Anno: 2012
Durata: 62’
Genere: Documentario
Nazionalità: Italia
Regia: Maura Delpero
Scavare nella quotidianità di due immigrate moldave, Nadea e Sveta, riuscendo, senza retorica, a mostrarne gli aspetti più profondi, non era un impresa facile: Maura Delpero dirige magnificamente un film che non è solo un documento prezioso di analisi, ma soprattutto cinema, fatto di inquadrature mai banali, di una fotografia curata e funzionale alla rappresentazione dei movimenti interni delle due protagoniste, di un montaggio alternato che ben restituisce il confronto tra due mondi, sempre rimanendo dentro un registro intimo che privilegia i dialoghi, le espressioni dei volti, svelandone i segreti tra le pieghe più nascoste.
Nadea e Sveta sono amiche, entrambe vivono a Bologna. Sveta è la più giovane; dopo due anni e mezzo riesce a ottenere il tanto sospirato permesso di soggiorno che le permette, finalmente, di poter tornare a casa e rivedere la figlia che vive con la nonna. Nadea vive già da anni in Italia, fa la badante e, pur amando il nostro paese, desidera tornare in Moldavia per stare con la sua famiglia, i figli e i nipoti. Le due donne intrecciano itinerari inversi, che vedono l’una, la più giovane, proiettare la propria esistenza e quella della piccola figlia nel nostro paese, l’altra, invece, ritornare alle origini, per trascorrere il tempo che resta nella terra natia.
L’occhio della regista con poche ma significative pennellate mostra le differenze architettoniche dei due paesi: alle impietose panoramiche dall’alto che deflagrano su grigi palazzoni a schiera, residui indelebili del regime sovietico, si alternano inquadrature fisse che indugiano sui calorosi tetti rossi di Bologna, rivelando con un rapido colpo d’occhio (potenza dell’immagine) differenze antropologiche profonde e probabilmente invalicabili. Ma l’originalità e la bellezza del film consistono nel taglio fortemente soggettivo che, senza cedere alla solita esegesi dei temi tipici (globalizzazione, problema dei flussi immigratori, multiculturalismo), pur alludendovi fortemente, fornisce una prospettiva essenziale, esistenzialista, inedita.
È bello vedere la figlia di Sveta imparare l’italiano, così come è bello ascoltare i canti intonati da Nadea e la sua famiglia durante un lauto pasto, sul finire del film. Due destini si sfiorano e come frecce si dirigono verso bersagli opposti: due vite, prima di tutto.
Luca Biscontini