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82 anni, patologia grave. Morta dopo 30 ore di attesa in pronto soccorso

Creato il 31 luglio 2011 da Yellowflate @yellowflate

82 anni, patologia grave. Morta dopo 30 ore di attesa in  pronto soccorsoRoma,  Ospedale San Camillo, una anziana,  Licia Puglielli,   82 anni, abitava al quartiere Portuense con il marito di 86 anni. A metà luglio entra nel porto soccorso del San Camillo e a triage viene classificata come codice verde, «è rimasta per ventuno ore su una sedia rotelle al pronto soccorso del San Camillo» leggiamo sul Corriere, e, dopo 48 la donna muore  ee per un’emorragia cerebrale. Accade il  16 luglio alle 17,45.  Antonella Marcellini, 47 anni, la figlia della donna denuncia il fatto e, intervistata dal  Messaggero dichiara: «Non vogliamo soldi, non vogliamo nulla, vogliamo solo fare sapere come si muore negli ospedali romani. È l’unico modo per ricordare nostra madre, ha vissuto le sue ultime ore in modo indegno, insieme a decine di altre persone sofferenti ammassate in pronto soccorso, senza che i medici per molte ore la visitassero». La donna era su una sedia a rotelle per una neuropatia diabetica. A

Antonella Marcellini racconta che al signora  Licia Puglielli per tanti anni aveva lavorato  nella sanità capitolina come addetta nel settore amministrativo, in tanti sembra la conoscessero come “la carabiniera” perchè era molto lucida e ben organizzata. Il 13 luglio Licia inizia a sentirsi male. Non riesce più a usare le mani, in particolare  la destra.  Le condizioni nell’arco della giornata peggiorano ed il giorno dopo i familiari contattano il reparto diabetologo che comunica alla figlia la possibilità che la neuropatia diabetica stesse giungendo alle mani. Il 14 luglio la donna viene  portata al pronto soccorso del San Camillo. Alle 17, dichiara la signora Marcellini, la donna viene visitata da un  medico  a cui i familiari spieganole condizioni di salute e la patologia di cui soffriva l’anziana. Il medico risponde “anche se fosse stato un ictus ormai era tardi, non era un caso urgente.” Così Licia viene  classifica  codice verde. ” La lasciano su una sedia a rotelle tutta la notte,” così  racconta la figlia. La signora Marcellini prosegue le sue dichiarazioni “Nel pronto soccorso c’erano decine di persone tutte sulle barelle, in condizioni inaccettabili. -L’umiliazione maggiore quando ha dovuto fare la pipì, riparata come si poteva.” Le ore passano e nessuno si cura di Licia, la signora Marcellini e la sorella tentano di rassicurare l’anziana che a sua volta rassicura le figlie.” Dorme su quella sedia, appoggiando le gambe come può su una poltrona.” Racconta la donna al Messaggero, “Ci dicono i parenti di altri pazienti: funziona così, ci sono anche codici rossi parcheggiati da due o tre giorni. Le hanno fatto solo due elettrocardiogrammi e due prelievi del sangue. Ma noi chiediamo che nelle sue condizioni le venga fatta una Tac”. Al mattino le condizioni di Licia sono peggiorate ed  Antonella non ce la fa più.”la parte destra è ormai completamente andata” intorno alle ore 14 la signora Antonella nota una dottoressa  a cui chiede informazioni e intorno alle 16 nonostante Licia sia in precarie condizioni viene sottoposta ad una Tac.  Ma l’anziana e sofferente Licia “alle 17.30 non parla più, balbetta. Solo allora diviene codice rosso, la intubano. Trascorre la seconda notte al San Camillo, questa volta in medicina d’urgenza. Al mattino , alle 6.30, ci dicono che è in coma irreversibile. ” Cosi dice la figlia che nella sua dichiarazione sottolinea i fatti. L’ospedale, apprese le lamentele dichiara per voce di Aldo Morone, direttore generale: “Comprendo il dolore delle figlie.Purtroppo – la signora aveva una condizione molto difficile, non solo per l’età: l’obesità, il diabete, la neuropatia. Appena arrivata aveva la tipica condizione del problema cardiaco, le è stato fatto l’elettrocardiogramma, anche alla luce dell’ischemia cardiaca che aveva avuto in passato. Quando è stata sottoposta alla Tac è emersa una emorragia cerebrale. È stata visitata dal neurochirurgo e purtroppo non era possibile operare” E, quando al direttore viene chiesto perchè sia stata fatta trascorrere una notte in sedia a rotelle la risposta che è stata ottenuta è “Aveva problemi a respirare, la lettiga non sarebbe stata la scelta migliore”. La Polverini, apprendiamo dal Corriere ha aperto una verifica, mentre il PD laziale richiede una indagine ispettiva dei pronto soccorsi capitolini e del Lazio tutto.

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