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75. Io non ci sto

Creato il 31 maggio 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su maggio 31, 2012

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C’è gente accaldata che cammina in gruppi sfilacciati, chissà quanti chilometri hanno fatto dalle prime ore del giorno. Provi a indovinare i pensieri, i sentimenti, se ci sia qualcosa che ti possa distogliere dalla decisione. Vuoi cambiare idea? Mettere un altro segnalino proprio sul più bello, magari un attimo prima di buttarti giù, dal momento che il finale ti appare scontato anche stavolta? O forse è l’occasione giusta per andare fino in fondo, per finire il volo sempre spiccato e poi interrotto per qualche ragione misteriosa, che ti ha costretto a chiudere il libro e a iniziare un’altra storia? C’è una fontana con due spruzzi contrapposti: ti vengono in mente il bene e il male, l’albero dell’Eden, le favole che ti hanno raccontato da bambino: quale sarà il getto che disseta? Possibile ti sia sempre abbeverato alla fonte del veleno? L’altro lato è pieno di pullman, bestioni che sputano, dalle pance aperte, formiche colorate. Prova a identificarti nel loro pigia pigia, nella curiosità di chi va in cerca del nuovo: c’è qualcosa capace di tenerti avvinto alla luce di questa fine maggio? Oppure assecondi il tuo destino, quello d’ignorare cosa si nasconda dietro l’angolo, di conoscere solo la prima parte di ogni storia? Una ragazza controlla le foto già scattate, le nuvole galleggiano come balene nel mare color zaffiro del cielo. Saranno interessati alla tua sorte? E’ vero che tutto l’universo è collegato e non c’è niente che accada qui e ora che non provochi una reazione uguale e contraria nelle plaghe più remote del cosmo? Che un battito di mani in un quartiere di Parigi sconvolge gli atomi infuocati di Vega, Rigel, Betelgeuse? Alzi lo sguardo: il dito-torre è puntato contro il cielo come un’accusa, una minaccia: perché mi hai fatto questo? Perché il racconto, per un motivo o l’altro, non arriva a compimento? Quale condanna peggiore di una storia senza fine, di un sogno che non ha risveglio, di un amplesso privato dell’orgasmo? Gli alberi sotto il monumento sono potati in forma di siepe regolare, un abbraccio triste che li obbliga a stringersi insieme, senza soluzione di continuità: che sia questa la chiave della vita? Il dovere di unirsi all’essere e rinunciare alla propria libertà? E’ la ragione per cui interrompi sempre la lettura? Basterebbe un gesto incongruo, un’azione slegata dall’abitudine di seguire il branco? E’ per questo che sali sull’ascensore rosso e nero e voli, voli, in attesa di vedere la tua vita dall’alto della torre e poter finalmente dire no, io non ci sto?


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