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A che ora è la fine del mondo? Alle 4:44 in punto

Creato il 20 dicembre 2012 da Cannibal Kid

 

A che ora è la fine del mondo? Alle 4:44 in punto

"Facciamo sesso!"
"Perché sta per finire il mondo?"
"No, perché sei una gran bella fregna!"

4:44 Last Day on Earth
(USA, Svizzera, Francia 2012) Regia: Abel Ferrara Sceneggiatura: Abel Ferrara Cast: Willem Dafoe, Shanyn Leigh, Dierdra McDowell, Paul Hipp, Natasha Lyonne, Anita Pallenberg Genere: fine del mondo Se ti piace guarda anche: Melancholia, Perfect Sense, Another Earth
Questo è l’ultimo giorno sulla Terra. Domani, alle 4:44, finisce tutto. Lo dice, chi? I Maya? Studio Aperto in uno dei suoi illuminanti speciali? No, lo dice Abel Ferrara. Con il suo ultimo film, il regista di origini italiane sceglie di cimentarsi con uno temi temi più usati/abusati degli ultimi tempi: la fine del mondo. È interessante notare come due artisti della vecchia guardia come Ferrara e Francis Ford Coppola con le loro ultime pellicole abbiano voluto rimettersi in gioco affrontando le due tematiche recenti più di moda. Ferrara con l’Apocalisse, Coppola con i vampiri nel suo recente e sottovalutato Twixt. Ed entrambi hanno affrontato l’argomento in maniera poco modaiola e molto personale, realizzando due opere non riuscite quanto allo stesso tempo interessanti e che dimostrano la buona vitalità dei due registi. Tutti e due lontani dai loro vertici, tutti e due sperimentali e coraggiosi, tutti e due nonostante il loro nome altisonante in difficoltà a trovare una distribuzione (in Italia usciranno mai ufficialmente?), tutti e due con opere troppo brevi e incomplete. Twixt e 4:44 Last Day on Earth partono bene, hanno uno sviluppo a tratti promettente, a tratti meno, e poi sul più bello, quando sembrerebbero in grado di proporre qualcosa di davvero interessante, finiscono. Così. Per quanto questi film risultino delle occasioni sprecate piuttosto che no, sono comunque la testimonianza diretta di come Ferrara e Coppola siano ancora alive and kicking.

A che ora è la fine del mondo? Alle 4:44 in punto

"Raccomandata io? Argo fuckyourself, Cannibal Kid!"

4:44 Last Day on Earth è la cronaca in presa quasi diretta dell’ultimo giorno sulla Terra di una coppia: Willem Dafoe, con quel suo solito splendido volto da folle appicciato in faccia, e la compagna più giovane Shanyn Leigh, nella vita reale la girlfriend di Abel Ferrara. E - diciamolo - è chiaramente una raccomandata, visto che non sembra tutta questa attriciona… Dafoe in versione alter-ego del regista ci presenta le ultime ore dell’umanità così come le vivrebbe probabilmente lo stesso Ferrara. Tra una ciulatina con la partner e l’altra, Dafoe/Ferrara ha anche una commovente video chat su Skype con la figlia, una più movimentata con l’ex moglie, qualche altra comunicazione sempre via Skype (proprio come nel Twixt di Coppola), affronta qualche divagazione arty-sperimentale, guarda un video del Dalai Lama e uno di Al Gore (che sui rischi ambientali ci aveva già avvertito, eccome), assiste all’addio di un ragazzino vietnamita alla sua famiglia dall’altra parte del mondo (sempre su Skype, che abbia sponsorizzato la pellicola?), affronta qualche peregrinazione in giro per un’apocalittica New York in cui vediamo gente suicidarsi e anche una Paz de la Huerta che vaga per le strade come una barbona, fino a raggiungere il suo picco emotivo nella scena accompagnata da “Ain’t That a Shame” di Fats Domino, le cui nuote risuonano nella testa anche dopo la fine del mondo. Volevo dire, dopo la fine del film.

Il tutto girato in digitale (proprio come gran parte di Twixt) e con la voglia di gettarsi alle spalle per tentare qualcosa di nuovo e trovare una sua Melancholia o una sua Another Earth. Cinema vivo, in movimento, cui si può perdonare la sua incompiutezza, il suo risolversi in un finale confuso e pasticciato, non troppo distante da quello di Perfect Sense, altro interessante prodotto apocalittico lontano galassie dalla fantascienza fracassona di Roland Emmerich e Michael Bay. Non la fine del mondo, semmai l’inizio di qualcosa di nuovo, con cui Abel Ferrara, a 60 anni suonati, dimostra di volersi ancora mettere in gioco, sfidare il suo modo di intendere il cinema e sperimentare. Di quanti registi della vecchia generazione possiamo dire la stessa cosa? Anzi, di quanti registi anche della nuova generazione possiamo dire la stessa cosa? (voto 6,5/10)
Post pubblicato anche su Sdangher!
(curiosamente, il film su IMDb ha come voto medio 4.4 e questo, secondo Mistero e Studio Aperto, sarebbe un ulteriore inequivocabile segno dell’imminente fine del mondo)


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