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6 Motivi Per Cui Tornare In Italia è Stata La Scelta Giusta

Creato il 10 dicembre 2014 da Sunday @EliSundayAnne

cambiare vita anno sabbatico

Spesso mi viene chiesto se tornare in Italia è stata la scelta giusta, o se mi sono pentita.

La mia risposta è: Sì. Ho fatto la scelta giusta.

Chi sceglie di tornare, di solito lo fa dopo sofferenze indicibili. Così fu per me, lo scorso giugno: arrivai a scrivere l’articolo Quando il viaggio è un ritorno a casa dopo aver trascorso un mese di riflessioni, ripensamenti, paure, ansie e orgoglio che ribolliva. Perché decidere di fare un passo indietro rispetto a una scelta fatta non è una passeggiata: è una maratona di New York.

Significa rimangiarsi tutto, dire a se stessi che il piano non è andato come si pensava, che bisogna ricominciare da capo. Oppure, dire a se stessi che si è semplicemente stanchi e si ha bisogno di riprendere fiato.

Se è difficile ammetterlo a se stessi, ancora più difficile è doverlo ammettere di fronte a parenti, ex colleghi e gente che già ai tempi storceva il naso. Non è difficile ammetterlo, invece, agli amici: se sono veri, loro sanno cosa bolle in pentola. Sanno che sarà solo un passo indietro per poi ripartire meglio.

Dice bene Monia Papa di Calamo Scrittorio:Indietreggiare per avere una visione d’insieme e riservarsi il diritto di ricredersi su qualcosa. Che non significa rinnegare. Ma sapere quando è il caso di cambiare e quando è il caso che cambiare equivalga a ritornare a uno stato precedente.”

Perché “è importante tener traccia di dove ci si trova, di dove si era e di dove si vuol andare. Siamo il frutto di ciò che abbiamo fatto, ma anche di ciò che possiamo scegliere di rifare e di migliorare.”

L’altro giorno rileggevo il blog della mia amica Patty, Bonifici e Sogni, per vedere a che punto fosse lei, una bancaria in aspettativa in Sardegna da un anno e mezzo. Ho scoperto che anch’ella farà un passo indietro, per andare avanti dopo, più forte: tornerà ai bonifici per ripartire coi sogni.

Siamo partite, ci siamo lanciate, abbiamo fatto il primo passo: quello ha fatto la differenza tra chi si lamenta della propria situazione ma non fa nulla, e chi tenta e si butta.

La scelta mia, di Patty e di chi sceglie di fermarsi per un po’ dopo un’esperienza che ha cambiato la vita, porta avanti più di prima. Ora vi spiego il perché.

Da quando sono tornata:

1. Ho ripreso in mano il mio blog

In viaggio non scrivevo quasi più: la mia barca si era arenata in Oman, bloccata da un’ancora interiore che non riuscivo più a levare. Mi ero accorta che le mie passioni – lo scrivere, lo yoga, l’attività fisica – erano state soppiantate da un lavoro bellissimo, ma che non era in realtà il mio sogno. Almeno, non da svolgere a tempo pieno. Ero partita per inseguire un sogno, non un lavoro qualunque, basta espatriare.

2. Ho le idee chiare su ciò che non voglio

Quando partii, lo feci senza un piano preciso. Ricordo che dissi a mio padre: “Mi prendo un anno sabbatico perché io sono una creativa, e la scuola sta uccidendo quella che sono.”
La sua reazione l’avevo già descritta ne Il coming out del sognatore (I creativi muoiono di fame! fu la sua risposta), ma l’importante era partire. Fare quel primo passo che poi cambia la vita. La prima volta che si parte, si parte così: senza un’idea precisa. Il mondo è un labirinto, e si cerca l’uscita un po’ alla cieca. E’ il bello della prima volta: si vive la libertà nel suo concetto più pieno.
La sensazione è come quella che dicono provi il bambino quando esce dal grembo della madre:

Quando l’aria riempie i polmoni per la prima volta, fa male. Ma poi è vita.

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In due anni in giro per l’Asia, ho testato varie cose e ho capito ciò che non voglio fare: ad esempio, non voglio più insegnare, e non sono interessata ad aprirmi un tour operator e lavorare come una pazza per diventare ricca (in un paese che non mi rende felice). Queste sono solo due delle cose che ho capito in viaggio.

Inoltre, tornando ho chiarito un dubbio che mi era sorto in Oman. Tra un tour e l’altro avevo cominciato a provare nostalgia dell’Italia, e mi era sorto il dubbio che forse sarei dovuta tornare a fare l’insegnante di ruolo, e addio tutto. Invece, una volta qui ho compreso che quel pensiero era nato solo dal fatto che non fossi soddisfatta della vita che stavo facendo. La lontananza falsa i ricordi.
Quindi: mi fermo, mi riposo, aggiusto il tiro rimodellandolo su ciò che sono ora, e riparto con un nuovo progetto.

3. Ho le idee chiare su ciò che voglio

Voglio scrivere con più costanza, perché questo mi rende felice. Vorrei provare strade nuove, e non necessariamente che abbiano a che fare con la scrittura. Voglio non fossilizzarmi su un paese solo e lì mettere su casa e lavoro, perché poi so che dopo un paio di anni mi stufo. Ho capito che vorrei tentare la strada del lavoro da nomade digitale – che non deve essere per forza solo sul web.

4. Sono più forte

Lo sono perché ora so che posso scegliere, e che se voglio avrò il coraggio di provarci di nuovo.
Seguire il cuore, fare il primo passo e lanciarmi nel vuoto è stata la cosa più intelligente che potessi fare. Perché anche se sono tornata (per un tempo lungo o breve, chissà), non sono più la ragazza paurosa di prima. Sono una donna che ha imparato a volersi bene.

5. Mi sono venute nuove idee e nuovi sogni

Lo sapevate? I sogni cambiano.

A dodici anni sognavo di fare la missionaria. A quindici anni volevo diventare una ginnasta. A diciannove sognavo di fare la modella. A vent’anni di diventare insegnante di storia dell’arte. A venticinque di lavorare per le Nazioni Unite. A trentacinque di insegnare inglese all’estero. A trentotto la missionaria l’ho fatta davvero. Oggi ho voglia tornare alla mia passione sviluppata dagli anni dell’università in poi: il fitness. Unendolo a nuove passioni nate in viaggio.

Come il nostro corpo cambia, così i nostri sogni. Questi ultimi, cambiano in proporzione a quanto impariamo a conoscerci.

Ha detto bene Nina di Leaving the Old Way: “E se morissi senza sapere di essere la migliore violinista del mondo?”. Ciò significa “fare una scelta non dettata dalle convenzioni sociali, ma semplicemente provare a essere.”

6. Ho capito una cosa fondamentale:
Ciò che siamo veramente sta nella sezione “Interessi” del CV.

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Mi sono accorta che quella sezione è l’unica che negli anni non è quasi mai cambiata. So che volete leggere la mia, eh? Eccola:

Interessi

Scrittura e fotografia, Viaggiare, Letteratura di genere e di viaggio, Autobiografie di donne, Danza classica, Musica, Fitness, Yoga, Training Autogeno, Meditazione.

Questa è l’unica parte che mostra al datore di lavoro chi ha davvero davanti. E infatti guarda un po': tutto ciò che sono sempre stata sta tornando a galla. Gira e rigira, mi sto avvicinando a quella che sono.

Dopo aver assaporato la libertà, tornando in “cattività” vengono nuove idee che manco vi immaginate. Queste nuove idee portano a pensare una sola cosa: è ora di provare qualcos’altro.

Sto vivendo un secondo anno sabbatico: stavolta sono in viaggio dentro di me.

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Cosa ne pensi? Scrivimelo qui sotto: i commenti sono il nutrimento del mio blog.


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