Magazine Opinioni

97. scene di ordinaria follia

Creato il 22 aprile 2014 da Mavi
L'altro giorno ho fatto circa mezz'ora di fila per il bancomat, arrivato il mio turno, felice per aver raggiunto il traguardo, ho cacciato fuori il portafogli dalla borsa e ... porca puttana! Mi sono ricordata di aver lasciato il bancomat nella tasca della giacca che indossavo il giorno prima ... Che rabbia! Mi sono girata con espressione delusa e guardando la ragazza che era in fila dietro di me, ho detto <<Non trovo la carta, l'ho usata ieri e probabilmente l'ho lasciata nel giubbino>>, con un certo imbarazzo, quasi a volermi giustificare. Credo che la ragazza non mi abbia neanche ascoltata, tanto era felice che la mia 'operazione' fosse durata solo 5 secondi! Quante volte ci capita di trovarci in situazioni simili, di preoccuparci  più di quello che potrebbe pensare chi ci osserva, che al nostro vero obiettivo. Vi ricordate la scena del film 'Ricomincio da tre'? Quella in cui Troisi, a pranzo con la zia, più che ascoltare quello che ha da dirgli, si preoccupa di quello che può pensare la gente attorno, e allora comincia a dire a voce alta la parola 'zia', per chiarire a tutti il rapporto che li lega. Giorni fa in funicolare, ad esempio, mi è capitato di incontrare una mia ex collega che non vedevo da alcuni anni, ci siamo salutate e lei ha cominciato subito a raccontare di quanto fosse migliorata la sua vita da quando aveva cambiato lavoro, di tutte le cose che non le piacevano del precedente, anche con espressioni colorite ed inopportune, come inopportuno era il tono della voce: sembrava che stesse parlando con l'intero vagone, non solo con me. Lei è una di quelli che amano ascoltarsi e che quando parlano fanno in modo che l'ascoltino quante più persone possibile, autorizzandole, nel caso ne avessero voglia, ad intervenire nella discussione. Mentre parlava avrei voluto scomparire, pensavo che sarebbe stato meglio far finta di non averla vista, soprattutto quando ha cominciato a dire, sempre con toni da comizio, <<Poi, non so come tu faccia a resistere in quel posto, io non tolleravo più quella gente di merda!>> È stato in quel momento che ho cominciato a provare un senso di gratitudine verso i mendicanti, proprio in quell'istante, infatti, la musica della fisarmonica di un uomo di mezza età, dal colorito olivastro, aveva preso il sopravvento, domando l'urlatrice che avevo difronte e carpendo l'attenzione degli altri viaggiatori. A quell'uomo ho donato 2 Euro e tante benedizioni. Camminando per strada mi è parso di vedere in lontananza una mia amica e le sono andata incontro con il braccio alzato in segno di saluto, ma ad una distanza di pochi metri ho realizzato che quella donna non la conoscevo per niente ed in comune con la mia amica aveva solo la sagoma, presa dall'imbarazzo, ho deciso di proseguire anche dopo averla incrociata per dimostrarle che il mio saluto era diretto ad una persona dietro di lei; sarei stata meno ridicola se avessi ammesso di essere miope e mi fossi scusata, anziché proseguire alcuni metri con il braccio alzato verso l'ignoto.Può anche capitare che, prima di presentarsi ad un incontro, si scopra di aver macchiato la camicia con il caffè e tra rabbia e sconforto spunti il nostro disagio. Dopo innumerevoli vani tentativi di cancellare le tracce, di occultare in qualche modo i segni della nostra goffaggine, si passa alla strategia successiva: anticipare agli altri, prima ancora che se ne rendano conto, che la macchia è fresca, che non siamo usciti di casa così, che non siamo i tipi ... arriveremmo al punto di metterci un post it sulla macchia con la scritta 'Mi sono appena sporcato, giuro!' Manco il giudizio su una persona potesse essere influenzato dal candore degli abiti che indossa! Però continuiamo a farlo: forniamo spiegazioni, anche se non richieste, perché in quel momento temiamo di essere criticati o addirittura derisi. Pensare che invece c'è gente, ma rappresenta una minoranza, che ama provocare, dimostrare di fare, dire e indossare quello che si vuole, che non forniscono mai spiegazioni. Sono quelli che curano il loro abbigliamento finto trasandato, che quando parlano vanno sempre controcorrente, a prescindere dall'argomento, che compiono gesti di ordinaria, prevedibile, trasgressione, che si dichiarano non omologati alla massa. Ecco, credo che queste persone siano omologate ad una massa minore e contrapposta, ma pur sempre omologate. L'appartenenza all'una o all'altra massa ci protegge, ci rassicura, perché nessuno di noi è in grado di essere realmente libero, lontano da ogni stereotipo, e neanche lo desidera. P.S. Da oggi non sarà più possibile lasciare un commento anonimo ;)

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Magazines