Magazine Religione

5° Domenica di Pasqua - Anno B

Creato il 04 maggio 2012 da Ambrogio Ponzi @lucecolore

5° Domenica di Pasqua - Anno B
  5° Domenica di Pasqua - Anno B
Antifona d'Ingresso Sal 97,1-2
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto prodigi;
a tutti i popoli ha rivelato la salvezza. Alleluia.
CollettaO Dio, che ci hai inseriti in Cristo come tralci nella vera vite, donaci il tuo Spirito, perché amandoci gli uni agli altri di sincero amore, diventiamo primizie di umanità nuova e portiamo frutti di santità e di pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello spirito Santo,per tutti i secoli dei secoli. Amen
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura At 9, 26-31
Bàrnaba raccontò agli apostoli come durante il viaggio Paolo aveva visto il Signore.Dagli Atti degli ApostoliIn quei giorni, Saulo, venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi ai discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo.Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli e raccontò loro come, durante il viaggio, aveva visto il Signore che gli aveva parlato e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. Così egli poté stare con loro e andava e veniva in Gerusalemme, predicando apertamente nel nome del Signore. Parlava e discuteva con quelli di lingua greca; ma questi tentavano di ucciderlo. Quando vennero a saperlo, i fratelli lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso.La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero.- Parola di Dio

Salmo Responsoriale Dal Salmo 21
Rit. : A te la mia lode, Signore, nella grande assemblea.


Scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano;
il vostro cuore viva per sempre! - Rit.
Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra;
davanti a te si prostreranno
tutte le famiglie dei popoli. - Rit.
A lui solo si prostreranno
quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere. - Rit.
Ma io vivrò per lui,
lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunceranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l’opera del Signore!». - Rit.
Seconda Lettura 1 Gv 3, 18-24

Questo è il suo comandamento: che crediamo e ci amiamo.
Dalla prima lettera di san Giovanni apostoloFiglioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità. In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.- Parola di Dio

Canto al Vangelo Cfr. Gv 15,4a.5b
Alleluia, alleluia.
Rimanete in me e io in voi, dice il Signore;
chi rimane in me porta molto frutto.
Alleluia.

Vangelo Gv 15, 1-8
Chi rimane in me ed io in lui fa molto frutto.
Dal vangelo secondo GiovanniIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».- Parola del Signore
Riflessione
 

Nel silenzio ci prepariamo ad ascoltare al Parola.
  • Una premessa (nella quale mi ripeto); abbiate pazienza, ma sono cose essenziali che non bisogna tacere.
Mi riferisco al contesto in cui ascoltare la Parola della Scrittura.La chiave di lettura è Gesù che parla da Risorto. In forza di questo evento, Gesù non è chissà dove, ma è in noi. Anche il brano di oggi ci fa capire questo.La prima chiave è il Signore RisortoLa seconda chiave è l’oggiLa terza chiave è il noi.Questo brano ci riporta alla comprensione della luce del Risorto e della chiesa primitiva delle origini (la chiesa uscita dalla Pentecoste).La venuta dello Spirito Santo ci offre una comprensione nuova della Parola, una comprensione frutto di uno sguardo interiore, nel senso che Gesù non si mostra direttamente (come prima) ai discepoli, ma, attraverso la sua presenza, nel cuore di chi ha fede.D’ora in avanti l’esperienza che si vive è quella di un parlare di Dio in chiave di interiorità. Gesù ora vive in noi. Gesù afferma questo come suprema certezza, e corrisponde a ciò a cui oggi mira l’azione dello spirito.Quindi rileggiamo questo brano, e tutti quelli del tempo pasquale, con questa chiave di lettura: oggi il Risorto è presente in noi ed opera con il suo Spirito.Questa premessa non risponde solo al bisogno di spiegare una pagina, ma anche di interpretare la nostra presenza nel mondo d’oggi.Cosa dobbiamo testimoniare noi oggi?I frutti di cui parla il Vangelo quali sono?Il cristiano, che ha compreso il messaggio impegnativo del Signore, avverte che ha bisogno di una salda radice a cui rifarsi continuamente per il suo fare, e questa radice è la presenza in lui del Signore Risorto con il suo Spirito.Se manca questa radice, vana è la nostra presenza nel mondo; e anche l’apparente successo che possiamo avere pensando ad una bravura nostra, in realtà è opera dello Spirito.Non possiamo portare frutti riguardo alla Parola contando solo sulle nostre forze. Dico questo perché possiate ripensarci e rivedere il vostro modo di agire, di essere.Gesù Risorto è in mezzo a noi, è in noi e porta frutto nella misura in cui trova un consenso, una docilità, una fedeltà.
Vediamo insieme i vari passaggi del testo soffermandoci sulle parole chiave e spiegate con le parole chiave menzionate prima.La prima parola che menzioniamo è “ vigna ” e di conseguenza “ vite ”Nell’antico Testamento la vigna rappresenta Israele e Javhé è il vignaiuolo. Quella vigna ha tradito le attese, perché, invece di fare uva buone, è risultata sterile. Gesù spiega questa parabola dicendo che il vignaiuolo è il Padre; la vigna è Lui stesso; noi siamo i tralci sani che portano frutto.Chiediamoci a questo punto: quale è il modo per portare frutto? Chi garantisce il frutto? È il rimanere in Gesù. Come il tralcio non porta frutto se non è inserito nella vite, noi non portiamo frutto se non rimaniamo in Gesù.Passiamo ad un’altra parola: “ rimanere ”È una parola molto importante. ‘Rimanere’ non indica una situazione di passività, di inerzia, come lo stare seduti. Il verbo ‘rimanere’ è qui legato ad altre due parole: fede e amore.La fede è statica? Chi mai può dire: sono arrivato?Non è forse un cammino che portiamo avanti? Solo alla fine del cammino potremo dire: credo.Quando recitiamo il credo nella liturgia o lo diciamo personalmente, dobbiamo avere coscienza che siamo in ricerca, che siamo in movimento cercando di essere fedeli alla fonte.Se uno oggi dice: io credo con certezza, lo afferma con una falsa sicurezza, con la presunzione di essere possessore della fede e non con la convinzione di essere in ricerca, di essere un mendicante della fede.Giorno per giorno dobbiamo continuamente ri-scegliere la fede e non manipolarla, dobbiamo motivarla, dobbiamo coltivarla con cuore aperto e umile.Già prima della Pasqua i discepoli dicevano a Gesù: “Accresci la nostra fede”. Questa richiesta indica un cammino.Pensiamo all’amore. Chi può dire: io amo come Gesù? Posso dire: io cerco di amare come Gesù mi ha insegnato e rinnovare la mia adesione.Ad es. la parabola più umana e più coerente è quella che dice che l’amore sponsale va scelto e ri-scelto ogni giorno. Se smetto di coltivarlo, questo amore muore.Il verbo rimanere ha valore dinamico, di cammino quotidiano.La fede è la condizione per cui la vita sia amore.Si tratta di una quotidiana lotta, di una quotidiana scelta gioiosa, perché non è solo qualcosa di faticoso, ma anche di molto bello che ogni ora può rivelare una conquista.C’è poi il tratto della lettura dove si parla di chi non rimane.Chi non rimane è colui che rifiuta, colui che si chiude.Questa pagina del Vangelo usa termini anonimi: viene tagliato e bruciato, tagliato e gettato nel fuoco, per dire che chiudere il cuore alla fede e all’amore diventa un’autocondanna e un’autoesclusione dalla corrente della vita. Il Signore però non cesserà mai di offrirsi, perché fede e amore sono due esperienze dinamiche.Un’ultima osservazione finale: il fatto del rimanere non è solo il nostro rimanere in Gesù, ma implica anche il rimanere di Gesù in noi.È un passaggio molto importante che ci dice che non siamo soli nella testimonianza e nella ricerca, perché Gesù ci cerca, abita in noi, nella nostra interiorità. E da questa interiorità escono i frutti. Come si diceva prima, l’interiorità è data dalla presenza del Signore in noi; e i frutti nascono da questa presenza ascoltata, accolta, coltivata, seguita.Il resto lo troverete voi pregando, meditando e facendo attenzione alla vostra esperienza di vita.È urgente lavorare per l’interiorità. Oggi si rischia di essere molto proiettati all’esterno, non considerando la radice nella sua profondità.I frutti sono il risultato dell’esperienza interiore dello Spirito del Risorto che anima le opere e permette che queste opere portino alla liberazione dell’uomo.I frutti sono per l’umanità liberata che realizza il progetto di Dio e fa essere il vero bene.
  • Un ulteriore richiamo: la “ potatura ”
La nostra vita è fatta di potature, di distacchi, di avvenimenti imprevisti, di prove anche dure.Cogliere la potatura è positivo come esito, se accolta e vissuta nell’orizzonte del Cristo Risorto.
  • Invito me e invito voi a dare un volto alle parole chiave incontrate.

SCINTILLA


È il Cristo Risorto
che ci dice
quanto siamo cari
ai suoi occhi e preziosi.
Egli vuole per noi
una esistenza
colma di frutti.
Per questo ci accoglie
e ci avvolge nell’abbraccio
con il Padre.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine