. Qua sotto i secondi e i secoli formano un amalgama omogeneo, liquefatto come le mie membra, già pallide quando lo scoppio mi strappò alla vita.

Il contributo di  Raffaele Ragone  dal suo blog Rafrag è estremamente interessante e in tema perfetto con  questo carnevale.  Raffaele è un chimico, lavora all’Università di Napoli ed ha al suo attivo moltissime pubblicazioni scientifiche.  Ed è anche un poeta: ha recentemente  pubblicato una sua raccolta di poesie “ La ruggine degli aghi”. Gli articoli che propone  si riferiscono ad una conferenza, svoltasi a metà novembre  che aveva come argomento “il linguaggio tra rigore scientifico e creazione” in cui Raffaele era relatore assieme a un fisico e un astrofisico. Riporto un passo dell’intervento di Raffaele che  trovo particolarmente suggestivo.
Un chimico ‘sa’ che anche le cose che sono inanimate hanno una loro ‘vita’ fatta di moti non percettibili ad occhio nudo. Dunque, tutto diventa animato, non solo ciò che ha una ‘vita’. Sicché, riesce quasi naturale attribuire anche alle cose, agli oggetti, comportamenti e azioni che sono tipici degli esseri viventi, e la chimica diventa un serbatoio pressoché inesauribile di metafore.

Riporto anche una poesia  e i link per altre letture
E poi s’appura in uno studio elementare
che massa è specie d’energia con facoltà
di sostanziarsi nella stasi, che s’aggrega
consistente al tatto oppure molle, propensa
al moto sciolto e vario di liquida fattezza,
o si disgrega lieve in gas, nella fugacità
da costrizioni. Ma sta nell’estensione
delle fasi separate l’essenza delle cose,
dove soltanto il niente, pare, può durare,
dove si scambia l’energia ed è l’essenza
stessa controversa, forse l’umana fantasia
dell’ente superiore, né massa né energia,
però senza reale fondamento, allegoria
di ciò che occorre all’interfaccia e senza

Interrogativo,  Controversie, La misura, Atomistica

Parlando di letteratura ho deciso che non poteva mancare il contributo di Marco Fulvio Barozzi  (autore del libro di limerick scientifici  “ Giovanni Keplero aveva un gatto nero)  e del suo mitico blog Popinga. Ragion per cui gli ho chiesto il permesso di far man bassa delle sue opere e lui, imprudentemente, ha acconsentito. Per la sezione Calliope ne ho rubate due. La  prima è “Le ricreazioni chimiche di J.J. Griffin” in cui Oliver Sachs, dalle pagine del suo imperdibile “Zio Tungsteno” racconta alcuni degli esperimenti suggeriti  dal libro di Griffin. Ma il post non si limita a questo: illustra “ Le ricreazioni chimiche” in modo così dettagliato e con tale perizia che, da quando lessi il  post ad ora, non ho mai smesso di cercare il libro nei mercatini d’antiquariato. Introvabile.
Il secondo post “Il chimico, il gas esilarante, la poesia”parla di Davy, il chimico famoso per aver isolato un gran numero di elementi e per aver personalmente provato l’effetto di alcuni gas, quali il protossido di azoto  descrivendone minuziosamente gli effetti in prosa e in poesia. Riporto la poesia di Davy:
Respirando l’ossido nitroso
Non nei sogni ideali del desiderio senza confini
Ho osservato un’estasi che prendeva forma.
Il mio cuore non brucia di fuochi divini
Ma il mio viso di caldo rosato s‘informa
Ma i miei occhi sono pieni di brillanti bagliori
Ma la mia bocca è piena di suono fremente
Ma le mie membra tremano di trasporti interiori
E sono intorno coperte di potenza nascente.

Ma poeti e scrittori si sarebbero trovati in enorme difficoltà senza supporti e strumenti adeguati per la scrittura. A questa mancanza pone rimedio Bruna Vestri che dal suo variopinto e interessantissimo blog ” Il tamburo riparato” ci parla di carte e inchiostri nel post “Chimica e letteratura”. Nel prologo Bruna sostiene di non aver approfondito l’argomento: non credetele, il post spazia dalle ragioni della scrittura all’invenzione della stampa  raccontando  in modo piacevole e competente molte e interessanti  cose :
Se all’inizio si trovò il modo di fissare nella memoria questi fatti (non sempre epici! anche solo l’annotazione della quantità del raccolto…) per mezzo dell’incisione su mezzi vari, pietra innanzi tutto ma poi anche tavolette d’argilla, metalli, cera su supporti di legno ecc. con l’andar del tempo nacque forse la necessità di minimizzare il volume occupato da queste “scritture”. Tutti noi abbiamo assistito con sgomento alla crescita inarrestabile del volume della nostra biblioteca e abbiamo accolto con gioia i nuovi supporti informatici, che ci permettono di conservare nello spazio di una scheda di memoria di pochi grammi una biblioteca intera.
Immaginate quindi quale potesse essere la situazione quando i “libri” erano tavole di pietra o piastre di metallo...

Kroma
Questa sezione è sicuramente la più corposa del carnevale . Incominciamo da
Carla Citarella che dal blog Atelier delle attività espressive  ci parla di due grandi : Van Gogh E Man Ray.
Il primo contributo s’intitola “Van Gogh: incisore” in cui  Carla ci presenta un aspetto forse meno conosciuto dell’attività di questo grande artista: 10 opere in cui usa la tecnica dell’incisione:
“C’è un aspetto della vita di  Vincent Van Gogh che è interessante evidenziare, nella sua immensa attività artistica, fu anche incisore. Tra il 1882 e il 1890, affascinato dalla carica espressiva e comunicativa del segno che gli consentiva l’uso di questa tecnica, produsse nove xilografie e una incisione ad acquaforte: dieci capolavori grafici eseguiti da autodidatta, così intrisi di anima e di vita, che alitavano la stessa arte di Van Gogh.”

Nel secondo contributo ” Man Ray la fotografia ricreata per caso” Carla scrive di Man Ray e di come le muse ispirarono il suo lavoro di fotografo. Nel caso delle rayografie,   fu il caso ( O una musa) a guidare Man Ray:

  Alla fine del 1921, mentre stava sviluppando delle foto in camera oscura, Man Ray scoprì – per caso – un procedimento per produrre immagini senza fare uso della macchina fotografica. Una volta appoggiando degli oggetti (l’imbuto di vetro, il bicchiere graduato, il termometro) su un foglio di carta sensibile finito per sbaglio nel bagno di sviluppo, e riaccendendo la luce, trovò sulla carta l’impronta delle loro forme perfettamente leggibile sul fondo nero. Essendo prodotte senza negativo, le immagini risultavano ora esemplari unici al pari di dipinti e disegni. 
Nel caso delle foto solarizzate l’itervento dela musa ( mouse) è ancora più evidente:
Dal 1929 al 1932 Lee Miller divenne la sua assistente di camera oscura, e ben presto riuscì a padroneggiare le tecniche che Man Ray impiegava. Nel corso di una seduta, quando un topo le sfiorò un piede, istintivamente accese la luce. Le stampe a bagno subirono una trasformazione sorprendente, presentando un alone che circondava ogni figura.

il secondo contributo  di Bruna Vestri che ci racconta la storia affascinante del bronzo “l’incorruttibile lega”  partendo dalle opere di uno scultore affermato Pietro Brolis, suo suocero. Ne riporto un brano  che racconta come nasce una scultura in bronzo.

Innanzitutto nasce la delineazione del progetto, con uno schizzo o disegno di massima. Nel caso la scultura vada inserita in un contesto architettonico, è il caso di preparare anche un disegno per tale inserimento. Successivamente l’artista in genere prepara un bozzetto in plastilina dell’opera, che potrà poi essere modellata  a seconda del caso in dimensione ingrandita rispetto allo stesso, a volte mooolto ingrandita (la Via Crucis di mio suocero è composta di due fasce in altorilievo della lunghezza totale di 45,52 metri, alte 2 metri, con le figure in grandezza naturale, ovviamente realizzata in varie parti successivamente saldate dopo la fusione: all’epoca era la più grande Via Crucis realizzata, non so se a distanza di tanti anni mantenga il primato).
Paolo Alberto dal blog ChimicaSperimentaleci parla di “Alchimie nell’arte.”. Paolo Alberto parte da un’ affermazione del libro” questa lettura cambierà il vostro modo di vedere i colori” per trascinarci  nel suo laboratorio e assistere con lui alla nascita di colori speciali come il rosso cinabro, il vermiglione della villa dei misteri di Pompei, il verde Parigi o il giallo cromo, per poi svelarci che i colori nei tubetti degli artisti hanno subito decisive variazioni di composizione per ragioni di sicurezza. Riporto una frase che mi è piaciuta molto, quella a commento dell’ ’affermazione del libro Alchimie nell’arte, sopra riportata,
Naturalmente la frase è rivolta al gran pubblico, proverbialmente digiunissimo di chimica, e di chimica sperimentale ancor più; a me non ha certo cambiato il modo di guardare ai colori poichè fin da piccolo sempre li ho guardati e visti nelle loro due anime: quella cromatica e quella chimica; sono due anime per me indissolubili e sempre intrecciate. 
(Ma me ne guardo bene dall’esprimerlo ad alta voce: essere davanti ad un quadro di Van Eyck e vederci il solfuro di mercurio, od apprezzare il cromato di piombo in un girasole di Van Googh suonerebbero come bestemmie… la chimica non è propriamente popolare!).

“Che titolo dare a questo post?” Così titola l’articolo  di Marco Capponi, curatore del Marco Capponi’s blog,  che, alla ricerca di  notizie sulla calce , trova la poesia di Alberto Cavaliere sulla  sua produzione, e si trova anche  a sfogliare un libro degli anni quaranta che risente, nella trattazione degli argomenti, di tutti gli anni che ha.   Scopre anche Interessanti notizie  sulla preparazione del  giallo cobalto qui riportata:
La reazione che porta alla formazione di questo derivato del cobalto (mi riferisco al derivato potassico) ha il vantaggio di aver un duplice utilizzo: da un lato può essere utilizzata per precipitare il potassio, dall’altro può essere impiegata per evidenziare la presenza di cobalto.Tale reazione fu realizzata per la prima volta nel 1848, da N.W. Fischer, a Breslavia: il precipitato ottenuto (sale di Fischer) è anche un buon pigmento giallo, sebbene troppo costoso, noto come giallo cobalto o aureolina (PY40).

Da Scienza e Musica, ci arriva puntuale come sempre,  Il contributo del poliedrico e bravissimo  Leonardo Petrillo: “Un elemento chimico tra creatività e distruttività “. Visto il titolo, qui,  oltre alle muse, potrebbero essere chiamati in causa  altri inquietanti personaggi mitologici! Si tratta di un articolo incentrato sull’elemento n.82 della tavola periodica: il piombo. Vengono in particolari analizzati sia gli aspetti negativi che quelli positivi di questo elemento. Non mancano in tal analisi riferimenti storici, musicali, artistici e letterari. Tra le tante curiosità presenti, una è legata al grande compositore Ludwig van Beethoven.
Eccone un assaggio :
“Oppure si parla spesso di cielo plumbeo riferendosi non unicamente al suo colore.
L’immagine del cielo plumbeo, inconcepibile dal punto di vista gravitazionale, fa presagire qualcosa di peggio della semplice pioggia, richiamando alla mente il tragico destino di un mondo messo sottosopra.”

Sotto l’egida di Kroma pongo alche il mio contributo al carnevale. Un racconto della storia del vaso Francois , con la dettagliata spiegazione della tecnica utilizzata dai greci per ottenere i vasi a figure nere.
La sezione si chiude con i fuochi d’artificio che Paolo Pascucci fa scoppiare dal suo blog Questione della decisione. Il post si intititola “La chimica dei fuochi d’artificio” e si tratta di un  bellissimo video che spiega la chimica nascosta in quelle colorate  esplosioni ….
“….uno degli impieghi più accettabili degli esplosivi. Uno degli aspetti più spettacolari della pirotecnica  sono i colori brillanti delle esplosioni, ottenuti aggiungendo alla composizione dei fuochi alcune sostanze chimiche.”

Della  sezione seguente  è regina Clio, chiamata a proteggere storia, filosofia e il sacro fuoco della chimica.
Apre le danze “ Il sogno di Kekulè”  quello di cui avevo fatto cenno nell’introduzione, ma che qui è magistralmente trattato da Marco Fulvio Barozzi. L’autore non si limita a sviscerare  la vicenda del  sogno dello scienziato e delle sue conseguenze, ma amplia il discorso parlando dell’ouroboros  degli alchimisti e raccontando di altri sogni ispiratori

Un importante contributo ci viene dal sito di Chimicare e la penna è quella di Sergio Barocci
Il titolo dell’articolo è Dalla sintesi filosofica all’analisi chimica: l’ispirazione del pensiero chimico dall’antichità ai tempi moderni .
E’ la  storia del pensiero scientifico, che parte dai filsofi Greci  fino alla nascita del metodo scientifico e alle sue importantissime conseguenze sull’ evoluzione delle discipline scientifiche con particolare riferimento alla chimica. L’articolo è importante e utilissimo anche da un punto di vista didattico perché mette a fuoco le tappe più significative della storia della scienza e inquadra le figure degli scienziati che maggiormente hanno contribuito all’evoluzione del pensiero. Ecco cosa dice proposito del metodo sperimentale:
“Una delle conseguenze più importanti di questa crisi del sapere è il riconoscimento del metodo sperimentale come l’unico in grado di assicurare una conoscenza della natura che abbia i caratteri della certezza e dell’universalità.
La crisi del sapere degli aristotelici è un giusto riconoscimento dei principi ispiratori dell’opera di Aristotele che assegnava un ruolo notevole all’osservazione e all’indagine sperimentale così come pure cercava di salvaguardare l’autonomia propria delle singole discipline. Il risultato di questa decisiva svolta nell’atteggiamento intellettuale dell’uomo è il raggiungimento della convinzione che le scienze possono essere qualificate come tali solo quando e solo se, utilizzano come metodo per arrivare alla conoscenza il metodo sperimentale. Il metodo sperimentale che contraddistingue la scienza, riesce a soddisfare in maniera produttiva le curiosità e i bisogni, antichi e nuovi dell’uomo poiché tenta di stabilire correttamente i rapporti fra le cause e gli effetti.” 
Voglio concludere questa sezione con il post di Veronica Battaglia  che con questo articolo arrivò al terzo posto del concorso Parlar di scienza organizzato nel 2011 anno internazionale della chimica. Il titolo è “ E’ ora di ardere!”, un accorato appello che dovremo ripetere tutti noi affinché si trasformi in un’eco che rimbalzi ovunque e finalmente entri nella mente degli uomini. Eccone un passaggio particolarmente toccante.
“Noi esistiamo in un modo definitivo, come l’universo e l’energia cambiamo forma ma continuiamo ad essere.   Viaggiamo come vuole Levi nel suo Sistema Periodico, dove nel capitolo finale, quello scevro da pedanterie scientifiche, ci è mostrato il viaggio dell’atomo di Carbonio, e non siamo fatti di serie infinite di aggregati di Carbonio noi?   Noi saremo qui, noi siamo qui, la forma muta, ma rimane inesorabile.”
Ed ora si entra nel campo di Euterpe
Il primo contributo ci arriva dal blog Questione della Decisione con l’articolo “La chimica e il suono”. Paolo Pascucci  propone  uno spettacolare filmato,  che mostra cosa accade tra una particella di sodio e una goccia d’acqua quando si incontrano sospese in un campo acustico.  Quello mostrato nel filmato è un esempio di levitazione acustica e di acustoforesi ossia migrazione di particelle in onde sonore.
L’articolo di  Marco Capponi “Quanti sono i chimici musicisti… è particolarmente curioso. Ci racconta di musicisti chimici e non si ferma a Borodin, sicuramente il più conosciuto, ma fa una carrellata  veramente interessanti svelando ad esempio che  il professor Carlo Botteghi che
“in ambito chimico si occupò di idroformilazioni, carbonilazioni e ricerche nell’ambito della catalisi omogenea: cercando in internet, tuttavia, il nostro sembra essere quasi più famoso per l’opera musicale…..
…..Compose la musica della canzone Mascagni, su testo di Luigi Biagioni, interpretata da Andrea Bocelli (nel video sottostante), e molti altri lavori in collaborazione con Antonio Strinna (Magari tu e Una giornata senza te) e altri”
La musa Kinema ha un solo estimatore, Palmiro P. Zavorka curatore del blog Knedliky

nel suo articolo “Il cinema e le 13 arti” che scherzosamente raccoglie la mia proposta di innalzare a tredici il numero delle muse,  ci parla di due film: The beach e La cité des enfants perdus,
Interessante la tesi del primo film in cui un gruppo di persone decide di vivere su un isola senza avere più contatti con il resto del mondo e quindi con la tecnologia. In realtà quello che doveva essere un paradiso terrestre diventa  il luogo in cui -spogliato dei beni materiali- l’uomo è preda delle passioni più basse e meschine, dalla cupidigia alla gelosia, dall’indifferenza all’abitudine alla menzogna.
Il secondo film,  che narra di sogni rubati e bambini scomparsi, è un esempio di  steampunk di cui Palmiro dice  :
“è un filone della narrativa fantastica-fantascientifica che introduce una tecnologia anacronistica all’interno di un’ambientazione storica, spesso l’Ottocento e in particolare la Londra vittoriana dei libri di Conan Doyle e H. G. Wells. Le storie steampunk descrivono un mondo anacronistico – a volte una vera e propria ucronia – in cui armi e strumentazioni vengono azionate dalla forza motrice del vapore (steam in inglese) e l’energia elettrica torna a essere, come era nella fantascienza ottocentesca, un elemento narrativo capace di ogni progresso e meraviglia (come sarà poi l’energia nucleare o le interpretazioni della meccanica quantistica nella fantascienza successiva); dove i computer sono completamente meccanici, o enormi apparati magnetici sono in grado di modificare l’orbita lunare. Un modo per descrivere l’atmosfera steampunk è riassunto nello slogan “come sarebbe stato il passato se il futuro fosse accaduto prima “
Ed infine un graditissimo post inviato dalla bravissima Annarita Ruberto. Sul suo blog scientificando, ha pubblicato un interessante articolo dl titolo “Perché la lana d’acciaio prende fuoco”.
E’la descrizione dettagliata di un esperimento  e Annarita stessa ci dice le ragioni per cui ha deciso di scrivere questo post.
“Ho pensato di scrivere questo articolo proprio per la potenziale pericolosità insita in un esperimento del genere, se mai venisse voglia ai ragazzi molto giovani di provare in prima persona e senza la supervisione di un adulto competente, sulla scia di gif animate, video ed immagini che circolano in rete, senza un minimo di informazioni circa la sicurezza e le precauzioni necessarie in casi come questo.”
Questo articolo  è una risorsa didattica importante perché mostra l’esperimento e le modalità per compierlo in sicurezza, ma non si limita a questo: fornisce infatti le spiegazioni del fenomeno in modo approfondito e con un linguaggio semplice, alla portata dei nostri studenti.

concludo questa carrellata con la poesia di una mia studentessa, Alessia Broka della 2°G Afm dell’Oriani di Faenza. E’ il primo esperimento di un piccolo progetto didattico studiato con il prof. d’italiano Franco Garavini, per ampliare il vocabolario dei nostri studenti usando la poesia in rima e soggetti insoliti come la chimica.

metro decasillabo

La materia che sembra magia

il suo nome non è biologia

non c’è trucco non c’è trabochetto

soltanto un processo diretto

In tanti campi noi la troviamo

industria materia ambiente

E’ ovunque, è sempre presente

E’ per questo che noi la studiamo

tra pozioni e strani intrugli

sostanze pure, vari miscugli

anche se può sembrare magica

Lei è semplicemente chimica

Ho finito!!!

Vi lascio con un appuntamento:
a dicembre tutti sul blog Scienza e Musica di Leonardo Petrillo  per raccontare di
“Atomi, ioni e particelle”

Partecipanti al 33° Carnevale della Chimica
PaoloAlberto
Sergio Barocci
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