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4. Sequente anno Domini fuit hyemps aspera et orribilis…

Creato il 06 marzo 2011 da Fabry2010

In seguito l’autorità di Fabricius venne riconosciuta senza investitura da tutta il popolo del borgo. Più volte veniva chiamato quando si trattava una causa, tanto di carattere civile come ecclesiastico, prima che i magistrati del Comune o il vescovo Manfredo fossero informati. Egli udiva pazientemente allegationes et querelae delle due parti, e terminate le esposizioni dei casi, chiedeva alla folla che assisteva, letterati e illetterati, uomini colti e ignoranti, quid iuris sit, che cosa fosse la cosa giusta. Tuttavia, la sua sentenza non era emanata in base al responso popolare, poiché Fabricius decideva comunque ciò che era per lui la cosa giusta interrogando sempre il suo cuore e la sua intelligenza, e alcuni osservavano che spesso, chiamato a sentenziare, egli poneva una mano dietro la schiena, incrociando in modo curioso l’indice e medio. Spiegava poi al popolo perché, nel caso, la sua sentenza differiva da quella espressa per acclamazione. Di tutti e casi e di tutte le sentenze invitava a conservare memoria scritta, ad usum della gente del borgo chiamato di San Pietro. E sempre faceva osservare che l’esame dei casi non guardava alle persone, se vivevano secundum legem romanam o Wisighotorum, secundum legem Langobardorum oppure secundum legem Salicham, e non guardava all’origine e alla nazionalità e alla condizione e all’erudizione delle persone, e nemmeno a quale Dio rivolgessero le preghiere e traessero i consolamenti, ma alla giustizia e alla concordia che sole, diceva Fabricius, debbon essere la stella polare del cammino dei giusti. D’altra parte, aggiungeva, qualche volta calano le notti di nebbia e nubi sulle strade sconosciute. A causa di queste oscurità, diceva, semper beati pedes et verba portantes pacem, ed egli si faceva punto di impegno nel recarsi di persona camminando, non a cavallo o a dorso d’asino, ovunque riteneva che la sua presenza fosse utile e necessaria. Fu grazie alla sua assiduità che ricondusse all’ovile dello xenodochio Agnolo l’Adamita, il quale soleva danzare nudo nella piazza sotto le piogge primaverili, rivendicando per sé l’innocenza di Adamo ed esibendo le pubenda alle monache inorridite.

Da quel che si è detto, è facile comprendere che il borgo di San Pietro fosse terreno duro da dissodare, perché fondo irregolare, appunto pieno di pietre di varie forme e grandezza, ma avrebbe dato buon raccolto se uno zappatore di grande forza, un conducente di mano ferma, un seminatore di passo stabile, avessero lavorato a lungo e con unità di intenti.

E invero tale necessaria forza, e stabilità, e fermezza, sono virtù non facili da invenire presso gli uomini, precipue presso i ministri della chiesa, gli anziani della congregazione, i perfetti delle sette. L’uomo probo non è esente da dubbi e lentezze, da ripensamenti, dai sospetti sul proprio operare. Is qui scribit mai potrebbe prendere gli ordini e diffondere in San Pietro – o in qualsiasi altro borgo – la parola di Dio, con l’autorità e in nome della Chiesa. Grande timore avrebbe di non intendere, di confondere se stesso e chi ascolta, di non essere ripetitore fedele, o nella letterale fedeltà pervertire la parola santa. O ritenendo di fare opera buona, lavorare per il diavolo, e perdere se stesso e gli altri. O confondere le proprie inclinazioni di adamita, di uomo di coltello, di visitatore di taverne e bordelli come espressioni della vita che per definizione si considera santa, così come è, e fare indulgenza di ogni turpitudine, e decidere che il peccato non datur, opinione che è da ritenere massima eresia.

Il presbyter Fabricius dunque si insediò a capo dello xenodochio di San Pietro e, più tenace e duro delle iniziali durezze, in breve tempo divenne conosciuto in tutta la città, come la betonica. La prima azione del suo ministero fu di dimettere l’advocatus del monastero di San Pietro Guicheramino, olim socio del Pievano Ruperto, il quale era solito verberare monacas, quando offendevano l’abbadessa, e, sospettando maliarde le mogli di Odorico gastaldo del monastero e di Guidone Ferradore, dopo una buona dose di vergate le aveva scottate in fronte col fuoco. Nei locali dello xenodochio, vi fu allora chi udì Fabricius mormorare qualcosa a proposito di una prima pietra, che non si deve lanciare, ma lasciare a se stessa, e rotolar via.


(continua…)



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