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61 Antefatti – Una traversata 1689

Da Blanquita @Blanquita

Mar dei Caraibi, nord della Giamaica, giugno 1689 Erano diretti a Isla de Piños e l’Ibisco d’Oro, dopo la picchettatura ed essere stato ridipinto il mese precedente, percorreva le acque giamaicane battendo bandiera olandese. Era un pomeriggio fresco, avevano attraversato una breve tempesta ma ora si procedeva a gran lasco. La pioggia torrenziale aveva reso il ponte scivoloso ma la cera e la pece sapientemente tirate, avevano impermeabilizzato le assi e non aveva permesso all’acqua di gocciolare al ponte inferiore. Il Segaossa aveva ordinato ai mozzi di asciugare il ponte di coperta che brillava come i parapetti verniciati. Il sartiame teso e incatramato ricamava il cielo, la resina odorava di pino, ed era un piacere stare sul ponte del cassero e godere della magnificenza della bella imbarcazione. Jeremy era soddisfatto e il suo sorriso sornione contagiava gli animi, una tempesta è sempre un attimo pericoloso ma era ormai lasciata alle spalle. In stiva conservavano bauli di stoffe delle Indie, cofanetti di bottoni e una cassetta pizzi pregiati, oltre ai barili di spezie e numerosi sacchi di farina, sottratti alla nave olandese incrociata a Cabo Rojo. Jeremy sentiva il petto gonfio d’orgoglio al ricordo dell’azione di arrembaggio, non aveva perso nessun elemento della ciurma, era stata davvero una fortuna e ora, assaporando la tranquillità della traversata, si appoggiò al parapetto di tribordo per osservare il mare. Le nuvole bianche erano immense e solide, non più minacciose, soffici come quelle che si specchiavano nel fiume James, quand’era un bambino. Da quando era alla ricerca di Blanca, da quando l’urgenza di saldare il debito nei suoi confronti l’aveva reso quasi pazzo, i suoi giorni erano quasi tutti neri, ma ogni tanto il sole gli pareva meno implacabile e immaginava di riappacificarsi con la terraferma. Quella terra che nascondeva quella donna indisponente, che lo obbligava con la sua assenza a cercarla ovunque. L’ostinazione di Jerry stava alimentando leggende sul conto di entrambi. La questione della sua fuga, dell’incarcerazione della Gatta, della condanna mai eseguita, aveva ingigantito le loro reputazioni, le chiacchiere dei marinai e delle puttane avevano ricamato su ogni versione dei fatti, le dicerie ormai lo legavano alla Gatta come una cima ben impiombata…e invece non c’era mai stato nulla che li unisse, niente cui lui potesse aggrapparsi, solo la vana speranza che lei stesse bene, che fosse viva, fuori di prigione. Erano passati nove anni dall’arresto, Morgan era morto, ma lei non era tornata. Dov’era? Il mare si mosse, poi si tinse di un blu più tenue, le rocce sottostanti diedero al fondale una sfumatura smeraldina e Hudson notò con sorpresa che le tutte le nuvole si erano ormai allontanate e il cielo era terso. Jerry accarezzò con lo sguardo l’orizzonte e improvvisa comparve un’isola. Non che ne ignorasse l’esistenza, ma si soffermò a osservarla, quasi fosse un quadro. La baia a sud-ovest della piccola isola aveva una forma quasi circolare, un braccio di roccia la cingeva dolcemente, come a proteggere la sabbia chiarissima e l’acqua diamantina. Le onde s’infrangevano senza forza su quel braccio, quasi lo lambissero, chiedendo il permesso per entrare nella cala luminosa, riparata dalle rocce bianche. In cima alla cornice rocciosa, c’era della bassa vegetazione, forse cespugli di bacche e felci, rese luccicanti dalla pioggia. Simile a un copricapo, la collina si alzava alle spalle della baia, resa ricca e lussureggiante dal verde brillante dei banani rigogliosi e dagli alberi di mogano. Fra le macchie del fogliame s’indovinavano le colture degli orti e dei frutteti e i prati sul declivio erano intervallati da pochi tratti di foresta e da alcune altissime palme, che dondolavano le chiome morbide e svettanti al vento di levante. Da quella distanza si scorgevano alte cime di palissandro, dalle quali si alzavano i pappagalli in volo. Il lato posto a sud-ovest era invece quello abitato. Il borgo di case, appena sotto la cima tronca dell’isola, si estendeva lungo il crinale meno scosceso, tra le case basse e gli orticelli, svettavano gli alberi da frutto e le magnolie, dal fogliame scurissimo e lucido. La via principale tagliava in due il borgo e, dopo uno spiazzo davanti alla chiesa, scendeva diramata dal dedalo di stradine fino al porticciolo. Uno slargo spezzava il disordine delle costruzioni, su di esso si affacciavano quasi certamente la caserma, l’emporio, una locanda e i magazzini, e oltre quella piazza disadorna c’era il porto vero e proprio. Oltre una costruzione coperta dove riparare merci e persone, il pontile di legno scuro si estendeva diritto e sgraziato, come un’appendice virile, a interrompere l’armonia della costa. Solo pochi pescherecci, erano lì ormeggiati. Jerry Hudson si spostò fino alle lande di mezzana, mentre l’Ibisco proseguiva veloce verso ovest, e l'uomo si aggrappò alla sartia per scrutare meglio l’isola che si allontanava. Nel lato occidentale c’era un’altra spiaggetta sottile, ombreggiata da palme e mangrovie, dove erano state tratte in secca delle piccole barchette. Poco più in alto, dei cavalli brucavano all’interno del recinto, tranquilli come l’aria che si respirava laggiù. Per gioco, Jeremy percorse nuovamente le vie assolate del centro abitato, le percorse come se fosse stato a terra, saltò i muretti imbiancati a calce, i tetti di paglia, i panni stesi nei cortili, le minuscole figure di uomini e donne impegnati nelle loro vite tranquille. Era Isla Hermosa, poco più di uno sperone di roccia in mezzo al mare, a nord di Port Maria. Certamente era un luogo tanto ameno, da non possedere alcun lusso che la chiesa in stile spagnolo, le sue acque ricche di pesce e i terreni fertili. Era un luogo antico, quell’isola. Era un piccolo gioiello nel Mar dei Caraibi, il luogo più pericoloso del mondo moderno! Con un sospiro, Jerry si staccò dal coronamento di poppa e tornò al presente, ai suoi pensieri neri, alle sue preoccupazioni, dimenticandosi di quel piccolo luogo da sogno, intaccato dagli eventi che lo riguardavano.   61 Antefatti – Una traversata 1689 foto dal web

Pubblicato da blanca.mackenzie | Commenti (1) Tag: un conto da saldare
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