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8 – 1961 > Campanile Sera, I primo programma televisivo che unisce l’Italia (1959)

Creato il 10 giugno 2011 da Antonio Conte

L’uso della lingua italiana nel gioco televisivo ha favorito molto il livellamento linguistico-geografico e la conoscenza dell’Italia tra gli Italiani. Ma intanto diciamo pure che era tutto da scoprire, ed era la fonte stessa di novità. E’ il caso di “Campanile sera”, è il titolo di un gioco televisivo  in onda dal 5 novembre 1959 sul Rai Uno, all’epoca “Programma Nazionale della Rai” trasmesso ogni il giovedì sera alle 21 e condotto da “Mike Bongiorno***”, “Renato Tagliani” (in seguito  sostituito da “Enza Sampò”) ed in esterna da “Enzo Tortora”.

Di fatto fu il primo “gioco collettivo” che in una sorta di reality ante litteram, dava la possibilità di giocare al pubblico da casa, riunitosi in piazza, che di fatto partecipava alla trasmissione, nonché dava a tutti gli altri possibilità di poter godere da casa la sfida tra due città scelte tra il nord ed il sud. Il tutto con un semplice meccanismo, si trattava di un quiz, con domande rivolte contemporaneamente ai concorrenti di un paese del Nord Italia e di una località del Sud, inoltre venivano anche abbinate anche prove di atletiche. Una trovata, che di fatto metteva in comunicazione e faceva conoscere a turno, le realtà dei piccoli paesi italiani tra loro, e con loro stessi, quale pubblico. Ad ogni puntata si descriveva infatti il paesaggio e la realtà produttiva dei comuni in gara. Il programma, quale assoluta novità, ebbe un clamoroso successo, e venne trasmesso per oltre cento puntate fino al 2 ottobre 1962. Successivamente il format, così come è chiamato oggi uno standard di una trasmissione televisiva, è stato venduto in Francia, con il nome di “Intervilles”, e successivamente derivò “Giochi senza frontiere”. “Campanile sera” era nata dal programma radiofonico “Il Gonfalone”, la trasmissione che si fondava sulla sua frammentazione in entità geografiche, dotate di peculiarità linguistiche e culturali tutte da scoprire. Tratti che erano ed sono infatti, una caratteristica nazionale.

Poco dopo, nel 1964, con i primi governi di centro-sinistra, arrivano anche uomini di cultura alternativa che iniziano a scambiare posizioni di potere (giornalisti e amministratori della nuova area culturale nella struttura della Rai) con la distribuzione di cariche e incarichi contro meriti di partito, portando Alberto Ronchey a parlare di “lottizzazione”. Un cenno per dire che dopo anni d separazione culturale, una differenza culturale, di gergo, di lessico, non poteva essere disgiunta anche da una separazione linguistica ed idiomatica legata a pratiche, usi e costumi delle parti politiche contrapposte. L’entrata in governo del centro-sinistra ha portato dunque a sdoganare una lingua italiana di ‘partito’ nel senso più ampio del termine, che tuttavia non corrispondendo una netta separazione geografica, entrava in circolo attraverso canali più diversi, ma con l’esclusione dalla lingua italiana parlata dalla televisione, tra cui a mo di esempio si citi l’esclusione di Andrea Camilleri, e Dario Fo’. Ma citiamo Francesca da Rimini di Antonio Petito

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  • http://www.perunaltratv.it/2011/05/gli-idiomi-televisivi/

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