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69° Festival di Venezia, vince Kim Ki-Duk, delusioni per il cinema italiano

Creato il 09 settembre 2012 da Postscriptum

69° Festival di Venezia, vince Kim Ki-Duk, delusioni per il cinema italiano
Il regista sudcoreano Kim Ki-Duk vince il Leone d’Oro del 69° Festival Di Venezia con “Pieta”, mentre il cinema italiano si deve ancora una volta accontentare di premi di contorno.
Affermazione importante per Kim Ki-Duk che nel 2004 vinse il Leone d’Argento con “Ferro 3-La Casa Vuota” e che stavolta ha unito pubblico e critica con “Pieta”, che uscirà nelle sale italiane il 14 settembre col titolo “Pietà”. Una storia drammatica e di redenzione, di un uomo che viene ingaggiato dagli strozzini per riscuotere il credito dalle persone a cui gli usurai hanno dato i soldi, usando violenza e senza curarsi del dolore che provoca a quegli uomini. Fino a quando un giorno non gli si presenta una donna che gli dice di essere sua madre, e dapprima l’uomo la respinge, ma poi col tempo riesce a farla entrare nella sua vita e capire di cambiare verso il bene. Fino a quando la madre viene rapita, e in cerca dei colpevoli, inizierà un’altro percorso difficile. «Questo mio film» ha spiegato il regista «vuole mettere in discussione il processo che vede avidità denaro e successo distruggere la purezza, che instaura tra gli esseri umani solo relazioni basate sull’odio e porta il mondo contemporaneo, e anche me stesso, solo verso la distruzione». 

Kasia Smutniak, madrina del Festival, ha condotto con classe e senza errori la serata, che  non è noiosa ma regala due momenti unici, nel bene e nel male. Il vincitore, Kim Ki-Duk, mentre ritira il Leone d’oro, ringrazia intonando una canzone, tratta da un suo film precedente. Qualche minuto prima errore clamoroso di Michael Mann e Laetitia Casta, che confondono il Premio speciale della giuria col Leone d’argento e li consegnano invertiti. Dopo un po’ arrivano le scuse ma la figuraccia resterà negli annali della Mostra.

Leone d’Argento per “The Master” di Paul Thomas Anderson, che conquista la Coppa Volpi di migliore attore con due grandi attori come Philip Seymour Hoffman e Joaquin Phoenix, applauditi a gran voce dal pubblico veneziano. Coppa Volpi di miglior attrice a Hadas Yaron per “Fill the Void”.

69° Festival di Venezia, vince Kim Ki-Duk, delusioni per il cinema italiano

Philip Seymour Hoffman

Premio per la migliore sceneggiatura a Oliver Assayas, regista di Après Air.

Premio Speciale della Giuria a Paradies:Glaube(Paradise:Faith) di Ulrich Seidl. 

E per l’Italia? Due premi importanti per alcuni versi ma pur sempre di consolazione, come il Premio per il Milgliore Contributo Tecinco a Daniele Ciprì, per la fotografia, del suo “E’ stato il Figlio”, e il Premio “Marcello Mastroianni” all’attore emergente della rassegna a Fabrizio Falco per “Bella Addormentata” e “E’ stato il Figlio”.

69° Festival di Venezia, vince Kim Ki-Duk, delusioni per il cinema italiano

Hadas Yaron

Ancora una volta dunque niente Leone d’Oro per il cinema italiano, che a Venezia non raccoglie quanto semina. Posto che nessuno può venire a insegnare all’Italia come si fa Cinema, è vero pure che negli ultimi tempi a Venezia non sono arrivati film che hanno mostrato emozione e scrittura pura assieme. Si ha poca voglia di rischiare oppure si resta attaccati troppo all’attualità, regalando meno sogno alle opere. Le Giurie comunque sono non sempre obiettive, ma certo si dovrebbe pensare più a sè stessi che a chi premia i film nei concorsi, e pure quest’anno dalla parte italiana polemiche verso i giurati non sono venute meno infine. Ci vuole a mio parere più scrittura dietro i film e più idee, anche se è indubbio che i pochi soldi dei produttori vengono usati più per commedie commerciali e meno per i giovani e i film più impegnati. Rimbocchiamoci le maniche e diamo spazio a chi lo merita perché Venezia e Hollywood sono troppo lontani, ma poi conta sempre più la sostanza dei premi.


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