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A Fost sau n-a fost? - A est di Bucarest

Creato il 17 settembre 2011 da Robydick
A Fost sau n-a fost? - A est di Bucarest2006, Corneliu Porumboiu.
E' il 22 dicembre 2005, sono trascorsi 16 anni esatti da quel giorno del 1989 in cui scoppiò la rivoluzione in Romania che portò alla destituzione del dittatore nicolae ceausescu dopo 22 anni. In una tv locale in quel di Vaslui, città romena del confine orientale, "Rivoluzione sì o no?" è all'ordine del giorno nel quotidiano talk-show d'opinione, aperto alle telefonate del pubblico.
Alle 12:08 di quel giorno il dittatore si allontanò proprio da quella città per recarsi a Bucarest, centro nevralgico della rivoluzione partita da Timisoara. Ecco quindi la domanda: "ci sono stati cittadini di Vaslui che prima delle 12:08 si sono recati in piazza a manifestare?". Chiaro che se si sono recati dopo, definirsi dei veri rivoluzionari non sarebbe corretto, al massimo si potrebbe affermare di aver partecipato ai festeggiamenti, con molto meno onore.
Ripresi da una macchina su un instabile "troppiede" (così lo chiama il cameraman che ha velleità artistiche, vorrebbe fare riprese a spalla...) vediamo dietro a un tavolo, a partire da sx, un trio di personaggi decisamente inadeguato: Piscoci, un anziano in pensione famoso per aver fatto spesso il "babbo natale"; il presentatore Jderescu, produttore della tv ed ex ingegnere tessile; Manescu, professore di scuola secondaria, notissimo 'mbriacone sempre indebitato con tutti per pagare l'osteria. Entrambi gli ospiti, conoscenti di Jderescu, invitati come ultima spiaggia perché chi si voleva avere in studio, personalità, ha declinato l'invito.
A parte un breve inizio in cui i 3 ci vengono mostrati nelle loro vite personali, quasi tutto il film è fatto con loro ripresi dietro la scrivania e alcune voci fuori campo degli spettatori che telefonano. Ad aprire le danze un'intervista del presentatore a Manescu, che da sempre si vanta (da sbronzo ovviamente) di aver partecipato alla rivoluzione. Il presentatore lo incalza, chiedendogli dettagliatissime informazioni su quella mattina al fine di arrivare a dimostrare che sì, anche Vaslui ha partecipato alla rivoluzione. Nel frattempo il vecchietto fa barchette coi fogli di carta... Saranno le telefonate a sputtanare (termine appropriato) Manescu con una dovizia di dettagli incontestabile che lo confutano, e si genererà una serie di menzogne, artifizi dialettici, ecc. fino alla fine, quando inevitabilmente tutti dovranno convenire che NO, nessuno era in piazza quella mattina prima delle 12:08, né il millantatore Manescu (che nome accidenti! ma era innocuo...) né nessun altro.
Esilarante, mi sono divertito, un piccolo gioiello premiato a Cannes con la Camera d'Oro, più altri premi presi qua e là. Dovrei segnalare più di una battuta, ma mi tengo cara quella del cameraman, che quando il presentatore gli chiede perché ha la macchina da presa in spalla (e il coro canta un pezzo latino americano risponde) - E' di moda riprendere così!-. Da cinefilo mi son piegato, una frecciatina velenosa verso il cinema autoriale che un po' troppo spesso confonde le riprese a spalla (o ad minkiam, dipende la spalla a quale organo è adiacente...) con una prima stella da assegnare ai film. Ma quando mai! Ovviamente il coro passerà a un canto tradizionale romeno per l'occasione, è quasi Natale, e il ragazzo "artista" metterà la mdp sul treppiede...
Vera chicca la telefonata in studio di un industriale, uno dei tanti che sbugiarderà Manescu. Si distingue parecchio dalle altre. E' un caso particolare giacché il professore l'aveva nominato, nome e cognome, come addetto alla sicurezza del dittatore e col quala addirittura avrebbe avuto, insieme ad altri "rivoluzionari", una colluttazione. Questo personaggio risulterà estraneo ai fatti, era vero che lavorava per la sicurezza ma come contabile. Però il suo atteggiamento arrogante, la sua pretesa di non essere nominato come tutti gli "altri banali", persino le minaccie di attivare immediatamente i legali per le iniziative del caso... non so, mi ha ricordato un viscido personaggio nostrano, innominabile qua.
Consigliato quindi, per divertirsi e per istruirsi anche un po'. E' interessante sentire da un regista romeno un racconto, anche se periferico, di cosa è stata la rivoluzione nel proprio paese. Risultato finale tendente all'amaro, anche se ridanciano: sostanzialmente non è cambiato nulla, i disgraziati son sempre gli stessi e i privilegiati pure, han cambiato divisa, nome, lavoro, ma sempre loro sono.
Chiudo citando la chiusura di una telefonata trasmessa in studio:
"Siate felici che questa notte nevica, perché domani sarà di nuovo tutto fango"
Robydick
A Fost sau n-a fost? - A est di Bucarest
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