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9 su 10 se lo dimenticano: chiedo tanto e ringrazio poco

Creato il 12 ottobre 2013 da Laviadellavita

ASCOLTIAMO LA PAROLA:

Dal Vangelo secondo Luca

Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali,

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fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!».

Appena li vide, Gesù disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono sanati.

Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano.

Ma Gesù osservò: «Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!». (Luca 17,11-19)

MEDITIAMO LA PAROLA

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Ci troviamo nell’ultimo tratto di viaggio di Gesù verso Gerusalemme, tra la Giudea e la Samaria, dove incontra 10 lebbrosi. La lebbra era (ed è) una malattia tremenda: comportava esclusione dalla città per motivi igienici, solitudine, impossibilità di pregare con la comunità, ed era addirittura era vista come castigo di Dio per il proprio peccato. Di questi 10 almeno uno è samaritano, cioè straniero. Tra giudei e samaritani non correva buon sangue, anzi…

Qui li vediamo uniti dal dolore: quante volte la sofferenza abbatte inutili barriere e ci fa riscoprire vicini gli uni agli altri. Da lontano, dato che la legge proibiva a questi malati di avvicinarsi agli altri, i lebbrosi pregano Gesù dicendo: “abbi pietà di noi”.

Questa invocazione arriva dritta al cuore del Signore, che dice di andar loro dai sacerdoti.

Secondo la legge, ci potevano andare solo dopo essere guariti, per essere riammessi nella comunità. Ma tutti si fidano della Sua parola e si incamminano, come se fossero già stati risanati, e per la loro fede guariscono.

Possiamo immaginare la loro gioia. E in tanta esultanza… nove si dimenticano di Lui.

Nella disgrazia tutti lo pregano; dopo esser guariti, 9 su 10 se lo dimenticano!

Gesù sembra esserne stupito: solo uno straniero ritorna a ringraziarlo; solo uno, vedendo in profondità quello che gli è successo, cerca una relazione col Signore. La sola guarigione non gli basta.

Perciò solo a lui Gesù può dire: la tua fede ti ha salvato! Qui si passa dalla guarigione alla salvezza, da uno stare bene momentaneo a una pienezza di vita. Questo è forte. Io posso pure ottenere da Dio tutte le guarigioni di questo modo, trovar lavoro, vedermi risolti gravi problemi, ma se in tutto questo non scopro Lui, non entro in relazione con Lui, non basta!

In questi dieci lebbrosi, ci siamo un po’ tutti noi.

Ognuno di noi ha le sue “lebbre”, i suoi peccati, le sue sofferenze per le quali invoca Dio: problemi di salute, di relazione, economici… noi preghiamo e aspettiamo da Dio la guarigione, la risoluzione, pensando che così saremo finalmente felici. Ma non è così.

I problemi grazie a Dio possono anche risolversi, ma se non mi apro a Lui, a che serve?

Cosa conta di più: guarire o salvarsi?

Stare bene, secondo i nostri criteri umani, o essere unito a Dio?

Che l’esempio di questo samaritano ci aiuti a riscoprire una virtù grande: quella della gratitudine! Quante cose diamo per scontate, senza riconoscerne il valore, e così andiamo sempre in cerca di chissà cosa! Quanti di noi hanno invocato Dio nella prova, nella malattia e sono stati ascoltati e guariti: ma quanti in Chiesa a ringraziar Cristo partecipando all’Eucaristia sono venuti? Quanti lo ringraziano per il Suo perdono a portata di mano con la confessione?

Quanti di noi ringraziano per il valore della vita di ogni giorno e delle persone che il Signore ci ha posto accanto, tramite le quali ci aiuta e ci sostiene?

Tra di noi sappiamo dirci spesso grazie? Ecco una bel proposito: a partire da oggi, iniziamo a pregare lodando e ringraziando il Signore; e cerchiamo di dirci grazie l’un l’altro anche per le piccole cose, per i piccoli servizi, che poi piccoli non sono… dietro ogni cosa fatta c’è sempre tempo speso, fatica impiegata, insomma, vita spesa per noi.

Noi viviamo della vita degli altri! Un qualcosa che non si può pagare a denaro, ma che merita i nostro grazie!

Ripartiamo dalla gratitudine, e vedremo rifiorire gioia e amore attorno a noi!

PREGHIAMO LA PAROLA

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Signore, ogni giorno di prendi cura di me, e con tanti benefici mi guidi, mi sostieni e mi proteggi. Non c’è invocazione che non giunga al tuo Cuore, che freme d’amore per me e per ciascuno di noi. Ma quanta ingratitudine da parte mia.

Chiedo tanto e ringrazio poco. Da oggi desidero dirti grazie con tutta la mia vita: rendimi testimone del tuo amore…

autore: Fra Umile, tratto da La Via del Vangelo a cura della Comunità Missionaria della Via

V.V



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