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64. Festival di Berlino: “Nymph()maniac Vol I” di Lars Von Trier

Creato il 10 febbraio 2014 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Anno: 2014

Durata: 145′

Distribuzione: Good Films

Genere: Drammatico, Erotico

Nazionalità: Danimarca, Germania, Regno Unito, Belgio

Regia: Lars Von Trier

Molte le polemiche, di conseguenza alte le aspettative. Nymph()maniac Vol.I è stato presentato oggi alla stampa della Berlinale 2014 in versione integrale, e i 145 minuti di proiezione sono volati. Per rispondere alla domanda che negli ultimi mesi ha attanagliato i fan e non di Lars Von Trier, no, Nymph( )maniac Vol.I non è un film scandalosamente erotico. Forse provocatoriamente misogino nel guardare alla donna come una creatura destinata al peccato, predatrice di uomini vittime del suo potere manipolatore.

Nymph( )maniac Vol.I contiene i primi quattro degli otto capitoli del racconto introspettivo di Joe (da adolescente Stacy Martin e Charlotte Gainsbourg da adulta) al suo interlocutore sorprendentemente non giudicante, il vecchio Seligman (Stellan Skarsgård). La passione per la pesca di Seligman innesca la rivelazione della donna trovata ferita per strada e, sulla metafora della pesca – di uomini o pesci – si procede in un parallelismo di tattiche, debolezze da conoscere e sfruttare, astuzie per l’adescamento perfetto. Sui ricordi d’infanzia e della tenera adolescenza si apre la confessione di Joe, nella forma di una ninfomane in erba, bramosa di piacere. Joe rievoca quei momenti nella consapevolezza delle sue colpe, mentre il vecchio saggio, l’Ascoltatore perfetto che non pesa ma interpreta incuriosito la mistura di desiderio e senso di colpa, le porge un specchio privo della cornice moraleggiante in cui ri-vedersi. La caccia al sesso sul treno in corsa – chi fa più sesso vince un sacchetto di caramelle – le ha fatto scoprire il potere di sguardi e sorrisi, e il senso di colpa per l’abuso della forza seduttrice.

The secret ingredient to sex is love”, le sussurra all’orecchio la sua migliore amica. La ‘ribelle contro l’amore’ nel secondo capitolo intitolato Jerôme si innamora lentamente del suo capo (Shia LaBeouf), uno dei suoi primi amanti ritrovato per caso, ossessionata dalle mani che vorrebbe la possedessero come un oggetto della sua quotidianità. Joe è sopraffatta dall’amore che altro non è se non il desiderio arricchito (o impoverito) dalla gelosia.

Il dettaglio di un quadro visto a casa di Seligman la riporta ancora una volta indietro nel tempo, all’esperienza con Mrs. H (Uma Thurman), moglie di un amante detestato piombatole in caso dopo aver abbandonato la famiglia. La drammaticità della terza digressione è alleggerita dall’irruzione di una Thurman ispirata e disperata che compie il grottesco, caratterizzazione con cui Lars Von Trier va a nozze. Con i tre figli al seguito, Mrs. H si presenta nella casa dove l’adulterio si è consumato firmando una scena patetica e ilare, asettica emotivamente per tutti quanti. Il suo sfogo inatteso e singolare contro l’amante assume un tono assertorio, cambiando il registro della scena, quando la verità è pronunciata: Joe è, e si considera, una creatura condannata alla solitudine.

Sconosciuto alla nostra ninfomane è l’autore Edgar Allan Poe, il cui libro è sul comodino di Seligman, mentre la morte dello scrittore per delirium tremens è una condizione a lei purtroppo ben nota. Così ha infatti perso l’amato padre, con cui passeggiava nella foresta per contemplare e godere della bellezza degli alberi nudi d’inverno e vestiti di bellissimi abiti verdi in primavera. In questo quarto capitolo Joe si confronta con il panico e la vergogna che l’ha posseduta nell’istante dell’improvvisa lubrificazione davanti al letto di morte del padre.

La musica di Bach, l’armonia della musica che si struttura secondo le leggi di Fibonacci, le singolarità intonate in un tutt’uno corale ed equilibrato, sono lo spunto di un’altra metafora erotico-sessuale. Nel quinto capitolo Joe ricorda il coro di amanti uniti in una voce unica e soddisfacente, una triade sessuale dove ciascun vertice recita la propria parte per comporre l’unità armonica: il partner altruista-accudente, quello passionale-predatore e Jerôme, ossia l’amore incontrato ancora una volta per caso.

A colei che recitava il “Mea vulva, mea maxima vulva”, il primo volume delle confessioni di una giovane ninfomane riserva una scoperta drammatica sul sentire. Desiderio, erotismo, trasgressione, sentimento non sempre si conciliano nell’appagamento.

Il battage pubblicitario che gridava al porno d’autore ha avuto oggi la sua smentita, almeno in questa prima parte dedicata all’educazione sentimentale di una ragazza che si autodefinisce ninfomane. Il viaggio narrativo di Joe attraverso la personale ricerca spasmodica della gratificazione al desiderio lussurioso è introspettiva, intellettualizzata e parlata, più che mostrata. A dispetto di critiche e pregiudizi, ‘l’ospite non gradito a Cannes’ (questo lo slogan sulla maglietta indossata dal regista per il Photo Call dopo aver defezionato la conferenza stampa), insiste sul (non) sentire di una donna con ironia e dialoghi sagaci. Dissacra il senso comune, la morale classificante e, almeno nei primi 145’, non si appiattisce nell’esibizionismo porno-erotico-masturbante del sesso smanioso. We want more.

Francesca Vantaggiato


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