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45° Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2011

Da Simonetta Frongia
Il 2 Dicembre il Censis ha pubblicato il 45° Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2011, il Rapporto  interpreta i più significativi fenomeni socio-economici del Paese in una difficile congiuntura. Le «Considerazioni generali» introducono il Rapporto sottolineando come la società italiana si è rivelata fragile, isolata, eterodiretta. Ma al di là del primato degli organismi apicali del potere finanziario, il passo lento del nostro sviluppo segue una solida traccia: valore dell’economia reale, lunga durata, relazionalità e rappresentanza. Nella seconda parte, «La società italiana al 2011», vengono affrontati i temi di maggiore interesse emersi nel corso dell’anno: quel che resta del modello italiano, le cause del ristagno economico, come ridare forza al potenziale di crescita. Nella terza e quarta parte si presentano le analisi per settori: la formazione, il lavoro e la rappresentanza, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti e i processi economici, i media e la comunicazione, il governo pubblico, la sicurezza e la cittadinanza.
Pubblico di seguito il capitolo  «Processi formativi» sulla situazione sociale del Paese/2011.
Roma, 2 dicembre 2011 – Giovani e dispersione scolastica: meno abbandoni, più differenziazioni territoriali, più scoraggiamento. Ancora lontani dall’obiettivo europeo di giungere nel 2020 a una media del 10% di early school leavers, in Italia tale fenomeno si sta però lentamente riducendo. Nel 2010 la quota di giovani 18-24enni in possesso della sola licenza media e non più inseriti in percorsi formativi è scesa dal 19,2% al 18,8%, con varia intensità in tutte le aree del Paese, ad eccezione del Centro che rimane l’area dove tale indicatore è più contenuto (14,8%). Per il fenomeno dei giovani Neet, ovvero dei giovani che non studiano e non lavorano, l’Italia detiene un ben triste primato a livello europeo. La quota di Neet 15-29enni ha ripreso a crescere con l’inizio della crisi economica, attestandosi nel 2010 al 22,1% rispetto al 20,5% dell’anno precedente. La debolezza strutturale della filiera professionalizzante. L’ultima riforma del sistema scolastico ha dato un nuovo slancio agli istituti tecnici che, supportati anche da un attivo interessamento da parte della rappresentanza imprenditoriale, registrano nel corrente anno scolastico un incremento dello 0,4% di iscrizioni al primo anno rispetto al 2010-2011 (dati riferiti alla sola scuola statale). Il rinnovato appeal non si estende agli istituti professionali, che nello stesso periodo hanno perso il 3,4% di neoiscritti. Nel 2011 le richieste di personale con la sola qualifica professionale sono aumentate, passando dall’11,7% del totale nel 2010 al 13,5%. Ma i giovani che si rivolgono ai percorsi triennali di istruzione e formazione professionale costituiscono solo il 6,7% del totale degli iscritti al secondo ciclo di istruzione, pari a circa 38.000 studenti. Quale futuro per l’educazione degli adulti? La partecipazione all’apprendimento permanente della fascia di popolazione italiana compresa tra 25 e 64 anni sembra aver interrotto il trend di sia pur moderata crescita, attestandosi nel 2009 al 6% e risalendo debolmente l’anno successivo al 6,2%, a fronte di una media europea del 9,1% nel 2010 e della soglia del 15% posta dalla strategia Europa 2020. Tra il 2009 e il 2011 la quota di risorse assegnate della legge 440 del 1997 si è ridotta del 43,9%. L’istruzione degli adulti sembra essere stata relegata a un ruolo sempre più marginale: la relativa voce di spesa è diminuita di ben 72 punti percentuali, passando dai 16 milioni di euro del 2009 ai 4,4 milioni del 2011. Dati e fatti, poco noti, dell’università italiana. Le risorse intercettate dai dipartimenti e dai centri di ricerca italiani nel triennio 2008-2010 evidenziano un buon dinamismo: sono state raccolte risorse complessive superiori ai 550 milioni di euro. L’86,6% delle risorse proviene dalla partecipazione a bandi di gara europei (VI e VII Programma Quadro), mentre il restante da finanziamenti di organismi internazionali o dal mondo privato. Sugli oltre 3.000 dipartimenti esistenti, circa un terzo in ciascuno degli anni considerati ha generato opportunità di fund raising in partenariato per i grandi bandi europei o lavorando direttamente sul mercato. Quasi il 20% delle risorse acquisite nel triennio 2008-2010 afferiscono all’area delle scienze mediche (18,7%), al secondo si posiziona l’area ingegneristica e architettura con il 17,3%, al terzo i saperi delle scienze di base (matematica, fisica, ecc.: 15,9%) e al quarto l’area dell’ingegneria industriale e dell’informazione (15,6%). All’ultimo posto, con oltre 4 milioni di euro, si collocano le scienze giuridiche (0,8%). Luci e ombre della mobilità. La partecipazione italiana alla mobilità transnazionale necessita di essere ulteriormente spinta e agevolata. Il 12,1% dei giovani di età compresa tra 15 e 35 anni che dichiarano di aver soggiornato o di essere all’estero per istruzione e formazione è al di sotto della media europea (15,4%) di oltre 3 punti percentuali, posizionandosi al quart’ultimo posto della graduatoria europea. Il valore è ben lontano dal 27,8% e dal 23,6% di austriaci e svedesi. Se mediamente il 65,7% dei giovani europei e delle loro famiglie ha finanziato la propria mobilità con fondi privati o con risparmi personali, ciò è avvenuto nel 68,7% dei casi in Italia e addirittura in misura superiore al 70% negli altri principali Paesi presi a confronto: Regno Unito (71,1%), Germania (72,3%) e Francia (72,4%). http://www.censis.it/censis/xeditor/visual_edit/19 
In particolare  Nell'Italia "fragile, indifesa, in parte eterodiretta" fotografata dal Censis nelle 585 pagine del suo 54.mo Rapporto, c'è anche la radiografia di una Sardegna che non si staglia certo dal diffuso e crescente malessere nazionale. Emergono anche segnali positivi (crolla definitivamente il mito-nero dell'Isola terra di banditi e di criminalità) ma viene rimarcato - come per tutto il Paese - il disincanto del mondo giovanile duramente colpito dalla disoccupazione: basti pensare che il tasso dei giovani sardi senza lavoro (40,7 per cento) è dello 0,1 superiore a quello che ha portato in piazza del Sol di Madrid gli indignados spagnoli. Quello dei giovani senza lavoro è il terremoto antropologico contemporaneo. Emerge una realtà italiana "attraversata da un doppio pericolo": la "mancanza diffusa del senso di responsabilità" e la convinzione della terapia fallace "ognuno per sé e del Francoforte per tutti".  Disagio giovanile - Tra le prime quindici province italiane dove è maggiore il disagio giovanile (riferito - per il Censis - alla disoccupazione, la dispersione scolastica e la criminalità minorile collegata a furti e rapine) tre sono sarde. Al primo posto c'è Sassari con un disagio pari a 94 punti, subito dopo Caltanissetta che è a quota 100, seguita da Palermo e Prato (97), Matera (96). Al settimo posto c'è Cagliari (85) e al decimo Oristano (81). Non compare Nuoro dove, soprattutto, la dispersione scolastica è meno accentuata rispetto a quanto avviene nei due Campidani e nella Nurra. Va considerato che il dato sardo è simile a quello del sud e delle isole in genere dove nel biennio 2009-2010 l'abbandono scolastico è stato del 18,6 per cento contro il 17,5 del Nord-Ovest, il 14,6 del Centro e il 12,8 del Nord-Est. La media nazionale dell'abbandono scolastico è 16,7 salita in forme preoccupanti di 1,1 punti sul biennio 2006-2007.pare che il biennio in corso - 2011-2012 - faccia registrare una ulteriore impennata nell'isola. Il Censis parla dell'insorgere "di situazioni ad alto rischio sociale" aggravate dalla presenza di famiglie "in condizioni di deprivazione" con altre famiglie "che hanno dovuto intaccare il patrimonio o contratto debiti" per il sostentamento dei giovani. Sono molte, Sardegna compresa, "le famiglie senza alcun componente occupato". In tutt'Italia sono 2,5 milioni. In mezzo a loro vive poco meno del 6 per cento dei minori.  Università - La ricerca non è una calamita sarda. Non c'è nessuno dei due atenei sardi nell'elenco di quelli che hanno raccolto oltre 10 milioni di euro in finanziamenti esteri nel triennio 2008-2010. Nell'elenco delle università fortunate ci sono Milano 1 (con 40.352 migliaia di euro), seguita da Firenze, La Sapienza, Bologna, Pisa, Torino Politecnico, Padova, Genova, Perugia, Milano Politecnico, Napoli Federico II, Tor Vergata, Torino, Pavia, Trenmto, Parma e Trieste. C'è da notare che nel ranking di Shanghai, orientato all'analisi della reputazione e della ricerca, sulle top 100 università nwel mondo Pisa (Scienze natutrali), Politecnico di Torino (Ingegneria) e Milano (Medicina e Farmacia) si collocano tra il 50.mo e il 75 posto. Copertura Adsl - Con i dati ottenuti dal Forum Pubblica amministrazione-Cisis il Censis fornisce una classifica della copertura Adsl 2 (superiore a 20 Mbps) nel 2010: la regione più fortunata è il Lazio col 75,9 per cento, viene quindi la Campania col 72, il Friuli Venezia Giulia col 69,5. La Sardegna è al centro con un 58,5 per cento di poco inferiore alla media nazionale attestatasi al 61 per cento. La Regione con minor copertura Adsl è la Basilicata (33,8). L'Italia è tra le nazioni col minor numero di famiglie che possiedono un accesso a Internet: il 91 per cento in Olanda, il 9o in Lussemburgo, l'Italia è 21.mo con 59. Banda larga: Olanda 83, Italia 49, salita di 10 punti sul 2009. Criminalità in calo - La tabella sui "delitti denunciati all'autorità giudiziaria dalle forze di polizia" vede la Sardegna classificata al dodicesimo posto con un valore percentuale del 2,1 contro la Lombardia (19,5), seguita dal Lazio (11,1), dal Piemonte (8,8), dall'Emilia Romagna (8,6), e via via da Veneto (6,9)Toscana (6,7), la Puglia (5,9), la Liguria (3,5) e poi la Calabria col 2,6 e infine la Sardegna con il 2,1 pari a 55.137 delitti denunciati contro i 53.764 dell'anno 2009 (con una variazzione fra 2009 e 2010 del 2,6 per cento). Sotto la voce delitti vengono calcolati, oltre agli omicidi, furti, furti con scasso, rapine, incendi. In campo europeo lo Stato col più alto valore di delitti denunciati è la Svezia (148 delitti per mille abitanti), al secondo posto il Belgio (92,9) e al terzo la Danimarca (86,5). L'Italia ha la media del 45,1 per mille. La nazione europea «meno delittuosa» è Cipro col 9,2.   Sanità, posti letto - La Sardegna è una delle regioni italiane col maggior numero di posti letto (pubblici e privati) del Paese. Al primo posto svetta il Molise con 5,80 posti letto per mille abitanti. Secondo il Lazio con 5,5, seguito dal Veneto (4,81) e ancora dall'Emilia Romagna con 4,62, quinta la provincia di Bolzano con 4,61 e poi la Sardegna con 4,46. Il valore percentuale dei posti letto pubblici sul totale in Sardegna è dell'8,13 per cento. Nell'isola sono (dati riferiti al 2008) 1.388 i medici generici, 227 i pediatri. Ogni medico generico nell'Isola assiste mediamente 1.065 pazienti contro i 1645 di Bolzano e, quota più bassa, i mille del Lazio. Il costo del servizio sanitario nazionale, pari a 1.833,3 nella media-Paese, in Sardegna è 1.822,7 euro. La quota più alta è Bolzano (2214,5) seguito dal Trentino Alto Adige (2.214,5). C'è anche da dire che la Sardegna non è una delle regioni dove il costo per la sanità sia tra i più alti in Italia. Nel 2009 contro una media nazionale di 1.833,3 euro pro capite la Sardegna è schizzata 1.822,7 preceduta solo dal Molise (2.105,3) e preceduta Piemonte, Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio. La regione più virtuosa nella spesa sanitaria è la Sicilia con 1.688,2 euro pro capite. Parchi - Sardegna tra i fanalini di coda per i parchi regionali, con dati aggiornati al 2011: escluso il Molise a quota zera, l'Isola ha un valore percentuale dello 0,3 per cento nel rapporto superficie parco/superficie regionale con due soli parchi (La Maddalena e il Goldo di Orosei) pari a 6.822 ettari. Il rapporto più alto in Lombardia (24 parchi regionali con una superficie parco/superficie pari al 19,3) seguita dal Trentino Alto Adige (15,2) e dalla Campania (11,8).   Sbarchi dei clandestini - In Italia tra il 2009 e il 2010 c'è stato un calo di sbarchi di clandestini pari al 54 per cento passando da 9.573 del 2009 ai 4.406 del 2010. In Sardegna erano stati - la fonte è del ministero dell'Interno - 1.548 nel 2007, saliti a 1,621 nel 2008, calati a 484 nel 2009 e passati a 318 nel 2010. Al 19 settembre 2011 - dato freschissimo - gli sbarhi in Sardegna si sono fermati a 164 con una variazione del meno 79,5 tra 2007-2009 e del 34,3 fra il 2009 e il 2010.   Sfratti - I provvedimenti esecutivi di sfratto e le richieste di esecuzione nel periodo gennaio-dicembre 2010 sono stati in Sardegna 632 di cui 571 per morosità (percentuale del 90,3) contro la media nazionale dell'85,7. Le richieste di esecuzione sono state 450 mentre gli sfratti realmente eseguiti sono stati 295. In questi dati sardi mancano - fa rilevare il Censis - quelli di Sassari e Nuoro.   Aeroporti - Sono meno esaltanti di quanto spesso si racconta i dati sul numero dei passeggeri negli aeroporti sardi. In base alle cifre Censis-Enac sui primi 26 aeroporti nazionali Cagliari si colloca al tredicesimo posto con 3.426.864 passeggeri trasportati nel 2010 con un incremento del 3,3 per cento sull'anno precedente. La quota di traffico internazionale a Cagliari è crollata dal 22,6 del 2009 al 20,9 del 2010. Olbia Costa Smeralda: calo dell'1,9 fra 2010 e 2009 (da 1.621 mila passeggeri a 1.591) con incremento del traffico internazionale dell'1,5. Debacle (-7,9 per cento) per Alghero passato da 1.504.142 passeggeri nel 2009 a 1.385.567 nel 2010. Il traffico internazionale si è ulteriormente assottigliato passando dal 37 al 33,6. La quota internazionale è calata anche in campo nazionale passando dal 58,3 al 57,1.   Raccolta differenziata - Tra il 2008 e il 2009 la Sardegna è stata fra le regioni più virtuose nella raccolta differenziata segnando una crescita pari al 7,8 per cento contro la media nazionale del 3. Il valore assoluto nell'isola (anno 2009) è stati pari al 42,5 superati dal Trentino Alto Adige (57,8), dal Piemonte (49,8) e dall'Emilia Romagna. All'ultimo posto la Sicilia col 7,3. In Sardegna gli impianti di raccolta dei rifiuti urbani sono sette, con una quantità smaltita di 351.864 tonnellate con un calo (2008-2009) del 20.3 e per un valore di smaltimento in discarica del 42 per cento (media nazionale 47,9).  Manca il dialogo - In Sardegna si denuncia da tempo, con forza, la presenza di una "politica e di una classe dirigente in mano a una dittatura di mediocri". Avviene lo stesso in campo nazionale con il "declino del dibattito socio-politico". Dice De Rita: "Al netto della banale concentrazione sui problemi innescati dalla sconcertante debolezza di leadership, la povertà del dibattito è evidente. Sembra quasi che esso segua una logica del parlare per parlare o del parlare del parlare che rende inconsistente il pensiero collettivo. Potrebbe essere ormai definito pensiero povero non meritando nemmeno la vecchia e criticata, ma non indecorosa, connotazione di pensiero debole". Vale per l'Italia. Isole comprese. Dove, in assenza di dialogo, dettano legge pochi vuoti monologhi. (articolo originale di  Giacomo Mameli) http://lanuovasardegna.gelocal.it/sardegna/2011/12/04/news/primi-per-il-disagio-giovanile-5367845 

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